giovedì 15 agosto 2013

Presenze aliene


Little Susie, la psico vicina del piano di sotto, da il meglio di se quando ci sono ospiti a casa.   
La disoccupata in barca a vela, per sua stessa ammissione, ci prese in antipatia all'inizio a causa di certi lavori che osammo fare, senza previo tour d'espiazione del vicinato col capo cosparso di cenere.
I soliti eurocrati* spocchiosi! ci confessó di aver pensato.

(* Dicasi eurocrate individuo responsabile di grandi quantità di mali. Costui si ostina a non volere apprendere il nobile francese, ed il diffusissimo olandese. Mostra scarso interesse per i dettagli più minuscoli dell'appassionante vicenda del distretto BHV. Continua a non conoscere a memoria la formazione dello Standard e delle Gantoise. E si ostina a non guardare i reality della TV belga per potersi così trovare un varco nel muro impenetrabile delle conversazione dei colleghi belgi).

Per il belgo-belga di eurocrate basta che in famiglia ce ne sia uno perché l'anatema si estenda a congiunti e discendenti. L'eurocrazia è contagiosa. Del resto anche il piccolo Ludo ne mostra i tratti distintivi. Anche lui, ad esempio, fa perdere sistematicamente le staffe a Little Susie. Si mette a saltellare nel soggiorno di domenica pomeriggio, o schiamazzare felice senza nemmeno aver chiesto il permesso ai vicini.
Qualche settimana fa nello stabile qualcuno faceva dei lavori. Per giunta di sera e nei weekend.
Una donna mi ferma e mi dice che che si tratta di un italiano e mi chiede se quell'italiano non sono io.
Il fatto che mi verranno imputati tutti i lavori nel condominio nei secula seculorum, mi aiuta a farmi sentire al centro dell'attenzione.
E poi se questi lavori vengono eseguiti abusivamente in orari non consentiti, non può che essere un italiano.

Si scopre poi che il responsabile è un belga, souche. Non ha avvertito nessuno senza che per altro la soave Little, di padre vallone e di madre fiamminga, battesse ciglio. Al punto che qualcuno potrebbe arrivare a sostenere che oltre ad avere problemi di alcol e di violenza familiare, la gentile Susie sia un tantinello xenofoba.
É piacevole saper di abitare al di sopra di tale concentrato di virtù.

Dunque si era detto di Bruxelles che è luogo comune. Perché è tale la molteplicità umana che alla fine nessuno ne è veramente padrone e nessuno si sente realmente fuori posto.
-Si, ma questo succede solo a Bruxelles, ci diceva un'altra vicina, nata e vissuta a Bruxelles, peraltro francofona. Il resto del Belgio è di un provincialismo soffocante.
Leggevo di Anversa e Liegi collocate nella top 10 tra le città xenofobe del continente.
E quindi i conti non tornano troppo. Come fa  Bruxelles a restare un porto franco nostante Little Susie e compagnia cantante?
Ci dovrà essere un qualche fattore esterno.
I rettiliani?

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