domenica 24 maggio 2009

Quindici mesi in 6 foto

Volendo fare un riepilogo di questi primi 15 mesi brussellesi ho pensato potesse essere una buona idea utilizzare le sei istantanee che meglio rappresentano alcuni momenti chiave.

1. Vista dall'appartamento di rue Arbre Ballon.

Il primo giorno di provenienza dalla Spagna ad attenderci alla gare du midi c'era Christian, francese, marito di Rita, libanese. Un francese sposato ad una libanese. Avremmo dovuto capire da questo in che città eravamo arrivati. Fittano un appartamentino a settimane, prenotammo online. Ci condusse all'appartamento al 21simo piano, ci aprì la porta, e ci trovammo tutta Brussels di fronte. Ci passai delle ore quel giorno ad osservare il paesaggio cercando di farmi una qualche idea di cosa mi aspettasse là sotto.

2. Le case a Brussels

Gli affitti nel luogo comune costano meno che in altre capitali, decisamente meno. Ma attenzione, quando si va a negoziare con i proprietari bisogna indossare elmetto e giubbotto antiproiettile: sono molto subdoli. Basti pensare che la Commissione Europea mette a disposizione un ufficio legale per aiutare i nuovi arrivati a non farsi abbindolare. Noi abbiamo dovuto far rimuovere una clausola che ci impegnava a rifare il pavimento alla fine dell'affitto!

3. Il lavoro in Europa

Dimenticavo. Ala è arrivata qui con il lavoro in tasca. Per me la vita è stata meno facile e me lo sono dovuto invece cercare sul posto. Madame Gillis fu chiara. Solo con l'inglese mi poteva proporre un contratto per le istituzioni europee. Nessun problema, ottima tariffa e poi mi interessava solo lavorare, mica spaccare il capello in quattro. "E la prossima volta ci parleremo in Francese" mi disse. Non l'ho ancora rivista.
Poca pressione, niente straordinari, scadenze comode. Quando dovrò tornare a lavorare in azienda mi sentirò male.

4.Il camion della 'mudanza'

Trovata casa il camion del trasloco dalla Spagna può finalmente arrivare. Venti scatoloni strapieni di tre anni di vita spagnola. A tutt'oggi ce ne sono ancora tre o quattro imballati per mancanza di spazio, e nessuno ne ricorda il contenuto. Se sono ancora chiusi, ho detto una volta, vorrà dire che contengono cose inutili, possiamo buttarli! Apriti cielo, che mente rozza e poco avvezza ai ragionamenti sofisticati! Ogni volta che l'ho detto mi sono guadagnato un litigio furioso. Fa niente, ce li teniamo. Li apriremo tra decenni in presenza dei nipoti in memoria dei bei tempi passati in Spagna (e per chi fosse interessato alle puntate precedenti..).

5. Il tradizionale tappeto di fiori sulla Gran Place il 15 agosto.

L'inverno è molto simile a quello del nord Italiano. La primavera è come ce la si aspetta. La stagione che veramente latita nel luogo comune è l'estate. Esci una mattina per andare al lavoro, è uggioso e ci vuole il giubbottino. Non c'è nessuno per strada, non ci sono macchine, ti inizi a preoccupare, anche la metropolitana è vuota! Dove sono tutti? Toc, toc, che testa! È il 13 agosto. Per capire che è estate c'è un solo modo: guardare il calendario.

6. Campagna elettorale 2009.

E poi dicono che i Belgi sono fessi (Francesi ed Olandesi per la cronaca)! La pubblicità elettorale affissa sul lato interno del vetro della finestra della propria abitazione, semplice, pulito, gratuito e legale. Si, ma forse una cosa vi sta sfuggendo. Ci sono persone che vivono in case con le finestre sul marciappiede, a volte ti puoi fermare a giocare col gatto accovacciato sul davanzale, o puoi guardare quello che vedono in TV. Che qualcuno gli vada a spiegare che c'è più crimine che a Napoli perché qui non se ne danno per inteso. Allora è vero che sono fessi.

sabato 23 maggio 2009

La cena dei PIGS



L'altro giorno mi sono reso conto di quanto sia arduo per le italiche genti organizzare attività di gruppo per quanto elementari possano essere. Esempio, la cena italiana di fine corso alla scuola Francese.

La nostra classe è zeppa di cittadini PIGS. Tutte le classi di Francese, specie quando si sale di livello, sono strapiene di PIGS. Ora tutti i PIGS sono uguali, ma i PIGS italiani sono più uguali degli altri.
Sembra un delirio ma non lo è :). PIGS è quell'acronimo sprezzante inventato dalla finanza anglo-sassone per raggruppare i paesi del sud considerati il ventre molle dell'Europa, quei paesi giudicati inaffidabili e costantemente sull'orlo del tracollo finanziario, vale a dire Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. In seguito con la crisi, essendo l'era degli iPods, la versione aggiornata dell'acronimo è divenuta iPIGS con una delle due 'i' appartenente all'Irlanda, e per qualcuno la più grossa delle due.

Comunque ai corsi di francese i porcellini mediterranei imperversano, socializzano e fanno gruppo, legano ed organizzano eventi in comune. Gli Italiani poi prendono sempre i risultati più alti. E bella forza direte voi, la similarità tra le due lingue cugine è imbarazzante. Vero, ma non c'è bisogno di dirlo in giro:).
Normalmente i pochi non-pigs rimangono in un cantuccio, rigidi come dei merluzzi essiccati dei mari del nord, frustrati come Will Coyote, ad annaspare tra congiuntivi, discorsi indiretti ed ipotesi al passato (del tipo, Si mon grand-père avait eu cinq bals il aurait été un flipper) a rimunginare cattiverie su gomorra e la munnezza o una qualunque delle nostre vergogne nazionali.
Quelli del nostro corso no, anzi, si sono anche loro molto porcellizzati nei corso dei mesi ed si è instaurata la bella abitudine di organizzare di tanto in tanto un evento serale per praticare la lingua.
La prima cena è stata organizzata dagli spagnoli a marzo. La sera prima li ho incrociati ad inciuciare per uscire con la belloccia di turno, ho pensato stessero combinando, che so, una coppia di fatto a tre, con tutte le riforme che Zapatero ha fatto, vallo a capire. Mi sono sentito il quarto incomodo e li ho lasciati in pace, per ricevere però il giorno dopo una mail collettiva per una serata in taperia.
La seconda cena è avvenuta in un ristorante Greco a Ixelles. I greci compatti come una falange macedone avevano inviato una mail, senza se e senza ma, indicando luogo ora e data massima per la conferma. Cena grandiosa, c'era pure Ala, che sebbene polacca, ha vissuto tre anni in Spagna e che spesso chiamo, con molto molto amore, my Ala e dunque tra i PIGS ci si trova come il cacio sui maccheroni.
L'altro giorno è venuto il nostro turno di proporre un ristorante Italiano. Uno ha pensato di chiedere quale data fosse la preferita ed è cominciato il carnevale. Tale giorno uno doveva andare a trovare la nonna, la volta dopo un'altro avrebbe portato il gatto al veterinario, o aveva mal di din-don, o era in vacanza in catamarano nell'oceano indiano tra i pirati. Morale della favola, la data non è uscita. Allora si è pensato di sopperire con il genio italico e si è proposto un ballottaggio tra le due date più indicate. Il '27 maggio' é partito ha razzo é ha subito ottenuto 4 voti, poi gli spagnoli sono rientrati dalla pausa e hanno votato contro. Il 27 dovranno gufarsi il Barça nella finale di Roma. Risultato 4 a 4.
Ma dato che il genio italico non conosce confini si é proposto allora di rinunciare al resto italiano a favore di un posto spagnolo dove danno la partita. "Gran posto, sarà strapieno, fumano come turchi, ci vorranno i fendinebbia per vederci, però si mangia benissimo". Alla fine si è deciso di attendere per la conferma l'opinione degli assenti e la cena italiana è svanita nel nulla. Vi farò sapere come il fotoromanzo è andato a finire.

Dei nostri connazionali tutto si può dire ma non che non abbiano una facilità di approccio e di relazione. Siamo straordinari nel raggruppare persone, ma non quando si tratta di coordinarne le attività, non ci riusciamo proprio.

domenica 17 maggio 2009

Il luogo comune



Nei 15 mesi di permanenza qui a Brussels mi è stato varie volte chiesto cosa ne pensassi della città e come mi ci trovassi. Ripondevo che non avevo ancora deciso, che dovevo ancora trovare il tempo per capirlo. Che il ritmo degli eventi non mi aveva dato modo di pensarci: casa, lavoro, lingua, burocrazia. Adesso però il momento di dare il mio giudizio è venuto e si tratta di un giudizio positivo. Ma andiamo per gradi...

Di Brussels si dice che non è pulita, ed in effetti non lo è. Si dice che non sia sicura. Da qualche parte una volta ho letto che il tasso di criminalità sarebbe più alto che a Napoli. Mi sembra eccessivo ma il fatto stesso che se ne discuta la dice lunga. É vero pure che interi quartieri non sono altro che un pezzo di Maghreb trapiantato in Europa. Chi viene qui scopre subito che la burocrazia è lenta e farraginosa, che la tassazione è esosissima. E lasciamo stare il clima. Si sa che i giorni di sole si contano sulle punte delle dita. Messa così il giudizio positivo non si giustifica .

Allora vi racconto la storia di Katia che frequenta il mio stesso corso di francese. Lei è sposata con un peruviano e ha due figli. Lui avendo vissuto per molti anni in Germania, Colonia per la precisione, di quel paese ha appreso la lingua ed ha ottenuto la cittadinanza. Mi dice che però questo non basta per ottenere un buon lavoro, per essere accettato, per scrollarsi di dosso le occhiate ostili di chi pensa non dovresti stare lì. Di parlare polacco manco a pensarci, lì l'ostilità divene razzismo aperto. Certo l'ordine efficienza e pulizia sono innegabili ma di far crescere i bambini in un ambiente così non se l'è sentita proprio: "Li ti senti fuori posto, qui a Brussels no".

Dunque..il Belgio è uno stato federale suddiviso in tre regioni, Fiandre, Vallonia e Brussels capitale. Quest'ultima è un'enclave francofona in territorio fiammingo. Francofona lo è diventata essezialmente nel corso del 900 quando ancora il Francese era una lingua buona per emanciparsi. Poi il vento è cambiato, le Fiandre si sono arricchite, la Vallonia si è impoverita e lo scissionismo fiammingo ha iniziato a considerare i francofoni della capitale come una accolita di usurpatori. Poi sono arrivati gli immigrati Italiani, Spagnoli e Greci di prima generazione, quelli anni 50 con le valigie di cartone, poi è arrivata l'Europa a 10 con uno stuolo di burocrati al seguito, poi é arrivata l'emigrazione nord-africana, poi infine é arrivata l'Europa a 27. Gli Spagnoli ed gli Italiani che arrivano oggi hanno in tasca una laurea e parlano una o due lingue. Io abito nel nord della città. A 500 metri da qui ci sono le Fiandre dure e pure. Lì è un mondo tutto diverso. "Come in Germania" sempre secondo Katia. Ma gli Olandesofoni (si dice così?) brussellesi se ne sono fatti una ragione e parlano tre lingue, l'odiato francese compreso.

Così la città che si trova a metà strada tra Parigi ed Amsterdam, tra Londra e Colonia ha finito per divenire il luogo comune dove tutti si sentono un po' fuori posto e dove nessuno lo è veramente.