domenica 18 settembre 2011

Do ut des

Minatori italiani in Belgio
A quanto pare la ricreazione sta per finire. L'accordo per il nuovo governo belga sembra essere alla viste. Elio di Rupo, facendo sapientemente prospettare, con la collaborazione del re, un imminenente collasso istituzionale, è riuscito alla fine a mettere d'accordo gli otto partiti al tavolo di negoziazione sullo scioglimento del distretto BHV (vedi La non nazione). Era il punto più controverso. Ora la strada sembra in discesa.

Non che stare senza governo fosse poi così male, anzi (Belgio, senza governo è meglio). Senza nessuno che vuole tagliare salari e pensioni, nessun salvataggio miliardario di compagnie aree decotte, per tutelare qualche clientela governativa. Niente tagli di imposte senza copertura, niente leggi bavaglio e decreti salva ladri, niente scudi per mafiosi ed evasori, niente miliardi buttati via per trafori inutili e ponti sulla carta.
Tant'è vero che nel frattempo il PIL belga è cresciuto del 2,4%, ben al di sopra della media europea.
Altro che! A farselo un annetto senza governo. Una pacchia come per un ginnasiale quando si ammala il professore di greco.

-Ma voi non capite! diceva Fabienne disperata al corso al cospetto di una classe che se ne fotteva bellamente. E' il paese che è a rischio. Anche i vostri salari, le vostre pensioni, la sicurezza sociale...
L'ho rivista l'altro giorno.
-Allora avremo un governo, le ho detto
-Non ci posso credere! Dobbiamo tutto ad un italiano, diceva con le lacrime agli occhi. Un italiano, settimo nato di poveri minatori, ha salvato il paese.

Ok. Toccante è toccante. Che stia finendo a tarallucci e birra fa piacere a tutti. Però anche noi saremmo un tantinello immersi in materiale organico di colore marrone che non è cioccolato. Ricambiare no? Adesso ce lo mandassero loro qualcuno capace di salvarci il posteriore.

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