lunedì 7 febbraio 2011
Separatismi a confronto
Bart De Wever, leader della N-VA, è la persona che potrebbe mettere fine all'unità politica del Belgio.
Quest'uomo dall'aspetto bonario e dal viso rotondo è il personaggio al tempo stesso più amato e detestato in Patria. Uscito vincitore col 30% dalle recenti politiche rappresenta l'impersonificazione della volontà scissionistica che nel nord del paese, le prospere Fiandre neerlandofone, sembra ormai prevalente.
La N-VA non è però un partito di estrema destra. E' una via di mezzo tra i Tory britannici e la lega padana. Come la lega è nata per spezzare il dominio tentacolare della locale democrazia cristiana e per rilanciare al tempo stesso l'opzione indipendentista. Ma le analogie finiscono qua.
Mentre la lega è violenta ed estremista nel linguaggio Bart De Wever è troppo sofisticato per non sapere che il radicalismo verbale sarebbe controproducente:
-Non voglio legarmi ai movimenti della destra populista. Essi nuociono al movimento fiammingo.
Molto meglio presentarsi con il linguaggio pacifico e ponderato di un docente di storia all'università di Gand. Tanto lui Bart, estremista lo è nella sostanza:
-Diventa ogni giorno più difficile formare un governo federale. Siamo stati eletti per fare riforme radicali e non per capitolare dopo sei mesi di negoziazioni.
La differenza con Lega ladrona, estremista nei toni ma al tempo affamata di seggi, assessorati, posti nei consigli d'amministrazione, contributi pubblici, banche e ministeri è autoevidente. La stessa Lega che nel 98 si rivolgeva a Berlusconi con aggressività verbale che la sinistra si sogna per poi allearcisi 6 mesi dopo, non si sa per quale oscura ragione:
-Lo stato belga non ha avvenire. Troppo piccolo per avere grandi ambizioni politiche, troppo eterogeneo per gestire imposte e politiche sociali.
La strategia di De Wever si basa su tre punti:
-Una riforma confederale che lascerebbe allo stato centrale ben poche competenze
-Scioglimento del distretto BHV. Verrebbe così ristabilita la piena giurisdizione fiamminga sulla cintura Brussellese (connotata da una forte presenza francofona) e Bruxelles resterebbe definitivamente separata geograficamente dalla Vallonia.
-Incorporazione alle Fiandre di Bruxelles tramite il cavallo di troia dell'assistenza sociale. I brussellesi, per quanto in maggioranza francofoni, dovendo optare tra il sistema sociale vallone e quello fiammingo sceglierebbero l'ultimo, decisamente più efficiente.
Fatto questo la fine del Belgio sarebbe nei fatti. Per cui i francofoni si trovano in una situazione senza vie d'uscita. Accettarne le proposte significa fare un passo avanti verso la secessione, rifiutarle invece vuol dire rafforzarlo. Ecco perché De Wever si dichiara disposto a trattare senza mai concludere. Si mostra ragionevole e propositivo ai suoi elettori sapendo al tempo stessi che le sue richieste non saranno mai accettate dai francofoni, su cui poi gli è facile scaricare le colpe del fallimento.
De Wever ha molte possibilità di centrare l'obiettivo che si prefigge. Questa è forse la differenza principale con la Lega che invece non ne ha nessuna. La lega, che esiste da quasi 30 anni, ha fallito su tutto. Quando i suoi elettori si risveglieranno da questa specie di sonno della ragione che li attanaglia scopriranno che da quando c'è la lega niente è migliorato, anzi. Corruzione, spreco di denaro pubblico, imposizione fiscale, scempio urbanistico, declino economico e chi più ne ha più ne metta. Adesso è arrivato il federalismo fiscale (fecale come l'ha brillantemente ribattezzato Grillo), ossia il nome che il marketing mediatico sta dando all'ennesima stangata fiscale. Contenti loro...
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proprio la settimana scorsa un giornalista dell'Infedele, la trasmissione di Gad Lerner su La7, e' venuto da Milano per intervistare ragazzi italiani che avevo partecipato a Shame, la manifestazione qui a Bruxelles per gridare al dissenso e allo stallo della situazione politica, perché volevano poi fare paragoni con il federalismo fiscale in trasmissione, non so in che modo. Alla fine hanno intervistato alla Piola me e altri 4 ragazzi, le interviste poi non sono mai andate in onda per quanto ne sappia, ma dopo qualche chiacchiera con il giornalista mi son subito reso conto (e Belgugliemo mi aveva avvertito di questo) che non sapeva nulla del Belgio, della situazione politica e dei possibili paragoni inconcludenti con la Lega, era li' in cerca di interviste ma secondo me non aveva letto due righe sulla situazione politica e non so in che modo Gad Lerner voleva davvero impostare la puntata con questo parallelismo forzatissimo con la Lega attraverso poi il federalismo fiscale. Il tuo post gli avrebbe chiarito un po' le idee, ma e' sorprendente che da un canale nazionale, un giornalista di una trasmissione di un certo interesse, vada allo sbaraglio cosi' e la pensi in un certo modo per sentito dire, per opinione personale o per non so cosa. Ed era un giornalista, figuriamoci gli altri.
RispondiEliminaAmmetto di essere completamente ignorante riguardo la politica e storia belga. E sinceramente anche quella italiana (ho lasciato l'Italia 14 anni fa). Forse ne avete anche gia' parlato e mi scuso quindi se sto ripetendo un vecchio discorso. Pero' insomma la mia domanda e' questa: Perche' sarebbe cosi male se le due parti del Belgio si separassero? Mi sembra cosi evidente che non riescono ad andare d'accordo. Non parlando neanche la stessa lingua a me sembrano gia' 2 paesi diversi. Quando si separo' la Cecoslovacchia, non mi sembra che ci fu un grande problema.
RispondiEliminaSpero di non aver offeso nessuno con questa domanda. La mia e' pura curiosita'.
Il blog è online ed accessibile a tutti :)
RispondiEliminaDevo dire che moltissimo materiale ce lo ha fornito Fabienne al vecchio corso di francese.
Soprattutto l'illuminante intervista di De Werver a Der Spiegel, in cui è stato più esplicito del solito.
Per me poi le analogie con l'Italia sono solo apparenti. Qua non si parlano, non si capiscono, votano partiti diversi, guardano tv diverse. Un po li invidio.
Quanto sarebbe bello se anche da noi non si ricevessero i canali che trasmettono da Milano..
@Marilena,
RispondiEliminaMa figurati. Non c'è nulla di offensivo nella tua domanda.
Provo a spiegarti. Il problema belga è che come in ogni divorzio c'è il problema dei figli, per usare una metafora della solita Fabienne. Ossia Bruxelles.
Bruxelles è geograficamente nelle fiandre. E' storicamente una città fiamminga ma è abitata prevalentemente da francofoni. Ogni giorno ci arrivano 250.000 persone dalle Fiandre e 150000 dalla Vallonia per lavoro. A chi dovrebbe andare?
Secondo problema. Il Belgio non è la Cecoslovacchia appena uscita dal comunismo. Ha un PIL ben più consistente ed un debito pubblico elevato. Per cui veramente c'è da andare con i piedi di piombo.
Spero di averti dato quelche elemento in più.
Grazie Vinz, capisco il problema. Effettivamente la situazione di Bruxelles e' complicata. Beh spero che riescano a trovare una soluzione piu' amichevole allora. Ciao
RispondiEliminaUn bel post, in sintesi hai spiegato molto bene come sta messo il Belgio.
RispondiEliminaGrazie Top. Per lo meno ci ho provato
RispondiEliminaciao ho scoperto il tuo blog da poco, lo trovo molto interessante. La prospettiva di questo post e di molti altri è giocoforza francofila, è comunque stimolante potermi confrontare con altri punti di vista.
RispondiEliminaSaluti da un italiano che abita nelle Fiandre.
Ciao e benvenuto,
EliminaSono cosciente del fatto che ascoltanto prevalentemente la campana francofono, per ragioni escluscivamente linguistiche, la prospettiva puó risultare distorta.
Ma in realtà sul contenzioso belga non ho prese di posizioni particolari. Un parere alternativo è il benvenuto.
Notavo tra l'altro, rileggendo il post, che un po' di acqua sotto i ponti in effetti da allora ne è passata.