giovedì 20 novembre 2014

A Lussemburgo a sua insaputa /2


Se vado da qualche parte in vacanza ritorno convinto che in fondo è un bel posto e che ci vorrei venire a vivere. Se invece ci vado per lavoro mi piace quasi come Tor Sapienza.

Strano posto il Gran Ducato.
I prezzi sono quelli di New York, dimensione e provincialismo quelli di Battipaglia.  PIL pro capite più elevato d'Europa, decoro borghese e tutti a casa alle 8. Bruxelles al confronto sembra Formentera.
Il tutto con la doverosa eccezione della strada dell'hotel con spacciatori al pascolo, andirivieni di balordi, bar dagli interni schermati da tende e quattro vegliardi che sbavano per la barista del bar dell'albergo.

***
-L'iva al 3%?!!
-Perché in Italia quant'è?
-21, 22, 23..boh. Comunque molto.
-Ecco perché gli italiani vengono qui a frotte!

Ma non è affatto vero che vengono per l'Iva, almeno quella al 3%. Più facile che ci vengono per quella dietro le tendine dei bar di cui sopra. A conti fatti se lo sconto fiscale te lo trovi più che compensato dall'incremento del prezzo non cambia granché, anzi. Qui ci si puó quasi notare lo zampino di Dooh Nibor[*], l'eroe del liberismo.
Vengono perché sono alla canna del gas, quel tanto che basta.

Una cosa mi sento di smentire, che a Lussemburgo non ci sia trasparenza. Ce n'é moltissima invece. Tantissimi uffici hanno la facciata quasi interamente in vetro. Dalla strada si possono osservare i tavoli, i computer, il via-vai degli impiegati. Qui i capi le segretarie le molestano in  diretta su RTL.
Quando si dice luoghi comuni.

 [*] Robin Hood alla rovescia. Scema e com'è mi tocca spiegarla








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