lunedì 21 febbraio 2011

Benigni e i complessi italici

Leggevo il post in cui Andima in si lamenta dell'uso eccessivo che Benigni ha fatto di superlativi, espressioni enfatiche, iperboli retoriche nel suo monologo di San Remo su risorgimento, inno italiano, e storia nazionale
Di primo acchito anch'io ho avuto la stessa impressione. Ho il sospetto peró che l'errore, per noi espatriati, viene dal confondere il monologo di Benigni con la lamentazio dei tanti italiani all'estero. Questi ultimi lodano cucina, arte e clima nazionali a cui contrappongono il supposto grigiore dei paesi ospitanti. Ma  questo tipo di vanterie nazionalistiche sono solo la classica foglia di fico che copre inconfessati ma evidenti complessi di inferiorità. Proprio come coloro che si autoelogiano, non per genuina fiducia in se stessi, ma solo ed esclusivamente per esorcizzare le proprie insicurezze.

Secondo me Benigni ha deliberatamente scelto i toni che ha usato. Ma non per un vuoto esercizio di sciovinismo come può essere sembrato.  Forse ha individuato nel latente complesso di inferiorità il vero male oscuro del paese. Chi non crede in se stesso sviluppa un approccio fatalistico. Perde motivazione. Rassegnazione e depressione sono dietro l'angolo. E' stato sempre così e così sempre sarà . Quante volte anche nei blog abbiamo letto frasi di questo tipo?

Per questo Benigni è stato bravo. Enfatizzare quanto di meglio c'è stato nella storia nazionale, trascurando il peggio diviene una scelta brillantemente studiata. Significa lanciare un messaggio ben preciso. Se tanto di buono abbiamo nel nostro passato, allora perché rassegnarsi a questo presente e al futuro che ci aspetta. No, abbiamo tutte le carte in regola per sperare in meglio.

Enzo Biagi fu cacciato dalla Rai per aver dato 5 minuti a Benigni nel suo programma. La qual cosa, a detta dello stesso Berlusconi, gli costó un milione di voti. Alla faccia di quelli che dicono che la TV non conta.
Credo che la sinistra abbia molto da imparare da Robero Benigni.

ps. Forse la missione vera di Luca e Paolo era quella di far fare a Benigni bella figura. Se è così allora tutto torna.

6 commenti:

  1. a tratti il post mi ha ricordato questa recente vignetta di Makkox, però continuo a credere che sdoganare un po' di populismo, a volte anche esagerato tanto da far sentire la Meloni in platea (la Meloni!!!) appassionata dalle parole di Benigni, può avere anche l'effetto indesiderato, solito, di pensare al grande passato e credersi sempre nel paese dei più, dei superlativi, dimenticando che poi il tempo corre e c'è il presente da affrontare e il futuro da progettare. Ecco, magari era quello il messaggio di Benigni, parlare tanto bene del passato, ma solo (o quasi soltanto) del passato per far capire che sul presente si può solo scherzare ma c'è poco da lodare, in modo da creare una reazione, una voglia di cambiamento, ecco magari era quello, ma Benigni in quel caso non avrebbe usato termini diversi, modi differenti?
    O forse si è soltanto piegato alla parte di chi, chiamato a festeggiare, doveva per forza condire con il sale dei superlativi, perché la platea voleva e si aspettava quello, alla fine siamo animali sociali, ci piace sentirci dire che il nostro gruppo è il migliore e così ci innamoriamo di Benigni che ce la suona e ce la canta.
    Interpretazioni ce ne sarebbero tante, io mi son chiuso come un riccio al terzo superlativo, secondo me si poteva meglio, ma anche "meglio" è un concetto personale poi.

    RispondiElimina
  2. mi trovi di nuovo d'accordo.
    valescrive

    RispondiElimina
  3. @andima, meglio è un concetto personale è vero.

    Vinz però ha centrato il problema.
    L'Italia, è insicura.
    I "proclami"(termine forse improprio) come quelli di Benigni, servono a dare una spinta, a dare morale.

    Come un complimento fatto ad un adolescente al momento acerbo, ma che ha in se tutte le carte per diventare un Uomo o una Donna in grado di vivere una vita piena e brillante.

    RispondiElimina
  4. Vale, meno male che ci sei tu :)

    @Andima,
    ovviamente si tratta di un'interpretazione la mia. Ti segnalo ad esempio che Travaglio nel suo ultimo passaparola conferma più o meno le cose che tu sostieni.
    Dato che non siamo nella sua mente ogni chiave di lettura è plausibile.

    RispondiElimina
  5. L'Italia e' insicura perche' e' un paese artificiale, con una cultura ed una lingua artificiale.
    Cio' che Benigni ha detto ragazzi e' falso.
    Non e' vero che nasce prima la cultura e poi la nazione, Noi meridionali avevamo altra cultura che si e' sviluppata parallelamente a quella degli altri stati italici.
    Per non parlare della nostra economia, infrastrutture e burocrazia.

    Benigni fa' pura retorica. COme Saviano (riguardo all'unita' d'Italia), e loro lo sanno.
    Come nazione esistiamo solo sulla carta. Ci vorrano un altro paio di generazioni per completare l'opera. 150 anni non sono stati sufficienti, ma i prossimi 30 saranno importanti.
    O ci uniamo veramente o ci separiamo.

    Non dico che l'Italia sia un concetto sbagliato, ma come stato sarebbe stato meglio far nascere un discorso federale.
    In tutto questo, a mio avviso, il SUD e' stato tenuto povero appositamente, per evitare derive separatiste che ormai anche a Sud stanno nascendo.

    Staremo a vedere.

    RispondiElimina
  6. Bacco. Non dico che hai torto peró ragionaci un attimo. Qual'è la definizione che si da di un paese? Cioè quali sono i requisiti che ci devono essere perchè un paese oltre ad esserlo sulla carta lo sia anche nei fatti.
    Per esempio. La Spagna è un paese? La Gran Bretagna, La Germania, La Svizzera sono paesi? Per non parlare degli Stati Uniti.
    Ma la stessa Francia. Il film 'Benvenuti al sud' è stato copiato pari pari da 'Ch'tis'.

    Non è che li consideriamo paesi solo perchè stanno insieme da più tempo?

    La stessa Irlanda. Non hanno finito di spararsi addosso quasi l'altro ieri?

    Quanto poi al discorso Nord-Sud lí veramente ci vorrebbe più tempo per affronatarlo. E' vero che peró le cose non stanno sempre come ce le raccontano.

    RispondiElimina