venerdì 25 febbraio 2011

Inquietudini spagnole

Il nuovo corso di francese è composto quasi interamente da spagnoli. Frequento più spagnoli ora di quando ero in Spagna. Paradossi di Bruxelles. Sebbene il mio castigliano inizi ad arruginirsi non mi sfugge molto delle loro angosciate conversazioni sulla situazione economica del paese.

La mia esperienza spagnola durò poco ma ne serbo un buon ricordo. La Spagna, specie dove abitai, ricorda molto il meridione italiano, nel clima, nella cucina, nello stile di vita. Ma non ne ha gli eccessi. La politica è meno corrotta. Le infrastutture modernizzate o in fase di modernizzazione. Buona cultura dell'accoglienza e sufficienti capacità imprenditoriali sono bastate a trasformare i flussi turistici in un'autentica gallina delle uova d'oro. Gli spagnoli mi sembrarono meno angosciati degli italiani, e più diretti nei rapporti umani. In breve più felici.

Quando però si parla di lavoro allora la musica cambia. Anche nel 2007, all'apice del boom, non è che il mercato fosse così florido. Già allora i media erano pieni di articoli sulle difficoltà ad essere assunti a condizioni corrispondenti al proprio livello di studi (vedi una generazione di milleuristi). Nemmeno allora era così semplice riuscire a trovare condizioni lavorative migliori di quelle italiane.

Adesso però, sulla base di quanto mi dicono, la situazione è divenuta drammatica. Si salta di contratto, in contratto. Pianificarsi l'esistenza e fare programmi è diventa una pura utopia. Le aziende se ne approfittano e vanno ben aldilà di quanto la crisi renderebbe necessario. Raccontavano di un'azienda che ha eliminato un'intero ufficio dopo aver saputo della gravidanza di una delle impiegate.
Le conquiste sociali e i miglioramente nei rapporti sindacali degli ultimi anni vengono ridimensionati o ri messi in discussione.

L'altro giorno nella lezione al corso si parlava di come scrivere una lettera formale ad un datore di lavoro. Nell'esempio riportato nel testo, una donna scriveva al suo datore di lavoro per sollecitare il pagamento degli straordinari. Questa persona oggi in Spagna sarebbe stata spacciata, ha commentato qualcuno.


Questi sono i discorsi che si ascoltano nei corridoi dell'EPFC. Se  è realtà o esagerazione non sono in grado di dirvelo.

4 commenti:

  1. Stiamo assumendo spagnoli a caterve qui in Irlanda.
    Quando chiedo perche' sono qui, mi dicono :" Stanco di essere un milleurista".

    Solo che gli ultimi due assunti (una ragazza Galitiana ed un tipo di Cordoba) mi hanno detto che ora pure fare il milleurista e' utopia...
    Mentr ein Irlanda emigrano i carpentieri ed i muratori.
    Nel mondo non si capisce piu' niente!

    Comunque il problema del lavoro in spagna ha radici molto simili alle nostre vinz.
    Clientelismo, burocrazia alle stelle, tasse alte...

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  2. la spagna è messa malissimo, e per questo molti spagnoli scappano in germania e i più coraggiosi (@bacco1977 mi perdonerà!) in irlanda. tuttavia se si ha un lavoro fisso e decente epr me la spagna continua a essere una terra ottima, di grandi opportunità e gioie.

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  3. Ce ne sono moltissimi anche a Bruxelles.

    Peró concordo appieno. Il problema in Spagna è trovare un buon lavoro. Una volta risolto quello è un posto straordinario dove vivere.

    Quanto al discorso della corruzione, Bacco, credo che ce ne sia di meno che in Italia. Non ho statistiche, sono impressioni a pelle.
    Le opere pubbbliche vengono iniziate e completate. Le elezioni comunali per esempio non sono la carnevalata di Eboli o di Cava, per intenderci.
    Se c'è corruzione, e di sicuro c'è, non è cancrenosa e bloccante come in Italia.

    Il problema vero della Spagna, secondo me, è un economia poco diversificata e debole nei servizi avanzati.

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  4. @Vinz

    In Europa non c'e' nulla di paragonabile alla corruzione italica.

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