giovedì 5 dicembre 2013

Amici di Bruxelles. I postini


Un giorno quando i cieli saranno solcati da sgorbi di metallo che trasportano a destra e a manca paccottiglia made in china chiuderó gli occhi e penseró, col cuore traboccantre di nostalgia, a loro, ai postini.
Mi ricorderó del tempo che fu, di quei momenti di puro folklore che non mi hanno mai fatto mancare in questi cinque anni brussellesi.

Come quella volta (i) quando ci consegnarono un pacco squarciato su un lato da est ad ovest, fischiettando, come se nulla fosse. Viene dalla  Polonia, si giustificarono, e in Polonia notoriamente mangiano carne umana e squarciano i pacchi prima di spedirli.
Indimenticabili (ii) i contorcimenti sincronizzati di un intero ufficio postale per giusticare un altro pacco arrivato aperto. Roba da far cadere in depressione il contorsionista du Cirque du Soleil
E che dire di quando (iii), a gennaio di quest’anno, trovai l'entrata del palazzo tapezzata di buste del consolato contenenti schede elettorali? Semplicemente geniale. Permettere al primo che si alza di votare per tutto il condominio snellisce il processo democratico e favorisce la governabilità.

Certo che ne sentiró la mancanza.  E poi siamo scuri che questi storpi mostriciattoli svolazzanti non emettano la benché minima scia chimica?
Sempre a bersi la versione ufficiale, eh?

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