domenica 29 gennaio 2012

Strike back, la miglior difesa è l'attacco


C'è un altro spread che tende ad allargasi. Quello di Ludo. Il tempo cioè che intercorre tra una poppata e l'altra. A differenza di quello ben più noto, qui non ci sono dubbi. Si tratta di una cospirazione. Genitoriale direi. Ecco come è andata. Era notte fonda e si doveva ancora addormentare. Gli avevo già cantato tutti gli inni nazionali di questo mondo, suonato tutte le filastrocche polacche immaginabili e finanche la canzone di Balotelli (che di norma è l'arma del KO). Essendo i suoi bioritmi calibrati sul fuso orario del Guatemala, vive nella convinzione che l'intervallo dalle 10 alle 2 sia da dedicare ad attività mondane.
-Dobbiamo ripagarlo con la stessa moneta. Non c'è altra soluzione.
L'indomani abbiamo cominciato a sabotare le sue dormite diurne con bassezze di vario tipo. Come ad esempio metterlo a pancia sotto a fare push-ups. Qualche leggera pressione psicologica è servita alla bisogna.
-Poltrone! Dormi tutto il giorno e poi la notte fai le ore piccole. E poi mangi sempre, di questo passo impari prima a rotolare che a camminare. Questa casa non è un albergo.
Tutte queste azioni di disturbo qualche minimo e parzialissimo risultato sembravano averlo dato.
-In realtà, ho preso della camomilla per due sere di fila.
Fosse veramente cosí, si potrebbe anche considerare un incremento delle dosi giornaliere. Una damigiana dovrebbe bastare.

Comunque ieri si è verificato un episodio che definire sorprendente è poco.
Mi chiama la madre.
-C'è Djokovic che gioca contro Andy Murray. Non ti interessa guardare la partita?
Già il fatto che conosca chi sia Andy Murray è un evento. Che poi mi abbia invitato a guardarne il match vuole dire una sola cosa. Che la profezia dei Maya non è cosí priva di fondamento come dicono.
-E' una replica. Hanno giocato ieri, rispondo.
In realtà mi voleva solo sbolognare il bebé. Cosa che poi ha regolarmente fatto durante Liverpool - Manchester.
-Si peró potresti portami una banana? Le chiedo. Verde mi raccomando, non una di quelle mature. Ah, andrebbe anche sbucciata. Sai lo farei da solo ma oggi per il ruttino ci sta mettendo di più. E non dimenticare di togliere il bitorzolino..
No, non sempre tutti mali vengono per nuocere.

giovedì 26 gennaio 2012

Ultimo giorno


L'aula del corso è quella che da sulla strada. Il suo finestrone illuminato è l'unica attrattiva di rue Strassart. I passanti annoiati dalla tetraggine da retrobotteaga della viuzza non  resistono quasi mai alla  tentazione di buttarci un occhiata. Ai ritardatari del corso viene offerta una preview della lezione iniziata in loro assenza.
L'altra volta sono arrivato alle sette passate. C'era solo Jose al cospetto dell'insegnate essendo giorno di esame orale. Ognuno fa la sua esposizione a porte chiuse ad un orario prestabilito. Jose sembrava  procedere, deferente e compito, come se davvero stesse al cospetto dell'imperatore del Giappone. Ha presentato Stupeur et tremblements di Amélie Nothomb.  Lettura facile facile, amata dagli adoescenti.
Io invece ho scelto un capolavoro della letteratura del novecento. L'étranger di Camus. Jose, nella pausa, mi ha chiesto del perché di questa scelta. Gli ho risponsto che era corto abbastanza per poter essere letto nel weekend e che comunque sapevo che l'insegnate l'adorava. Lui si è dichiarato colpito per la profondità delle mie ragioni.
L'insegnate mi ha chiesto come mai non l'avessi già  letto in italiano dato che si tratta dell'opera in francese, la più tradotta in altre lingue. Le ho risposto di no, che non l'avevo letto prima al contrario di Stupeur et Tremblements che invece conoscevo.
Per la verità avevo scelto in una sessione di acquisti casuali qualcosa di Marc Levy alla Fnac. In classe le ho chiesto se potevo presentarlo per l'esame. Lei mi ha risposto che certamente potevo dato che quello che contava è che fosse un testo concepito in francese. Mi ha detto che il genere è quello di un best seller all'americana ma che in questo caso non aveva importanza. Le ho risposto che sarei ripassato in libreria per cambiarlo.

Ho iniziato con la mia esposizione. Ho parlato dello stile da diario personale che sto cercando di imitare in questo post. Ho raccontato delle descrizioni minuziose, della sequenza pedante di presenti e di come la banalità del dettaglio si è tradotta nella complessità  dell'insieme. Le ho spiegato di come a mio avviso l'autore ha costruito il romanzo col proposito ultimo di mettere il suo straniero al cospetto di un prete pedante che cercava di convertirlo alla fede prima dell'esecuzione. "Non ero sicuro di quello che mi interessava realmente ma ero assolutampente sicuro di quello che non mi interessava. E, appunto, quello di cui mi parlava [Dio] non mi interessava".
Lei mi ha interrotto. Ha affermato che era già tardi  e che il modo in cui parlo in francese lo conosceva già. Mi ha detto che cerco di dire molte cose in poco tempo e che do più importanza a quello che voglio dire rispetto a come lo dico. Ci siamo dati appuntamento per l'ultimo giorno quando vengono comunicati i risultati  , si va al bar e si salutano gli altri.
Si è chiusa cosí l'era gloriosa dei corsi di francese.

domenica 22 gennaio 2012

March, march Dabrowski



Si diceva della fortuna di Ludo, quella di avere due nazionalità al prezzo di una. Arriva sempre il giorno quando il significato di questo tipo di fortune si manifesta nella sua pienezza. Quando per esempio serve  un documento di indentità con cui  viaggiare.
La prima porta a cui bussiamo è quella del consolato italiano. Mi confermano che il documento è indispensabilissimo e che il passaporto sono comunque loro a doverlo rilasciare. Mica subito peró. Per ora ho solo presentato  la documentazione, mi dice. Ora invieranno i dati al mio comune. Quest'ultimo poi li girerà al ministero degli interni che a sua volta inserirà il nome in una lista. Solo allora sarà possibile rilasciare il passaporto.
-Ce la si fa per quando si deve fidanzare?
-Di norma si.

Si ma c'è sempre il consolato polacco, uno potrebbe dire. Una opzione validissima, non fosse per l'assurdità di cose che chiedono. Ad esempio, serve il certificato di nascita. In formato internazionale, se puó aiutare.
-Te lo devi far dare alla commune dove è nato, le spiego.
-Non mi riferivo a quello del bambino. Serve il tuo!
Cosa se ne faranno del certificato del padre è un bel mistero. Certo, saranno rimasti colpiti dalla statistica per la quale il 20% degli individui non sono figli del padre supposto. Ma in questo caso il suo essere polacco viene dalla madre. Quindi comunque non si capisce.

Intoppi burocratici a parte, l'avvicinamento del bebé alla seconda patria procede a gonfie vele. L'altro giorno la madre gli faceva ascoltare una canzoncina di quelle tradizionali per bambini. Parla di tre nani nel bosco due dei quali sono felici mentre il terzo è triste perché sposato (e non si conosceva ancora la statistica di cui sopra).
La sua ninna nanna preferita è invece proprio l'inno nazionale. Lo ascoltava in gravidanza e ora ci è abituato. E' bello l'inno polacco e non scherzo. In esso si incita un tale Dabrowski a marciare proprio dall'Italia alla Polonia. Si spera che una volta arrivato si sia ricordato di farsi dare il passaporto.

giovedì 19 gennaio 2012

Le krach ultime


M.E.V. lo ha saputo al ritorno dalle vacanze. Nel suo team per lei non c'era più posto. Era in prova e non serviva preavviso. Last in first out. In tempo di crisi funziona così.  Ha lavorato troppo poco e non ha diritto alla disoccupazione. Di tornare in Spagna non se ne parla. Lí stanno licenziando in massa, dice.
-Laureasi e fare masters non serve a nulla, si sfoga. L'idraulico, il carpentiere ecco cosa bisognerebbe fare.
Del resto, il 25% degli impiegati in Belgio è sovra-qualificato in relazione al proprio impiego. Ne parlavano alla radio. Perché? domandava il conduttore ad un imprenditore. Perché uno sovra-qualificato costa quanto uno con profilo adeguato alle mansioni da svolgere, ha risposto quello candidamente. E se prevale la frustrazione? Se dopo un po' se ne va? Nessun problema, avanti il prossimo.

-L'Europa é finita, si lamenta MEV. Tanto vale cambiare continente. Non gli USA però. L'Asia, o chi sa, l'America latina.
Sembra una banalità ma è così. L'europa ha raggiunto i suoi limiti fisici. La sua economia è satura. Dovrebbe crescere, non tanto per aumentare il numero posti di lavoro, ma per sostituire quelli distrutti dalla progressione spettacolare della tecnologia. Ma nulla può crescere all'infinito. Per un individuo di 7 settimane prendere 20% del proprio peso in un mese è normale. Per uno che di settimane ne ha 2080 no. Per mantenere l'attuale livello occupazionale nel settore auto in futuro bisognerà mettere  in circolazione il doppio dei veicoli rispetto ad oggi. E' una battaglia persa in partenza. Per la semplice ragione che in tempi non remoti i produttori non avranno più bisogno di operai per produrre macchine.
Si è tirato avanti per un paio di decenni aprendo il rubinetto del debito. Per un po' ha funzionato, ma adesso il conto da pagare è salato. Come per quel atleta che all'inizio vince le gare grazie al doping ma poi ne paga le conseguenze.
Per chi è interessato a questi temi e ha voglia di praticare un po' di francese segnalo il resoconto di una recente conferenza di Pierre Larrouturou all'université populaire.

domenica 15 gennaio 2012

Marchi di fabbrica



L'altro giorno dal pediatra c'era una donna francese con un bimbo di 10 mesi. Ci inizia a raccontare di quando suo anche suo figlio aveva sei settimane. Ne parla come se stesse descrivendo un epoca remota, la presa della Bastiglia, la fine della glaciazione. Omero non sarebbe riuscito a metterci maggiore stessa enfasi epica. Ci chiede di Ludo, di come si chiama e glielo diciamo
-Ma allora allora é italiano! Il mio invece é tedesco! sorride compiaciuta.
E' la prima volta che Ludo se lo sente dire e che credo ci si debba  abituare. Per quanto potrà sentirsi integrato nel paese dove vivrà, per gli altri sarà sempre italiano. Esempio lampante é l'attuale premier belga, Elio Di Rupo, figlio di minatori italiani.
Magari Ludo ne sarà contento o finanche orgoglioso, ma non è questo il punto. Il problema invece è questa concezione quasi razziale della nazionalità. Non è un caso infatti che si manisfesti materialmente nel possesso di un passaporto. Che come dice la parola non é nulla di più che una ripartizione di porti. Quelli dove il possessore puó passare, quelli dove non puó passare e quelli dove puó transitare ma con diritti limitati. Chi ne ha uno è ammesso ai periodici esercizi collettivi di sovranità nazionale.
Se ci si riflette, la sovranità nazionale non è altro che una revisione in chiave moderrna del principio feudale della servitù della gleba,  basandosi su un artificio. Il legame individuo/territorio. Del resto puó non piacere che venga ricordato, ma la razza umana era e resta una specie nomade.



giovedì 12 gennaio 2012

Cambio


Lo scorso autunno, in vista dell'arrivo di Ludo,  ho sottoscritto un abbonamento a Cambio, il sistema belga-tedesco di car sharing. Del resto non ho mai amato l'auto e ho sempre cercato di utilizzarla il meno possibile. Percorrendo meno di15000 chilometri anno il car sharing resta nettamente più conveniente. Con Cambio,  si paga un fisso di 4€ mensili. Poi il resto é a consumo, 2.50€ l'ora (gratuito dalle 23 alle 7) per una city car e 0.30€ per chilomentro percorso. In breve si utilizza una fiesta con i consumi di una ferrari. Ma tutti i costi legati all'auto personale spariscono. La stazione più vicina è a due passi e prenotando online gli utilizzi , con un minimo di ancicipo, per lo più di sabato, l'auto é disponibile pressoché sempre.

Tutto bello finché a metà dicembre mi bloccano il diritto di prenotare, senza ragione apparente. Contatto il centro prenotazioni e mi dicono che con un nuovo utilizzo supererei il tetto menisile di 200€. Mi consiglia di cambiare tariffa, pagare più fisso e aumentare il plafond. Che non voglio fare dato che dicembre é stato un mese particolare. E poi secondo i miei calcoli il totale superava appena i 100€. Richiamo alla centrale e gli chiedo di farmi capire in che modo invece loro arrivano a 199€.
La risposta è da muro di gomma. Dice che neanche lei riesce a spiegarselo, ma dato che i calcoli li fa il computer, é cosí e nessuno ci puó fare nulla.
-E comunque so quante volte ha già tentato di riservare per il 31 dicembre. Sa? Mi dice col tono di chi ti ha beccato con le mani nella marmellata. Se avessi parlato ad una parete di granito avrei ottenuto la stessa soddisfazione. La presa per il culo invece me la sarei risparmiata.
Scrivo una mail al centro fatturazione minacciando sfracelli. Non succede nulla.
Come é andata a finire?  Che mi è arrivata la fattura di dicembre di 120€ e che San Silvestro me lo sono fatto a piedi senza motivo, con tanti rigraziamenti a Cambio. Soprattutto da coloro che vendono auto ai privati.

domenica 8 gennaio 2012

Incubi


Alla fine sono partiti tutti, oggi  raccolgono gli alberi di Natale per il compostaggio e finisce cosí il primo periodo di festività veramente fuori dal comune. Dal comune di Eboli intendo. Non ricordo di averne trascorse altre senza mettere piede, anche per poco, nell'amena cittadina. Ma il riflusso della normalità non restistuisce la stessa routine. Conto e riconto ma l'aritmetica non da scampo. Ce n'é uno in più. Rumoroso non poco, se puó aiutare.

Si dice che il figlio muto lo capisce la madre. Quello muto forse si. Con quello che sbraita come un invasato la madre invece pare, più che altro, un asino in mezzo ai suoni. E i suoni non é che siano pochi.
L'altro giorno il pupo si dimenava tra gli strilli assordanti. La madre gli si avvicina, avvia il carillon e se ne va. Quello si ferma un attimo e rifiata il tempo necessario per ripartire con veemenza ancora maggiore, se mai possibile. Come dire, il fatto che ho 5 settimane forse vi autorizza a cercare di prendermi per i fondelli in questa maniera?
Ieri invece era nella culletta. Parte un solfeggio di grugniti e contorcimenti.
-Non ti preoccupare sono solo incubi, mi dice la madre.
Incubi? A un mese? Che potrà mai essere? Sognerà le cipolle della sera prima nel latte materno. O magari le infermiere della maternità avezze a prendere la temperatura ai neonati in posti poco illuminati, forse  per abituarli sin da piccoli al futuro che verrà.
Comunque sia, d'ora in poi eviteró di nominare il debito pubblico in sua presenza. Magari aiuta.

giovedì 5 gennaio 2012

Miti italiani - la qualità della vita

Il mostro di Lockness

Monica fa come i salmoni, il Ryanair dalla Spagna lo prende controcorrente. Lei a Bruxelles per le vacanze ci arriva. É la persona più brussellofila che possa esistere. Ci venne per caso, ci ritornó per amore e ci si separò con dolore. Di Bruxelles dice che é una città fatta per gli stranieri. Che non fa sentire nessuno fuori luogo. Che ce la si può raffigurare come una gigantesca tavola dove ad ogni nuovo arrivo ci si aggiunge un posto e ci si risistema.
Penso sia vero. Sarà per questo che le perdoniamo sempre il degrado, gli autisti, i postini, i teppistelli, la burocrazia, le tasse e tutto quello che può venire in mente.

Lei però l'altra riva del Rubicone dell'emigrazione non è mai riuscita a raggiungerla. Un partner recalcitrante, un lavoro 'stabile' difficile da abbandonare. La sua personale margherita del partire/restare ha ancora molti petali.

E tu  invece come sei arrivato alla fine alla decisione di mollare tutto definitivamente? mi ha chiesto l'altro giorno a cena.
Inizio a raccontare.
Era sera. Mi trovavo sul regionale tra Portici e Torre Annunziata. Il treno era in ritardo. Ci doveva essere un passaggio a livello rotto, un locomotore in panne,  uno sciopero improvviso,  una occupazione, un suicidio. Insomma  una di quelle cose, simpatiche assai, che rallegrano la vita dei pendolari e che di sicuro si era prodotta anche la mattina all'andata. Ricordo l'arrivo trafelato in ufficio, il fegato a puntino per essere servito come fois gras al cenone di capodanno. Scorgo il capo progetto spaparanzato al bar davanti l'entrata. Si godeva la lunga pausa caffè, quella meritata di inizio mattinata. Se la concedeva abitualmente dopo l'estenuante sforzo di aver controllato chi era arrivato in ritardo e chi no. Gli vidi allungare l'avanbraccio destro, per poi abbassarselo di colpo all'altezza del volto con un movimento roteatorio, come in un rituale samurai. Mai più l'orario fu controllato in modo altrettanto teatrale.
Non che non avessi provato a parlargli dei treni, dei ritardi. Scrollava le spalle, diceva che comprendeva  ma non ci poteva fare molto. Assumeva un atteggiamento paternalistico. Si prodigava in consigli.
Non so, diceva, faresti meglio a venire in auto, o magari prendere casa. Lo dico nel tuo interesse.
Il fatto che ciò avrebbe praticamente azzerato la convenienza ad andare a lavorare era un dettaglio.
Purtroppo di gente disposta a lavorare qui anche per meno c'é la coda, aggiungeva molto compenetrato.
Ripensavo a tutto questo quando sentii una vocina, remota come una eco lontana.
-E se ti dicessi che questa sarà la tua vita per i prossimi 25 anni, cosa mi risponderesti?
-Seppellitemi qua! Ecco cosa ti riponderei. Alla prima discarica abusiva che vi capita a tiro!

E non ti manca l'Italia? La qualità della vita? chiede la mia amica.
La mitica qualità della vita italiana. Quante volte l'ho sentita evocare in questo periodo di visite familiari. E' un po' come il Sarchiapone, lo Ieti o il mostro di Lockness. Una specie di leggenda metropolitana di cui tutti  parlano ma di cui nessuno è mai realmente  riuscito a documentare l'esistenza.
E mi raccomando di soffermarsi sull'avverbio [vedi commento in basso].

domenica 1 gennaio 2012

Fireworks


Bello il centro di Bruxelles a San Silvestro. Che folla oceanica. E tutti molto, molto sani di mente. Per l'anno  prossimo un soggiorno in eremo sul monte Athos resta un'ottima opzione da prendere in considerazione.

e comunque sia.. buon anno a tutti!