martedì 18 maggio 2010
Di strege, fitti e traslochi
Li vediamo arrivare dalla finestra. C'è Ma Hui, c'è anche suo marito Full Monty, italiano. Il nomignolo se lo è guadagnato per i modi da eurocrate di alto rango, talmente affettati tali da farlo sembrare un clone di Montezemolo all'ombra dell'Atomium. Arrivano con 15 minuti di ritardo sull'orario convenuto. Ma Hui è la figlia del proprietario di origine vietnamita dell'intero stabile. Fu con lei però che negoziammo il fitto dell'appartamento.
Questa donna è l'impersonificazione di uno dei principali consigli contenuti nella guida per nuovi arrivati in cui si metteva in guardia sulle bassezze dei proprietari di casa. Mi viene in mente la clausola che ci imponeva di rifare il pavimento a fine fitto nella bozza del contratto (ovviamente rimossa nella versione finale). La lavatrice promessa prima della firma e negata dopo. L'obbligo di utilizzare la loro connessione internet col segnale WiFi che andava e veniva. 'Se non vi va, fatevi la vostra con un altro operatore' ci rispose una volta. La cucina con un solo fornello funzionante 'Se ve ne serve un altro lo vendono a 35 €'.
Ma Hui, il cui nome in polacco significa qualcosa di irripetibile, a causa di queste e molte altre nefandezze da quel momento, nel nostro immaginario, è diventata La strega di Blair.
Ci siamo dati appuntamento per il sopralluogo finale preludio alla restituzione delle chiavi e allo sblocco della caparra. La cauzione di norma non si versa ai proprietari ma resta bloccata in un apposito fondo sul conto dell'affittuario.
Partire è sempre un po' morire. Nonostante la strega, la distanza dal centro, le avventure in metro, le peripezie nei washing centers. Si chiude un era. Termina un pezzo di esistenza che non ritorna.
Caraffa OK, forno OK, frigo OK...
La strega legge con puntigliosità pedante tutti gli oggetti elencati nel contratto. Temiamo questo momento. Conoscendola basta un minimo inghippo per mettere a rischio la caparra.
Bureau OK, cuscini OK, coprimaterasso OK..
In questo lembo sperduto del nord di Bruxelles ci finimmo in modo del tutto casuale.
Il giorno dell'arrivo di Bruxelles sapevamo che era la sede delle istituzioni europee e poco più. Su internet fittavano un monolocale a settimane. ¨Per loro il doppio del fitto, per noi un mese per cercare l'alloggio definitivo. L'appartamento era al ventunesimo piano di uno dei rari, e non apprezzatissimi, edifici sviluppati in altezza della città. Sotto di noi il famigerato stadio Heysel e l'Atomium. Poco lontano a ridosso del promontorio del parco reale di Laeken scorgemmo un raggruppamento basso e compatto fatto di case tradizionali. Al centro la chiesetta in mattoni rossi col suo campanile a punta.
Facciamoci una capatina, ci dicemmo. Il verde, la calma, l'atmosfera da villaggio, l'edificio in stile classico, con la scaletta stretta pittata in rosso, la strega più affabile del normale. Finimmo per farci convincere. Fu l'ennesima prova che tra percezione e realtà c'è un abisso.
Non ci accorgemmo che il balconcino era a cinque metri dalle rotaie del tram. Ci sfuggì che quella era la strada di transito verso il vialone dell'atomium dove gli hooligans mettono in scena le loro scorribande motoristiche. Non sapevamo ancora quanto avventurosi fossero i collegamenti verso il centro. Soprattutto non ci rendemmo conto di quanto ci sarebbe pesata, non essendo noi motorizzati, la lontananza fisica dal resto degli 'europei'.
Dalla sua il quartiere ha il parco immenso, il multisala più grande in Belgio ed un contesto brussellese al 100%. Di sicuro in questo periodo ho avuto modo di scoprire aspetti della città meno evidenti nel quartiere europeo. Ma forse questa full immersion non è del tutto consigliabile appena arrivati. Magari ci si può pensare dopo.
La strega trova tutto in ordine. Firma il rilascio della caparra.
Salutiamo e diamo un'ultima occhiata al posto dove abbiamo vissuto questa lunga ed interminabile transizione. Domani è un altro giorno. Si va in 'Europa'.
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e' sempre triste partire.
RispondiEliminaBella la citazione "partire e' un po' morire". La uso spesso.
Sui proprietari di casa, in genere si comportano cosi' quando c'e' molta richiesta. Nel 2007 qui a DUblino era la stessa storiA. Oggi sono diventati degli agnellini, con 350mila case sfitte (su 4 milioni e mezzo di abitanti).
Capita a tutti poi di finire in zone terribili quando non si conosce la citta'. Va messo in conto.
Saluti alla strega di blair.
Confermo quanto detto da Bacco, io sono arrivato nel 2006 ed agli inizi del 2008 ancora facevano gli sbruffoni, soprattutto le agenzie.
RispondiEliminaTutta colpa della bolla immobiliare che oggi € un vecchio ricordo, negativo per chi abbia cercato un appartamento in passato.
Bel racconto Vinz. L'esperienza insegna. Un giorno, anche in un'altra città probabilmente farai frutto di questa esperienza.
E' vero, un paio di anni fa avevano il coltello dalla parte del manico.
RispondiEliminaLa differenza con voi è che i valori immobiliari qui sono sempre stati più bassi. Peró la crisi immobiliare ha inciso di meno.
Per cui bisogna continuare a fare attenzione :)
Poi è vero che dall'esperienza si impara sempre, peró quando si arriva in un posto è difficile azzecare sempre tutto.
In generale poi il quartiere non è malvagio. C'è molto verde etc, peró il problema era rientrare in metro la sera.
Cmq Vinz. Grazie di esistere!
RispondiEliminavinz,
RispondiEliminaho vissuto anche io da quelle parti, il primo mese a Bruxelles, in un appartamento temporaneo, a due passi dalle serre reali, e devo dire che la mia ragazza ha avuto un sacco di brutte esperienze in un mese, di molestie da parte di ragazzi magrebini. Tu puoi raccontarmi qualche episodio analogo durante la tua permanenza da quelle parti? qui ho buttato giu' qualche riflessione.
Alla fine (ovviamente) ha vinto lei: mai piu' in quelle zone una casa, ed eccoci in.. "Europa", ora a quanto pare siamo quasi vicini di casa;)
Te lo conformo. Ala detastava quel posto più di quanto facessi io. Mi sa che ci hai colto.
RispondiEliminaLa percezione al femminile è ancora peggiore di quella che abbiamo noi.
Si, adesso siamo vicini di casa :) per lo meno più di quanto lo eravamo prima.