giovedì 30 agosto 2012

Michelle ma belle

Bruxelles 1996, la marche blanche
Tempo fa esisteva un negozio d'abbigliamento sul principale corso del paese. 
Il titolare pensó bene di francesizzarne il nome. Che Michel Martin faccia più figo di Michele Martino non puó essere negato.
Il caso vuole che da qualche giorno il suo nome sia sulla bocca di tutti. Cosa avrà mai fatto di tanto male l'innocuo modaiolo per essere tanto detestato in Belgio?
Nulla, se non l'essersi scelto come brand il nome della moglie, e complice, del peggior pedofilo (Marc Doutroux) della storia.
L'altro giorno il tribunale ne ha disposto della concessione della libertà condizionata. Parlo dell'odiata Michelle, non del vecchio vitellone da bar sport tutt'ora a piede libero.
La tortura a mezzo shopping sfortunatamente non costituisce ancora reato.

La radio raccontava della folla inferocita all'uscita della prigione, del suo trasferimento sotto scorta in un convento, delle urla, del lancio di pietre, dei ripetuti tentativi di rompere il cordone di polizia.
Tanto valeva lasciala in carcere.
Difficilmente si azzarderà ad uscirne vista l'aria che tira.

L'inghippo è che i conventi normalmente forniscono anche 'servizi all'infanzia' secondo la dicitura che ho scorto dinanzi ad uno di essi.
Visto il contesto, non sono sicuro di voler sapere cosa significhi, tantomeno quale possa essere il ruolo di Michelle Martin in tutto questo.
I genitori delle allieve del convento adesso sono in subbuglio. Chi sa se pensavano a questo quando hanno deciso di metterle al sicuro dai pericoli del mondo.

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