domenica 15 gennaio 2012
Marchi di fabbrica
L'altro giorno dal pediatra c'era una donna francese con un bimbo di 10 mesi. Ci inizia a raccontare di quando suo anche suo figlio aveva sei settimane. Ne parla come se stesse descrivendo un epoca remota, la presa della Bastiglia, la fine della glaciazione. Omero non sarebbe riuscito a metterci maggiore stessa enfasi epica. Ci chiede di Ludo, di come si chiama e glielo diciamo
-Ma allora allora é italiano! Il mio invece é tedesco! sorride compiaciuta.
E' la prima volta che Ludo se lo sente dire e che credo ci si debba abituare. Per quanto potrà sentirsi integrato nel paese dove vivrà, per gli altri sarà sempre italiano. Esempio lampante é l'attuale premier belga, Elio Di Rupo, figlio di minatori italiani.
Magari Ludo ne sarà contento o finanche orgoglioso, ma non è questo il punto. Il problema invece è questa concezione quasi razziale della nazionalità. Non è un caso infatti che si manisfesti materialmente nel possesso di un passaporto. Che come dice la parola non é nulla di più che una ripartizione di porti. Quelli dove il possessore puó passare, quelli dove non puó passare e quelli dove puó transitare ma con diritti limitati. Chi ne ha uno è ammesso ai periodici esercizi collettivi di sovranità nazionale.
Se ci si riflette, la sovranità nazionale non è altro che una revisione in chiave moderrna del principio feudale della servitù della gleba, basandosi su un artificio. Il legame individuo/territorio. Del resto puó non piacere che venga ricordato, ma la razza umana era e resta una specie nomade.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6/7 anni fa ti avrei insultato per un post del genere.
RispondiEliminaOra ti dico che hai ragione ed e' proprio a queste tematiche, proiettate al futuro, che mi sto interessando.
Ovviamente Vinz, il termine "insultato " e' esagerato. Diciamo che non sarei stato d'accordo.
RispondiEliminaLa razza umana evolve anche, fortunatamente.
lo so, antonio. Nessun dubbio. Abbiamo sempre vissuto civilmente le nostre divergenze d'opinione.
RispondiEliminaSi, ma comincio a credere che non ve ne siano piu'
RispondiElimina