giovedì 22 marzo 2012

All we are saying is give poles a chance


E' stato all'incontro delle mamme del quartiere che il piccolo Ludo ha scoperto un paio verità per lui terribili. Il fatto di non essere solo al mondo e che prenderle da chi ha sei mesi più di te appartiene alla sfera del più che probabile. E' stato simpatico constatare come gli italiani appartenenti a coppie miste, per qualche congiunzione astrale di difficilissima comprensione, abbiano tutti preferito chiedere il passaporto del pargolo al consolato dell'altro.
Queste e molte altre considerazioni ci hanno spinto a fare lo stesso, al consolato polacco. La natura sempliciona dei polacchi ti permette di presentarti agli sportelli senza nemmeno dover prendere appuntamento in pompa magna con giorni di anticipo. Sbalordisce l'importanza minima che danno a se stessi. Si vede proprio che loro Leonardo e Michelangelo non li hanno avuti.
Anche l'ovvia ordinarietà degli uffici denota una evidente mancanza di slancio creativo. Tre sportelli funzionati a pieno regime, i numeretti per la coda, il serbatoio d'acqua minerale coi bicchieri di plastica, ampi tavoli rotondi per chi deve compilare moduli durante l'attesa e un angolo con i giochi per i bimbi.
Insomma, le solite noiosissime funzionalità da ufficio postale. Nulla a che vedere con l'imponenza neo-classica dell'ambasciata italiana.
L'addetta trova i documenti in ordine e ci fissa il giorno per ritirare il documento. A distanza di due settimane.
-Il tutto fa 130 €, ci dice.
-130€? Non le sembra caro?
-Ha ragione, all'AIRE a rue Livourne le verrebbe di meno.
-Ok, le do 150€. Tenga il resto. 



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