giovedì 25 ottobre 2012

La fabbrica della flessibilità




La Commissione Europea decide di avvalersi dei servigi di una Brillante Consulente Informatica (BCI d'ora in avanti) pagandoli diverse centinaia di euro. Al giorno, non alla settimana o al mese.
Alla commissione i BCI li fornisce la società A, grosso brand universalmente conosciuto. La sequenza di eventi che si produce è la seguente:
  1. a A non va di assumere i BCI direttamente. Magari l'Europa cambia idea e finisce per ritrovarsi BCI e colleghi sulla panza.  
  2. Allora si rivolge a B, buona società di taglia media. Trattenendo un tot per il disturbo. B poi si rivolge a C, e così via.
  3. Si arriva infine a X, start-up scalcagnata con 10 dipendenti e senza capitale sociale. Di quelle spazzate via a ogni ondata di crisi come moscerini sul parabrezza. Per BCI la notizia cattiva e che metà dei soldi si sono persi per strada. Quella buona è che finalmente ha un contratto a tempo indeterminato. Certo, con una società che tanto a tempo indeterminato non è, ma BCI non è choosy. E poi il capitale per quanto dimezzato è ancora troppo, troppo alto. 
  4. A questo punto interviene la Mutualità, convinta che troppo denaro dia alla testa, e decide di farsene dare un terzo. 
  5. Anche lo stato crede molto nel valore della condivisione e si fa dare un altro terzo di quello che resta.
Qualcuno dei pochi euro superstiti finisce per fare visita sul conto di BCI. Una di breve durata, giusto il minimo indispensabile prima di ripartire verso quello di proprietari di casa, gestori di servizi e compagnie aeree.

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