giovedì 3 settembre 2009

Il rientro degli expats


Qualche giorno fa in concomitanza del rientro dalle ferie e dell'arrivo della nuova infornata settembrina di stagisti sono stati pubblicati sul sito brusselsstudies.be i risultati di uno studio su una componente molto particolare della società brussellese e numericamente piuttosto consistente (il 10% circa del totale). Si parla degli espatriati.
Si tratta di uno studio ben realizzato e che risulta, per me, molto interessante in quanto prende d'infilata argomenti trattati in alcuni dei miei ultimi post.
Viene dato un profilo degli expats ed una descrizione di come essi interagiscono con il tessuto sociale della città.
Propongo una sintesi delle conclusioni principali che ne scaturiscono e che mi sento di confermare in pieno sulla base della mia osservazione personale.

Chi forma la comunità degli expats?
Si tratta di forza lavoro altamente qualificata, orientata alla professione, in media giovane, che di norma a Brussels ci resta per un periodo di tempo limitato, anche se una parte finisce per rimanerci a titolo definitivo. Lavorano per le istituzioni europee e per le entità che con esse hanno a che fare (rappresentanze locali e nazionali, ONG, camere di commercio, lobbisti, etc).
Si distinguono dall'immigrazione tradizionale per qualifiche e status economico. A Brussels ci vanno spinti più da ragioni professionali e per il desiderio di fare una nuova esperienza che per soddisfare bisogni materiali.
La permanenza media è di circa 3-4 anni, a volte di un solo anno, o anche per uno stage di 6 mesi.
Ma spesso anche chi sa di dover passare l'intera vita lavorativa qui sogna di ritornare nel proprio paese per l'età della pensione per poi realizzare che questo ormai è diventato il loro paese (la storia non allegra di un ex nostalgico).
Il sentimento dominante è quello della temporaneità.

Come si integrano nella città?
E' un tipo di immigrazione che viene vista positivamente, in contrasto con l'immigrazione tradizionale che comporta pulsioni xenofobe.
Questo peró non implica una migliore integrazione nella società belga, piuttosto il contrario. Gli autoctoni tendono a considerali come una presenza temporanea, che spesso agisce con atteggiamento predatorio nei confronti della città. Spesso vengono considerati strapagati e privilegiati, anche se non sempre lo sono.
Non sono piaciuti gli stravolgimenti urbanistici imposti alla città per fare spazio alle istituzioni europee, l'incremento dei valori immobiliari che questi arrivi massicci hanno comportato.
Gli expats, considerandosi di passaggio e non avendo spesso l'obbligo di conoscere nessuna delle due lingue nazionali, spesso rifiutano di fare sforzi per imparare francese (considerazioni sul francese) e olandese. E' sorprendente scoprire come persone che si iscrivono a corsi per principianti abbiano già trascorso 3 o 4 anni a Brussels. E questo ne pregiudica le possibilità di integrazione con i belgi (perché non è mai facile intergrarsi in un altro posto).
Un intervistato britannico trova divertente il fatto di non avere amici belgi e di non avere amici che ne abbiano .
Per questi motivo gli expats sono visti come una comunità a se stante. Hanno anche una propria lingua, il cosí detto 'Eurolanguage' o 'Euroenglish', che è ben altra cosa rispetto all'inglese vero e proprio.

In ogni caso il tentativo di racchiudere gli espatriati in una comunità omogenea è superficiale. La realtà è più complessa. Entrano in gioco le identità nazionali e ciascuno di questi sotto-gruppi impiega di frequente criteri diversi di socializzazione.

Il rapporto in versione integrale è disponibile sul sito brusselsstudies.be.

8 commenti:

  1. bello.

    Dunque l'EuroEnglish e' il motivo che mi porto' a scegliere, due anni fa, una nazione di stampo anglosassone. Volevo imparare "il vero inglese".
    Mi viene da ridere quando sento Italiani dire, "io i tedeschi/belgi/olandesi/scandinavi li capisco pprche' parlano un Inglese senza accento. Ho difficolta' a capire Scozzesi, Irlandesi, Australiani. Accento incomprensibile....Il vero inglese si parla in altri posti". Ti giuro che questa affermazione la sento MOLTO FREQUENTEMENTE. Fatti un giro su qualche blog o forum e vedrai.
    Il punto e' che anche noi italiani parliamo l'EuroEnglish. E per liberarcene occorre studio e dedizione. Una volta imparato l'inglese VERO, l'euro English sara' uno scherzo.

    Riguardo la tipologia di immigrazione, nulla da dire. Stessa storia a DUblino, Londra, Amsterdam. Non e' facile integrarsi, ma col tempo, e con il giusto approccio, si riesce a farlo. Io sono solo agli inzi, per cui ne riparleremo tra qualche annetto (parlo di me a Dublino)
    Ad ogni modo queste categorie non subiscono in genere razzismo, ma solo qualche battutaccia o un aatteggiamento del tipo :" Tanto questo tra poco se ne va'", a chi vuole rompere.

    Molti di loro finiscono pero' per disintegrarsi...

    http://thelyndonsyndrome.wordpress.com/2009/09/04/i-disintegrati/

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  2. Quando nel rapporto parlano di EuroEnglish in usano un eufemismo. Nella realtà si tratta di un inglese mediocre parlato da stranieri con vocabolario intermedio.
    Se ti trasferissi qui dopo essere stato in Irlanda il tuo inglese peggiorerebbe. Ne parlavo con un collega australiano che si vede costretto a semplificare il linguaggio per essere capito.

    E' proprio il senso di precarietà che trovo deleterio. Lo stare con un piede dentro e uno fuori. Il considerare opzionale lo studio delle lingue del paese. Inzia a delinearsi, anche grazie a questo studio assolutamente centrato, il profilo del sindromato brussellese (diverso da quello dublinese).


    L'ho letto l'articolo di Lyndon. Molto acuto.

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  3. http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/economia/news/2009-09-07_107398525.html

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  4. scusa vinz, volevo commentare il link precedente. E' una bufala o c'è un allarme conti pubblici in belgio?

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  5. Si, il problema esiste. Lo stato si è dovuto svenare per salvare Fortis e Dexia.
    Hanno dovuto chiedere finanche il sostegno di Francia e Olanda.
    Sapevo del massiccio sforamento. Se adesso viene fuori che è di queste proporzioni allora c'è poco da stare allegri

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  6. consolati coi coccolattini :)

    Ne riparliamo in qualche altro post. Son sicuro che ne parlerai.
    Ciao

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  7. > Se ti trasferissi qui dopo essere stato in Irlanda il tuo inglese peggiorerebbe.

    confermo :(
    mi manca tantissimo l'inglese dei miei colleghi irlandesi, quell'irlandese che chiamavo dall'accento "ostrogoto" quando i primi tempi ingenuo e sindromato iniziato la mia avventura e invece oggi mi manca, quando in ufficio qui c'e' qualche italiano che insulta la lingua con errori di continuo traducendo dall'italiano all'inglese e credendo di parlarlo bene (tipo frasi losing time invece di wasting time o until now invece di so far e via dicendo, ma anche tante parole inventate al momento, verbi irregolari completamente dimenticati, etc..), ora io non son questo gran esperto dell'inglese, un anno e mezzo non bastano per assimilare completamente una lingua, ma lavoravo ogni giorno con colleghi irlandesi e molte cose le ho imparate, espressioni, modi di dire, poi con il corso d'inglese serale affinavo la grammatica e uscendo con ragazzi stranieri la sera si praticava (soprattutto da ubriaco i primi tempi:D).. e ora invece mi accorgo che qualcosina l'ho gia' persa e non mi piace per nulla questa sensazione

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  8. Dopo l'esito positivo del referendum irlandese al fine di favorire l'integrazione arriva la tanto sospirata riforma dell'EuroEnglish.

    European English:
    The European Commission has just announced an agreement whereby English will be the official language of the European Union rather than German, which was the other possibility.

    As part of the negotiations, the British Government conceded that English spelling had some room for improvement and has accepted a 5-year phase-in plan that would become known as "Euro-English" .

    In the first year, "s" will replace the soft "c". Sertainly, this will make the sivil servants jump with joy. The hard "c" will be dropped in favour of "k". This should klear up konfusion, and keyboards kan have one less letter. There will be growing publik enthusiasm in the sekond year when the troublesome "ph" will be replaced with "f". This will make words like fotograf 20% shorter.

    In the 3rd year, publik akseptanse of the new spelling kan be expekted to reach the stage where! more komplikated changes are possible.
    Governments will enkourage the removal of double letters which have always ben a deterent to akurate speling.

    Also, al wil agre that the horibl mes of the silent "e" in the languag is disgrasful and it should go away.

    By the 4th yer people wil be reseptiv to steps such as replasing "th" with "z" and "w" with "v".

    During ze fifz yer, ze unesesary "o" kan be dropd from vords kontaining "ou" and after ziz fifz yer, ve vil hav a reil sensibl riten styl.

    Zer vil be no mor trubl or difikultis and evrivun vil find it ezi tu understand ech oza. Ze drem of a united urop vil finali kum tru.

    Und efter ze fifz yer, ve vil al be speking German like zey vunted in ze forst plas.

    If zis mad you smil, pleas pas on to oza pepl.

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