giovedì 5 gennaio 2012

Miti italiani - la qualità della vita

Il mostro di Lockness

Monica fa come i salmoni, il Ryanair dalla Spagna lo prende controcorrente. Lei a Bruxelles per le vacanze ci arriva. É la persona più brussellofila che possa esistere. Ci venne per caso, ci ritornó per amore e ci si separò con dolore. Di Bruxelles dice che é una città fatta per gli stranieri. Che non fa sentire nessuno fuori luogo. Che ce la si può raffigurare come una gigantesca tavola dove ad ogni nuovo arrivo ci si aggiunge un posto e ci si risistema.
Penso sia vero. Sarà per questo che le perdoniamo sempre il degrado, gli autisti, i postini, i teppistelli, la burocrazia, le tasse e tutto quello che può venire in mente.

Lei però l'altra riva del Rubicone dell'emigrazione non è mai riuscita a raggiungerla. Un partner recalcitrante, un lavoro 'stabile' difficile da abbandonare. La sua personale margherita del partire/restare ha ancora molti petali.

E tu  invece come sei arrivato alla fine alla decisione di mollare tutto definitivamente? mi ha chiesto l'altro giorno a cena.
Inizio a raccontare.
Era sera. Mi trovavo sul regionale tra Portici e Torre Annunziata. Il treno era in ritardo. Ci doveva essere un passaggio a livello rotto, un locomotore in panne,  uno sciopero improvviso,  una occupazione, un suicidio. Insomma  una di quelle cose, simpatiche assai, che rallegrano la vita dei pendolari e che di sicuro si era prodotta anche la mattina all'andata. Ricordo l'arrivo trafelato in ufficio, il fegato a puntino per essere servito come fois gras al cenone di capodanno. Scorgo il capo progetto spaparanzato al bar davanti l'entrata. Si godeva la lunga pausa caffè, quella meritata di inizio mattinata. Se la concedeva abitualmente dopo l'estenuante sforzo di aver controllato chi era arrivato in ritardo e chi no. Gli vidi allungare l'avanbraccio destro, per poi abbassarselo di colpo all'altezza del volto con un movimento roteatorio, come in un rituale samurai. Mai più l'orario fu controllato in modo altrettanto teatrale.
Non che non avessi provato a parlargli dei treni, dei ritardi. Scrollava le spalle, diceva che comprendeva  ma non ci poteva fare molto. Assumeva un atteggiamento paternalistico. Si prodigava in consigli.
Non so, diceva, faresti meglio a venire in auto, o magari prendere casa. Lo dico nel tuo interesse.
Il fatto che ciò avrebbe praticamente azzerato la convenienza ad andare a lavorare era un dettaglio.
Purtroppo di gente disposta a lavorare qui anche per meno c'é la coda, aggiungeva molto compenetrato.
Ripensavo a tutto questo quando sentii una vocina, remota come una eco lontana.
-E se ti dicessi che questa sarà la tua vita per i prossimi 25 anni, cosa mi risponderesti?
-Seppellitemi qua! Ecco cosa ti riponderei. Alla prima discarica abusiva che vi capita a tiro!

E non ti manca l'Italia? La qualità della vita? chiede la mia amica.
La mitica qualità della vita italiana. Quante volte l'ho sentita evocare in questo periodo di visite familiari. E' un po' come il Sarchiapone, lo Ieti o il mostro di Lockness. Una specie di leggenda metropolitana di cui tutti  parlano ma di cui nessuno è mai realmente  riuscito a documentare l'esistenza.
E mi raccomando di soffermarsi sull'avverbio [vedi commento in basso].

8 commenti:

  1. vinz ma qualcuno che lo dimostri realmente lo troverai sicuramente o forse neanche tu potrei dimostrare realmente la tua raggiunta in Belgio, perché la qualità di vita è personale e relativa, personale perché dipende dai propri compromessi, relativa perché dipende con cosa la stai confrontando: per uno svedese magari la tua qualità di vita in Belgio potrebbe non essere abbastanza, come per te non lo potrebbe essere la sua; per un tunisino la qualità di vita in Italia potrebbe essere il paradiso, per esempio. Sì, si possono trovare delle metriche assolute, e sono quelle che poi creano le famose classifiche ogni anno, ma contano poco se poi uno sta bene dove sta, se per sé stesso c'è qualità nella vita che ha. Il problema, casomai, è quando si pretende (per ignoranza, per difesa, per patriottismo, per cocciutaggine, per luogo comune, etc) che la propria qualità di vita sia la migliore, in assoluto, o sia la migliore in confronto a quella dell'altro interlocutore, chiunque esso sia. Ecco, questo purtroppo capita spesso in Italia, quindi secondo me il mito non è che in Italia ci sia qualità di vita, perché c'è, ci può essere, a ciascuno la sua, semmai il mito sarebbe "la qualità della vita italiana è la migliore". No?

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  2. Ho detto quello che scrivi tu per anni e non ti dico le risposte che mi arrivavano e che mi sono arrivate anche tipo 2/3 mesi fa su Facebook. Insulti a me ed alla mia famiglia perche' vivo bene all'estero e non ho bisogno di ritornarmene in italia. Uno di questi giorni ti passo il link al messaggio

    Le condizioni lavorative erano quelle. Muoversi nel degrado dei trasporti e delle grandi citta', arrivare al lavoro e subire soprusi, insulti dai team del nord, orari di lavoro disumani.
    E credo anche di conoscere il tipo di cui parli.
    Perche' il Sud non e' solo la Salerno by Night (ottima sia chiaro) di De Luca.

    Mio padre ha capito quando mi ha visto prendere la bici per andare al lavoro due mesi fa, quando mi e' venuto a trovare.
    Vinz e' il caso di guardare avanti. Quello che e' stato e' stato. Inutile cercare di spiegare o convincere nessuno.
    Saluti!

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  3. Comunque che ricordi che mi hai riportato alla mente...Terapeutico direi...

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  4. @andima,
    Le tue conisiderazione sono giuste. La qualità della vita é sempre un biecchiere mezzo pieno. Dipende da valutazioni personali. Ad esempio quando vando a luglio in Calabria non posso immaginare qualità della vita migliore.
    Se peró se metto alcuni paletti, delimito meglio il perimetro di quello che intendo per REALMENTE vedrai che sarà più chiaro quello che intendo. Vediamo:

    -Disporre di un lavoro dignitoso con salario dignitoso,
    -Non abitare a casa dei genitori
    -Non disporre di conti conintestati, affitti prepagati, apparamenti ricevuti in eredità.
    -Che il lavoro sia disponibile nella regione di appartenenza. Trasferisi al nord Italia per me appartiene alla casella EMIGRARE.
    -Senza avere nonni disposti a farsi carico dei tuoi figli.
    -Senza avere santi in paradiso per farsi strada

    Chiaro che ci sarà senz'altro qualcuno che riesce a vivere bene, ad esempio in Campania, rispettando questi i requisiti. Ma quanti sono?
    Poi sono sicuro che quello che ha ricevuto 10 appartamenti da fittare dal nonno se la passi benone. Ma non rientra nel mio REALMENTE.

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  5. @bacco,
    Certo. Lo conosci il personaggio descritto. Non intendevo peró criticarlo. La per là psi puó avere la tendenza a dare un volto ad un malessere. Ma a conti fatti svolgeva il lavoro che gli era stato assegnato. Se non fosse stato lui sarebbe stato un altro.

    Comunque ogni tanto ricordare fa bene:) Devo ringraziare la mia amica.

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  6. Vi ricordate le vecchie previsioni del tempo?

    Qualitá della vita (con i presupposti che hai messo tu): non pervenuta

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  7. @top,
    Grazie e buon anno anche a te.

    @gatto,
    Possono sembrare presupposti assurdi. In realtà sono, ne più ne meno, le condizioni che trova chi va fuori.

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