domenica 4 settembre 2011

Trilinguismo alla brussellese

Idraulico polacco festeggia il superamento del DALF - esame francese livello C2
L'altro giorno all'ingresso della piscina c'era un po' di coda.  L'addetta è impegnata al telefono. Qualcuno dall'altro capo le sta chiedendo informazioni, su prezzi, orari, etc. La conversazione è in inglese. La ragazza soffre visibilmente. Getta un'occhiata alla coda, come a dire guardate che mi sta capitando, siate comprensivi. Riaggancia il telefono, sfinita ma felice. Davanti c'è un operaio lì per dei lavori.
-Eh, è la difficoltà dello mestiere, sospira compenetrato. Se non ci fosse il vetro le darebbe il cinque e una pacca sulla spalla.

Penso a quanto devono essere popolari quelli che giudicano l'apprendimento delle lingue locali superfluo. L'inglese basta e avanza, si sente dire. Si, in Nuova Zelanda.
Certo,  Bruxelles viene spesso spacciata come città trilingue. In realtà significa solo che, di tanto in tanto,  le istruzioni del metro vengono date in tre versioni differenti. L'inglese è una lingua straniera come dovunque, paesi anglofoni esclusi. Può bastare per sopravvivere, ma  non di più. In genere lo parla una fascia limitata della popolazione, per lo più giovane, con un livello elevato d'istruzione. E in ogni caso costa sforzo ed imporre un sacrificio a qualcuno non ti rende mai popolare.

Hai voglia quanto ti è utile l'inglese quando ti chiama a telefono quel burino dello spedizioniere della Dachsel (piccola divagazione, fai lo spedizioniere, la consegna me la fai pagare 60€ e mi devi pure chiamare per sapere come arrivare dove abito?). O quando la signora dai capelli bianchi, che dice di avere quattro volte vent'anni, ti vuole raccontare qualche storiella sul passato dell'edificio in cui vivi e di cui lei è la memoria storica. Per non parlare della miniera di informazioni utili che sono i media locali.
Per giunta in città esiste una specie di addizionale IVA, una sorta di tassa occulta, applicata a chi pretende di parlare solo inglese. Un falegname che si prende la briga di studiare l'inglese non lo fa di certo per il piacere di apprendere che tempo fa nel tuo paese. Sa che non sei in grado di chiamare un suo collega, magari più bravo ed più economico ma monolingue, e ne trae vantaggio.Vi ho raccontato, ad esempio, di quel tizio finito nelle grinfie di un contabile scadente solo perché parlava inglese?  Mi sa di si (vedi Tasse belghe).

Poi magari parli il francese di Zola e ti serve un idraulico bravo. Ecco, lì hai perso tempo. Sono tutti polacchi. La vita è dura, lo so.

6 commenti:

  1. Guarda vinz. Non voglio polemizzare.
    Ma c'e' uno su irlandando appena trasferitosi a bruxelles (qualche mese fa credo) che dice che i belgi parlano inglese meglio di come gli italiani parlano l'italiano.
    Ed ovviamente, i belgi parlano inglese meglio di irlandesi ed inglesi.
    Io non credo di reggere.
    aiutami.

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  2. Il mondo è vario. Ci sono anche quelli che dicono che gli elefanti sono rosa.

    Comunque provo a spiegarti da cosa secondo me nasce questo equivoco.
    Uno arriva a Bruxelles e parla solo inglese. O va a lavoarare alla UE, o alla nato, o in una azienda che chiede l'inglese come requisito. Gioco forza avrà a che fare con gente che parla inglese, magari anche bene. Ma si tratta di gente istruita.
    Aggiungici che una qualunque lingua parlata da uno straniero è spesso più facile da capire (per la maggiore lentezza dell parlta e per il vocabolario più limitato).
    Quella persona finisce per avere una percezione distorta delle cose.

    Mi ripeto una cosa è il personale qualificato delle aziende, una cosa la società intera.
    Poi va anche detto che i Fiamminghi lo parlano mediamente meglio dei francofoni, ma sempre da stranieri. Quanto ai Valloni siamo ai livelli dell'Itala, grosso modo.

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  3. io ormai alzo le mani.
    Ognuno puo' pensarla come vuole e credere che i belgi o i polacchi parlino meglio degli inglesi.
    Tanto la mediocre conoscenza della lingua inglese rimarra'a loro.

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  4. hai detto benissimo vinz, lo scenario classico potrebbe essere proprio quello: essere contattati inglese, colloquio in inglese, ufficio in inglese (con te, non necessariamente con tutti) e vita iniziale in inglese, anche se poi bisognerebbe dare i nomi giusti e chiamarlo globish e non inglese. E poi succede che per pigrizia, per autostima o per temporaneamente-sto-qui-non-so (e poi si rimane anni), finisce che molti si tengono il loro globish (e ne conosco tantissimi italiani e non, anche da più di 3 anni qui) e non apprendono il francese. Il primo anno per me e' stato cosi', per forza di cose, perché il francese non lo parlavo e anche se iscritto al corso di francese.. beh con il livello 1-2-3 ci fai poco e dopo le prime due parole gli altri ti rispondono in inglese (se lo sanno). Adesso che almeno riesco a comunicare (non perfettamente eh) e arrivo anche a fare presentazioni al cliente in francese (ma tanto il cliente e' fiammingo.. ), mi domando come abbia fatto in quell'anno ad andare avanti senza francese.. eppure ce l'ho fatta e cosi' fan tanti altri.
    Lunedì inizio il quinto livello, ci son voluti due anni per arrivare ad un francese decente e quanta costanza che, lo sai meglio di me, i corsi di francese qui son abbastanza pesanti (3 ore a lezione due volte a settimana, si torna a casa alle 21 alquanto stanchi, ma non potevano farli di 2?:), e molti si scoraggiano, non vogliono, hanno altre priorità, che posso pure capire, pero' appena esci fuori dal circolo sociale-geografico beh... sabato siamo andati a fare kayaking sulle Ardenne, oh li' se non sai il francese la pagaia non te la danno! :D

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  5. Pure io non cominciai subito, ma dovetti attendere diversi mesi per un corso. Siamo là.
    E' vero che ce la si puó fare col globish o con l'euroenglish. Tant'è vero che in tantissimi lo fanno. Come al solito non ci sono i cattivi che parlano solo inglese e i buoni che parlano francese. Sono scelte personali.
    Secondo me se rinunci a parlare la lingua del posto dove vivi ti perdi moltissimo. Chi lo fa per me sbaglia, ma verso se stesso più che verso gli altri.

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