giovedì 10 giugno 2010

E se la Corea del nord vincesse il mondiale?


Ho proposto ad Ala la seguente scommessa:
Se la Corea del nord vince il mondiale ti pago 1000€, se non lo vince tu me ne dai 10€.
Ha accettato con entusiamo convinta di essere sul punto di fare un affare. Non le è passato per la testa che in realtà stavo provando a fregarle 10€. Che vergogna.

Ora che ci sia un abisso tra percezione e realtà non è una novità ma che da essa ci si possa trarre profitto non mi era mai venuto in mente.

Ala non ne capisce di calcio. Ma se per questo nemmeno un salumiere ne sa molto di calcolo delle probabilità. Se uno gli si propone una scommessa di un euro in cambio di 60 milioni a patto di indovinare 6 numeri su 90 quello pensa di aver ricevuto una proposta vantaggiosa. La lotteria è la forma più complessa di sfruttamento commerciale dello scarto tra razionale ed emotivo.
Il percepito è che 60 milioni potenziali valgano molto di più di un euro. La realtà è che un euro è più di 0 euro.
Poi qualcuno la lotteria la vince per davvero. Ma se costui moltiplicasse la speranza matematica della vincita per la posta puntata scoprirebbe che avrebbe dovuto ricevere 3 miliardi invece di 50 milioni. Il vincitore del super enalotto dovrebbe incatenarsi per protesta ai cancelli del ministero delle finanze invece di festeggiare al bar.

Ai 10€ di Ala ci rinuncio, era un esperimento. Ma se la Corea del nord dovesse vincere il mondiale i 1000€ sono suoi lo stesso. Lo giuro.


28.07.2010 - Come è andata a finire ......
Incredidile episodio in Corea del Nord, disfatta ai modiali, giocatori alla gogna [repubblica]

domenica 6 giugno 2010

Italiani in Belgio



La festa della repubblica italiana non è passata del tutto inosservata qui in Belgio. Il 2 giugno uno dei principali canali radiofonici, Vivacité, ha dedicato l'intera programmazione giornaliera all'evento. Si parlava degli Italiani del Belgio, di come essi si relazionano con il paese d'origine, e di come l'Italia oggi sia percepita dai belgi in generale.

Si fa notare come ancora sentimenti anti-italiani non siano del tutto sopiti. In molti dei commenti arrivati in studio si parla dell'Italia come un paese di mafiosi e di imbroglioni. Si banalizza. Italia uguale mafia. Senza sfumature.
La relazione è di amore odio. I giudizi sono estremi anche da parte di chi ha opinioni diverse. Va in onda la chiamata di una donna che ha sposato un italiano e che ha vissuto per anni a Cesena. Se potesse in Italia ci ritornerebbe domani mattina, dice. Ma come non c'è xenofobia? le chiedono, non è la terra dei piccoli imbrogli, della corruzione? E gli italiani, non sono ostili verso gli stranieri? Sono luoghi comuni! risponde la italoentusianta. Gli italiani sono apertissimi, il clima è magnifico, il cibo delizioso, c'è gioia di vivere, etc. Dello stesso tenore la chiamata di un'altra belga. Dice di aver vissuto un po' di tempo in Italia, con salario belga però. Un idillio a suo dire.

I colpi più duri al mito del belpaese arrivano però da due donne nate e vissute in Belgio con genitori italiani. La prima, una certa Claudia, dice che si è vero l'Italia è magnifica. Ma solo in vacanza. Abitarci è tutta un'altra storia. Lei ci si trasferì per un po', al sud. On galère, afferma, si fa la botta. E' difficilissimo trovare impiego. Quando lo si trova le condizioni sono opprimenti, i datori di lavoro fanno il bello ed il cattivo tempo, gli straordinari non vengono pagati. Il suo salario a malapena raggiungeva i 700€, quando lo pagavano. Eppure veniva considerata fortunata. Da straniera aveva ottenuto quanto molti italiano non riuscivano a raggiungere.
E gli italiani? chiede il conduttore, non protestano? No, non possono. O questo, o niente.
Ancora più dura è la seconda delle due 'italiane'. Stavolta si parla degli italiani in Belgio. Sono insopportabili, dice. Non fanno altro che esaltare la cultura italiana e denigrare quella belga. Per loro in Italia è tutto buono. E poi sono maschilisti. L'uomo deve sempre avere l'ultima parola. Ma non è forse un cliché? chiede il conduttore. Macché sono di origini italiane, li frequento, so che non è un luogo comune. Tuttora. E gli italiani in Italia? Meno, le donne oggi sono più assertive, ci si ride su. Gli italiani del Belgio invece hanno perso del tutto il lato ludico del maschilismo.
Viene riportato poi il commento di uno spagnolo. Piove sul bagnato. Per lui gli Italiani del Belgio credono di essere i migliori del mondo, tutto quello che non è italiano per loro non è buono.

Si inizia a discutere di cinema. Ospite un critico. Parla di due film italiani appena passati a Cannes. Draquila della Guzzanti, divertente documentario alla Moore con forti venature satiriche, dice il critico. Spiega il gioco di parole del titolo a simboleggiare la vampirizzazione del terremoto da parte di Berlusconi al fine di distogliere l'attenzione dagli scandali sessuali che lo stavano travolgendo.
L'altro film in discussione è Nostra vita di Lucchini. Si occupa della crisi attuale italiana però stavolta l'asse del film è più orientato verso la dimensione familiare della storia. Entrambi i film saranno passati nelle sale cinematografiche belghe.
Ma che fine ha fatto il cinema comico? Per anni attori quali Sordi hanno fatto la storia del cinema. Tutto finito, risponde il critico. La causa è stata l'avvento della tv commerciale. Ci sono molti comici resi popolari dalla tv ma sconosciuti all'estero. Le commedie italiane di oggi sono inesportabili.
Il conduttore si domanda come mai tutte queste storie di controemigrazione si siano tradotte in un fiasco. Fallimento dell'Italia o successo del Belgio? La risposta forse è nell'intervento di un italiano, d'Italia mi è sembrato, tale Salvatore. L'Italia di oggi non ha più morale, dice. Berlusconi è diventato ormai un esempio. La maggior parte degli italiani in Belgio gli è contro ma in Italia riscuote ancora molto successo. Se lo ha fatto lui allora lo posso fare anch'io, questo ormai è il pensiero dominante. Ma quando questa perdita di moralità ha avuto luogo? gli chiede il giornalista. In seguito alla caduta di Craxi quando l'avvento del Berlusconismo ha affossato mani pulite.

Questo è quanto. Il link non sono riuscito a trovarlo ma spero di aver riprodotto il più fedelmente possibile quanto ascoltato.

sabato 29 maggio 2010

Cervello in fuga



Finalmente ho compreso la ragione vera del declino della nazione italiana. Si tratta della fuga dei talenti, il così detto Brain drain. D'immenso mi ci sono illuminato proprio l'altro giorno durante la visita del il tecnico di Numericable per l'installazione di internet, TV e telefono. Suona il cellulare.

-Sono sotto casa ma non c'è il nome sul citofono.
Ma come no? E' all XX-A gli dico. Insiste, Il nome non c'è. Scendo. Lo trovo davanti al XX-B.
Quando realizza che sono italiano attacca il monologo.
-Sono di latina. Tu sei nato qua? A no, è vero parli male. Due anni? Beato te, Io sono otto anni che sono intrappolato in questa merda.

Inizia a raccontare la sua storia.
-E' che me so rovinato co le mani mia. Dovevo sta un anno poi ho trovato una, na zoccola, so tutte zoccole qua. Mo c'ho er piccoletto e non posso rientra' in Italia. Proprio co na straniera me dovevo anna a mette'? a più straniera de tutte! Conoscevo na ceca, una dell'est, quelle almeno hanno valori come i nostri. Ma queste berghe so proprio zoccole. Dopo che ci siamo separati il piccoletto non me lo ha fatto vedere pe' n'anno e mezzo. Tu pure stai con una straniera? E te sei rovinato pure tu!


Arriviamo al piano. Mi chiede della presa.
-Non questa, l'altra...ma no l'altra ancora...vedi, vedi non c'è il segnale. Ma l'elettricista dice che è tutto predisposto, gli faccio notare.
-Macchè, qua non sanno fa' niente. Se sbajano. Mettono i cavi tradizionali ma ora c'è il numerico. In italiano si direbbe digitale ma il francese lo parla bene. Gli passo l'elettricista. Gli dice, ma l'ho saputo dopo, di rinviare l'appuntamento. Che gli avrebbe mostrato poi con calma come fare. Attacca.

-Niente da fare. Er il sistema è predisposto per belgacom. L'unica soluzione è far arrivare il cavo dall'esterno.
-..e sei pure fortunato. Se era un altro appartamento non si poteva manco fare.
Che culo! Inizia a trapanare dall'interno verso l'esterno. Viene fuori un fumo nero caliginoso.
-Che ho preso??!!
Vado a vedere. C'è una fiamma. Cazzo, hai preso la canna del gas! Grido.
Arriva e spegne il fuoco.
-Non è il gas. E' il tubo dell'elettricità di tutto il palazzo. Ma non è niente, è solo superficiale, è la plastica che si è bruciata. Ma nu te sta a preoccupa', o' scrivo. Paga Numericable. Chi lavora sbaja. A me che me frega, o' scrivo, 'o scrivo. Ormai siamo amici. Gli offro da bere.
-Si dai una biretta m'a faccio. Tanto che me frega! Mi racconta di quando in Italia quasi fece saltare in aria una cisterna del gas, e di quando invece trapanò, sempre a Roma, le condutture del riscaldamento di un albergo.
-Tutto er piano alagato!!
Che tempi! Mi dice dei belgi. I fiamminghi hanno sempre la scocca rossa, e sono sempliciotti.
-Me ce trovo, so pastorelli..
Sono i francofoni che veramente detesta. Infidi gli uomini, zoccole le donne. E poi sono sporchi. -Pensa che non hanno manco er ..(piccolo indovinello per il lettore: trattasi di suppellettile da bagno che nobilita la civiltà italiana e che permette la cura di parti del corpo altrove molto meno manutenute).
Continua a trapanare. Un pezzo d'intonaco viene giù.
-E che so boni a fa le case qua? E poi so pure fessi..
Non ve l'avevo detto io? Quante volte avrò scritto nel blog che sono fessi...
-Si fessi! Nu se sanno protegge' da e frodi.

Mi racconta della sua situazione finanziaria. Che guadagna una miseria, 1400€ al mese (NDR, in Italia si guadagna di più). Ma ne spende 1500€. Deve pagare il mutuo alla zoccola. Il fitto per se, 600€ per una camera (..E me tocca pure sta in mezzo ai marocchini..). Infine un debito personale.
-Si ma ho parlato co l'avocato. M'ha detto, e che stai a paga' sta roba??!! La concertazione devi fa'! 5 anni e poi sei pulito.
Prova a spiegarmi. A detta sua lo stato si farebbe carico delle tue finanze. Gestisce le tue entrate. Decide quali pagamenti fare e quali no. In più copre le spese ritenute indispensabili.
-Te ponno pure da de più de quanto guadagni. Senti a me, se te capita falla pure tu sta concertazione.

La Tv funziona.
-Si ma er cavo t'o' lascio penzoloni nel corridoio. Poi vedi tu.
Mi dice che in Italia è mejo.
-C'è er digitale terrestre. Ha fatto bene Berlusconi. E che famo arricchì i inglesi (SKY) co e cose nostre? Ha fatto proprio bene, BER-LU-SCONI.
Internet? Non c'è ancora l'attivazione. Meglio che le cose vadano per le lunghe, commenta. Se no gli assegnano altre visite. Arriva la connessione e se ne va. Mi saluta, mi augura in bocca al lupo.

Il giorno dopo arriva l'elettricista. Polacco. Dopo 10 secondi gli si stampa sul volto un sorriso beffardo. Nella mani ha un tubetto di plastica. Ci fa sfilare dentro il cavo che come per magia ricompare dall'altra parte, nel soggiorno. Connette il router. Tutto funziona meravigliosamente come previsto. In 10 minuti netti.
- Certo che però questi belgi sono dei buoni a nulla, mi fa.
E che non lo so?

mercoledì 26 maggio 2010

La città dei canali, escursioni



E' stato Reda a propormi di andare ad Amsterdam con lui, dopo la partita che il Bayern ha perso con una squadra che non ricordo. C'è una sua cugina arrivata dal Marocco per uno stage. Si prevede tempo splendido, auto aziendale, benzina pagata.
Ala è in Polonia. Quando il gatto non c'è, si sa, i topi fanno il bello ed il cattivo tempo. In passato magari evitavano di mettere il gatto in copia nelle email in cui annunciano le loro intenzioni.

Si parte presto, Anversa, Breda, Rotterdam. Qualcuno ha detto che l'autostrada è il modo migliore per viaggiare senza vedere nulla. Ad Amsterdam si capisce subito che aria tira. 4 € l'ora per il parcheggio, 3€ al giorno di tassa di soggiorno, 77€ per un mediocre hotel a tre stelle. Anche ristoranti e bar sono più cari che a Bruxelles.
Andiamo a prendere la cugina.
Piacere Aisha. Come nella canzone? Si, come nella canzone.
Meglio, facile da ricordare. Si parla in francese. In Marocco i giovani altolocati parlano francese nativo oltre all'arabo. Finalmente un po' di full immersion. Fuori da Bruxelles il mio francese appare migliore. Deve essere l'effetto EuroFrench. Nel suo ostello fittano bici. 11€ al giorno.
Asterdam è la città delle biciclette. La presenza diffusa di piste e di appositi parcheggi, oltre alla conformazione pianeggiante del territorio, ne favoriscono l'uso. Non come a Bruxelles, città di sali e scendi, strangolata dalle auto aziendali dei navetteurs.
Non è però uno sfizio riservato al tempo libero. La si usa per andare al lavoro, per fare la spesa, per andare agli appuntamenti. I ciclisti qui sono impazienti e aggressivi come altrove lo sono gli automobilisti.
Muoversi in bici resta un piacere, comunque. Ci spostiamo in lungo e largo, senza guardare orologio e cartina, indirizzati dal caso dove vediamo movimento e colore. Amsterdam non ha grandi monumenti ma è suggestiva. Si sorride di più, gli olandesi sembrano più felici dei belgi ingrugniti. Deve essere a causa di tutto questo caffè che vendono dovunque. Pensavo rendesse nervosi....
Rispetto alle scorribande post-adolescenziali in interrail la città sembra cambiata. Certo, conserva ancora lampi di autenticità bohemienne. Ma l'ostentazione di liberalismo adesso appare più artificiale, tot al chilo, da pacchetto turistico. Un po' perché ormai questo tipo di libertà non sono più monopolio esclusivo dell'Olanda e dei paesi nordici. Anche in Belgio, ad esempio, esistono i matrimoni gay e prostituzione legalizzata, senza clamori e senza fanfare. Un po' perché il vento di destra è arrivato anche qui. Immigrazione e problemi di convivenza forse stanno lasciando il segno. Lessi tempo fa che il modello è in discussione e che ora si punta ad un imborghesimento della città.
I canali in alcuni tratti emanano un inquietante odore di piscio. Spazzatura e cartacce sono disseminati ovunque. Qualcuno ci dice che siamo fortunati, Bruxelles è più pulita. Da non credici. Avrei detto meno sporca ma tant'è.
Anche le donne in vetrina sono inguardabili. Molto, ma molto meglio quanto passa in bicicletta. Ma quello non è in vendita. Guardare ma non toccare.
Reda è l'impersonificazione dell'entropia culturale. Cerca i marchi globali. Pizza hut, Burger king... Almeno sai quello che ci trovi, dice. Quello è il problema, penso tra me e me. Ci spaparanziamo per ore dinanzi ad un Hagen Das. Arriva un clown che mette in scena delle gag improvvisate con i passanti. La gente si diverte. Si vede che il tipo è attore consumato. Chi ne capisce di teatro lo sa, solo chi è esperto improvvisa. Le donazioni arrivano copiose. Aisha è una brunetta simpatica. Si dice favorevole all'interdizione del Burqua. Si discute di liberalismo e di stato laico.
Perdiamo la cognizione del tempo. Ci rendiamo conto in ritardo che l'ora della cena per queste latitudini è passata da un pezzo.
Lunedì in Belgio è vacanza ufficiale. Di fatto lo è anche in Olanda ma l'auto la dobbiamo spostare comunque. A nord della stazione centrale, al di là del canale, i parcheggi sono gratuiti. Troviamo posto lì. Anche ad Amsterdam, come a Bruxelles, Anversa e Parigi il nord è riservato agli immigrati poveri. E' l'altra anima della città dove il degrado è evidente. Le case basse sono circondate da giardini incolti, i rifiuti gettati a caso, ci sono parabole arrugginite dappertutto.
Ritorniamo in centro in battello. E' gratuito. Passiamo accanto alla gigantesca nave per crociera. Appartiene alla Costa. E' immensa, fa impressione. Colpisce il fatto che l'industria italiana sia ancora capace di produrre manufatti di questo tipo. Sarà per questo che l'Italia non è la Grecia, nonostante Berlusconi.
Gironzoliamo ancora un po'. Salutiamo Aisha che ritorna al suo stage. Arriva l''ora del rientro. Facciamo ancora in tempo a beccarci tutti gli interminabili ingorghi di fine ponte.
Arriviamo a Bruxelles che è quasi notte. Tra qualche giorno il gatto rientra.

martedì 18 maggio 2010

Di strege, fitti e traslochi


Li vediamo arrivare dalla finestra. C'è Ma Hui, c'è anche suo marito Full Monty, italiano. Il nomignolo se lo è guadagnato per i modi da eurocrate di alto rango, talmente affettati tali da farlo sembrare un clone di Montezemolo all'ombra dell'Atomium. Arrivano con 15 minuti di ritardo sull'orario convenuto. Ma Hui è la figlia del proprietario di origine vietnamita dell'intero stabile. Fu con lei però che negoziammo il fitto dell'appartamento.

Questa donna è l'impersonificazione di uno dei principali consigli contenuti nella guida per nuovi arrivati in cui si metteva in guardia sulle bassezze dei proprietari di casa.  Mi viene in mente la clausola che ci imponeva di rifare il pavimento a fine fitto nella bozza del contratto (ovviamente rimossa nella versione finale). La lavatrice promessa prima della firma e negata dopo. L'obbligo di utilizzare la loro connessione internet col segnale WiFi che andava e veniva. 'Se non vi va, fatevi la vostra con un altro operatore' ci rispose una volta. La cucina con un solo fornello funzionante 'Se ve ne serve un altro lo vendono a 35 €'.
Ma Hui, il cui nome in polacco significa qualcosa di irripetibile, a causa di queste e molte altre nefandezze da quel momento, nel nostro immaginario, è diventata La strega di Blair.

Ci siamo dati appuntamento per il sopralluogo finale preludio alla restituzione delle chiavi e allo sblocco della caparra. La cauzione di norma non si versa ai proprietari ma resta bloccata in un apposito fondo sul conto dell'affittuario.
Partire è sempre un po' morire. Nonostante la strega, la distanza dal centro, le avventure in metro, le peripezie nei washing centers. Si chiude un era. Termina un pezzo di esistenza che non ritorna.

Caraffa OK, forno OK, frigo OK...
La strega legge con puntigliosità pedante tutti gli oggetti elencati nel contratto. Temiamo questo momento. Conoscendola basta un minimo inghippo per mettere a rischio la caparra.
Bureau OK, cuscini OK, coprimaterasso OK..
In questo lembo sperduto del nord di Bruxelles ci finimmo in modo del tutto casuale.
Il giorno dell'arrivo di Bruxelles sapevamo che era la sede delle istituzioni europee e poco più. Su internet fittavano un monolocale a settimane. ¨Per loro il doppio del fitto, per noi un mese per cercare l'alloggio definitivo. L'appartamento era al ventunesimo piano di uno dei rari, e non apprezzatissimi, edifici sviluppati in altezza della città. Sotto di noi il famigerato stadio Heysel e l'Atomium. Poco lontano a ridosso del promontorio del parco reale di Laeken scorgemmo un raggruppamento basso e compatto fatto di case tradizionali. Al centro la chiesetta in mattoni rossi col suo campanile a punta.
Facciamoci una capatina, ci dicemmo. Il verde, la calma, l'atmosfera da villaggio, l'edificio in stile classico, con la scaletta stretta pittata in rosso, la strega più affabile del normale. Finimmo per farci convincere. Fu l'ennesima prova che tra percezione e realtà c'è un abisso.
Non ci accorgemmo che il balconcino era a cinque metri dalle rotaie del tram. Ci sfuggì che quella era la strada di transito verso il vialone dell'atomium dove gli hooligans mettono in scena le loro scorribande motoristiche. Non sapevamo ancora quanto avventurosi fossero i collegamenti verso il centro. Soprattutto non ci rendemmo conto di quanto ci sarebbe pesata, non essendo noi motorizzati, la lontananza fisica dal resto degli 'europei'.

Dalla sua il quartiere ha il parco immenso, il multisala più grande in Belgio ed un contesto brussellese al 100%. Di sicuro in questo periodo ho avuto modo di scoprire aspetti della città meno evidenti nel quartiere europeo. Ma forse questa full immersion non è del tutto consigliabile appena arrivati. Magari ci si può pensare dopo.

La strega trova tutto in ordine. Firma il rilascio della caparra.
Salutiamo e diamo un'ultima occhiata al posto dove abbiamo vissuto questa lunga ed interminabile transizione. Domani è un altro giorno. Si va in 'Europa'.

lunedì 10 maggio 2010

Bruxelles, Europa


Passando per Shuman, in questa domenica di trasloco e di astinenza da internet, mi rendo conto che qualcosa di grosso sta avvenendo. Dinanzi al palazzone beige del consiglio europeo stazionano le troupe televisive e le parabole dei grossi media internazionali. Ci sono i cavalli di frisia, l'accesso al rond-point è interdetto. Normale in questo quartiere ma non di domenica. C'è un consiglio europeo straordinario. Si discute della Grecia. E' la sopravvivenza stessa dell''euro ad essere in gioco.

E' la terza dimensione della crisi brussellese. Dopo quella urbana e quella nazionale, adesso è quella europea ad essere a rischio.
Ce lo si poteva aspettare. Si è voluto un mercato unico, una finanza unica, una moneta unica, uno spazio territoriale unico. Non si è voluto però nulla che realmente governasse tutto ciò. Dall'Europa solo si è preso solo quello che faceva comodo. La botte piena e la moglie ubriaca.
Mi vengono in mente come una eco lontana gli strepiti della demagogia contro trattato di Lisbona, il superstato europeo autocratico che schiaccia i popoli, una tecnocrazia senza legittimità democratica, e bla, bla, bla. I francesi, gli olandesi, gli irlandesi che votano contro. Gli inglesi che dicono, se ci avessero fatto votare avreste visto.
Stiamo vedendo. L'Europa ha i riflessi lenti, fa troppo poco e troppo tardi.
Del resto è vero che il trattato di Lisbona fa schifo, ma per la ragione opposta. Perché le lega mani e piedi. Tutto dipende dai machiavellismi e dalla miopia dei governi nazionali. Mancano poteri autonomi d'intervento. Manca un sistema di sanzioni automatico ed indipendente, in tempo reale, non sottoposto ai giochetti e alle convenienze del momento.

Viene da pensare alla crisi economica derubricata a febbre passeggera. Come se si trattasse di una semplice recessione. Solo un po' più grossa del normale.
Si trasferiscono agli stati i debiti delle banche e la giostra può ricominciare.
Ma il giochino ha avuto vita breve. Adesso sono gli stati ad essere alla canna del gas. Si comincia con la Grecia, poi verrà Spagna e poi magari il bel paese. Ma nemmeno gli Usa possono permettersi di gioire delle disgrazie europee. Sanno di essere una Grecia gigantesca, sanno che se il domino parte poi non si ferma. Non per nulla il politico più 'europeista' in questo momento è Obama. Obama! E' stato proprio lui a dover destare gli europei dal torpore nel quale erano piombati mentre la Merkel si preoccupava delle elezioni renane.

E poi c'è il paese dove c'è sempre il sole e tutto va bene. (aggiunta postuma, leggo proprio ora che la crisi l'abbiamo risolta noi)
Non so come l'Europa possa permettersi d'ospitare al proprio interno una nazione che è nelle condizioni dell'Italia di oggi. Dove una mediocrazia ha preso in ostaggio la vita pubblica,
dove le mafie ormai la fanno da padrona, la cui politica non fa altro che votare da 15 anni leggi a favore di corruzione e malaffare, boicotta magistrati e giudici, accorcia i tempi di prescrizione dei processi. Saccheggiare le casse pubbliche oggi in Italia può essere fatto nella più assoluta impunità.

Sarkozy, Merkel, Barroso continuano a trattare Berlusconi come un compagno di merende, come un innocuo barzellettaro. Come al solito ci sottovalutano. Non ricordano come i mali italiani si espandano sempre a macchi d'olio. Si dimenticano che siamo quelli che, oltre alla pizza, hanno esportato fascismo e mafia.
Perfino le agenzie di rating, quella sorta di mafietta che orchestra la speculazione di questi giorni, non osano sfiorare l'Italia. Forse è un obiettivo troppo grosso. Un default Italiano sarebbe il colpo di grazia e non solo per l'Europa.

L'Italia di oggi è come quel tipo che è finito in fondo ad un pozzo e che da solo non ce la fa ad uscire. Quelli che avrebbero potuto tirarlo fuori hanno creduto di potersene fregare e riderne. Adesso in fondo a quel pozzo rischiano di finirci anche loro.

domenica 2 maggio 2010

Cosa succede in città?


L'altro giorno discutevamo alla lezione di francese degli eventi che ultimamente stanno avendo luogo in città.
Oltre alla crisi politica di cui si è parlato nel post precedente, c'è stata di recente una recrudescenza di fatti criminali ed episodi di hooliganismo.

Si è iniziato con un pestaggio choc documentato in un video della polizia. Due rapine a delle gioiellerie sono terminate tragicamente. Una con la morte del gioielliere e la seconda con quella dei uno rapinatore. Entrambi gli episodi hanno suscitato molto clamore. Il primo per la commozione che ha destato nel quartiere africano dove il commerciante era conosciuto e popolare. C'è stata una fiaccolata, e molto sgomento. Il secondo per l'incriminazione del gioielliere per eccesso di legittima difesa.
Poi si sono verificati ancora un altro paio di episodi di violenza metropolitana. Il più grave ha coinvolto due poliziotti aggrediti da una quarantina di teppisti a Rogier.

Nella discussione in classe nessuno ha citato la sicurezza come problema del quartiere dove vive.
Sono stato la sola eccezione. Ho parlato del pericolo che si percepisce viaggiando su certe tratte dopo una certa ora.
L'insegnante mi ha chiesto se mi fosse capitato qualcosa di reale o si trattasse di una sensazione generale. L'uno e l'altro, le ho risposto, anche se in tutta onestà in due anni di frequentazione della metro il solo episodio di una certa gravità a cui ho personalmente assistito è stato quello raccontato in un altro post (un episodio increscioso).

-La verità è che i problemi sono gli stessi che in qualunque altra città, ha detto, sono i media a soffiare sul fuoco.

In effetti i media normalmente distratti su episodi di questo tipo, di solito trattati alla stregua di fatti di metropolitana normalità, hanno iniziato a dedicare prime pagine ed articoli.
Di sicuro però non si pratica quel giochino miserabile tipico della mediocrazia italiana dove in costanza di numero di episodi criminali e flussi migratori, la copertura ad essi dedicati è inversamente proporzionale all'inscurimento del colore del governo in carica. Come accadde, ad esempio, durante le ultime elezioni capitoline. Ad uno stupro, purtroppo non il primo nella storia millenaria della città, fu dedicato più spazio che all'11 settembre.
Quello che qui è più probabile invece è che è la polizia stessa, allo scopo di ottenere fondi e rinforzi, a dare maggiore risalto agli episodi in questione.

Ma la cosa ancora non genera psicosi. Del resto quello che dice la mia insegnante non deve sorprendere. I brussellesi hanno un atteggiamento tradizionalmente distaccato sul tema. Non hanno problemi a vivere in appartamenti lato strada con finestre senza grate. Nemmeno nella 'spaventosa' Molenbeek dove pure ci sono state numerose insurrezioni a sfondo etnico. Ci abita un amico. Spesso ci invita a casa per vedere qualche film. Fin'ora siamo sopravvissuti.
Si prende qualche precauzione minima e si va avanti. Il crimine viene trattatto come di una delle infinite trappole insite nella vita umana.

Avevo la discussione ancora fresca in mente quando rientrando a casa in metro salgono due donne di origine maghrebina (pare che questa sia la dicitura politically correct), una delle due porta il velo e spinge un passeggino. Dietro di loro entra un'altra donna sulla settantina. Inizia ad inveire ad alta voce. Le hanno fatto perdere troppo tempo entrando, a suo dire. Come osano chiederle di aspettare? Le ragazze invece di stemperare i toni, replicano con maggiore veemenza, le danno del tu, segno di massima scortesia in francese.
La donna si siede ma continua a blaterare, dice qualcosa tipo 'sempre così con gli arabi'. Si alza e con furia se ne va all'altro capo del vagone. La ragazza col velo la insegue, gliene dice di tutti i colori, nomina i fiamminghi (il francese era troppo concitato perché vi possa citare il dialogo parola per parola), e poi ritorna al suo posto.
A quel punto un ragazzo si ribella. Le dice che sta generalizzando.
-Ma ci ha chiamato arabi..., si difende lei.
-Si però anche tu hai parlato di Fiamminghi. É la stessa cosa. Sono generalizzazioni anche quelle..

Alcuni ragazzi lo guardano in cagnesco ma per fortuna la discussione finisce .
E siamo punto e capo. Percezione o realtà?