giovedì 3 novembre 2011

Empatia

katane - gioco di società
Dopo due ore di partita Mik sbotta inviperito
-Questo gioco é insopportabilmente noioso. E' una vita che non avanzo, gli altri si sviluppano e si arricchiscono, e io non mi sposto di un millimetro.
-Che vuoi, é pur sempre un gioco tedesco.
Katane riproduce in piccola scala il meccanismo dell'accumulazione. Tanto più disponi di strade e centri abitati, tanto più accumuli risorse, che a loro volto vengono trasformate in strade e città. Se poi le risorse che hai sono scarse, le vendi. Il processo si autoalimenta e la dimensione minima per vincere é più facile da raggiungere.
-No, basta me ne vado! Ho perso fin troppo tempo. Mi sento come quegli arabi tagliati fuori da tutto, che vedono gli altri spassarsela senza che a loro arrivi niente e che decidono alla fine di far saltare tutto.
Il volume della sua risata nervosa non ha nulla da invidiare, quanto a decibel, alla sirena dell'allarme antiaereo durante la battaglia d'Inghilterra.
-Si, peró se continui cosí sale Little Susie (vedi Incontri ravvicinati) e finisci per capire, visto che ci sei, anche quello che l'arabo prova quando viene rapito dalla CIA e tradotto a Guantamo.

Comunque non ha torto. Il gioco é fatto male e anche io alla fine ho perso. Non é nemmeno contemplata la possibilità di aggredire militarmente un avversario per fregargli le risorse. Se dobbiamo riprodurre la realtà facciamolo bene.

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