martedì 23 marzo 2010

Il magico mondo degli expats


Chi approda alla comunità europea è tenuto a partecipare ad un seminario introduttivo sulle istituzioni comunitarie. Di frequente i compagni di classe di quel giorno finiscono per diventare il primo nucleo di amicizie nel luogo comune. Capitò anche a noi. Due giorni in città e già avevamp qualcuno da chiamare, fosse anche per una semplice bevuta al bar.

L'ambiente degli expats, universo variegato di persone che ruota intorno alle istituzioni comunitarie, può essere concepito come una sorta di airbag. Attutisce l'impatto con la nuova realtà e permette di spezzare quella sensazione d'isolamento iniziale piuttosto a buon mercato. Un bel vantaggio che però comporta a lungo termine dei rischi.

Le amicizie spesso non perdono quel carattere di iniziale superficialità. E' facile costituire ma è altrettanto facile perderle. Chi è solo in un posto allenta i filtri e diventa meno selettivo. Ma se ci si frequenta perché per necessità è probabile che l'amicizia si indebolisca quando la necessità viene meno.

Molti poi a Brussels ci si sentono con un piede dentro ed uno fuori. Cosa abbastanza normale per chi sa di doverci rimanere poco. Sorprendente, ma non infrequente però, anche tra chi è destinato a restarci a lungo. Costoro vivono in una perenne transizione tra i momenti importanti della loro vita che si svolgono altrove.
Per una mia disattenzione ho cambiato i giorni del mio corso di francese da lunedì-mercoledì a martedì-giovedì. Ebbene, il numero degli alunni si è pressoché dimezzato. Perché? semplice, mi è stato riferito da qualcuno a scuola, la maggior parte preferisce tenersi libero il giovedì per poter allungare i week-ends quando possibile. Questo la dice lunga sul modo in cui molti affrontino la loro permanenza.
Si è convinti così di avere molti amici per ritrovarsi soli però al primo ponte in cui si decide di restare.

Ma la lista dei difetti non finisce qui. L'ambiente degli expats è artificiale. Connette poco con la città. Non è compatto nemmeno al suo interno. Spesso pervalgono le comunità nazionali o raggruppamenti omogenei di comunità nazionali. Queste ultime non sono affatto un campione rappresentativo dei rispettivi paesi di provenienza. E' illusorio sperare di capire qualcosa ad esempio della Grecia, della Spagna, della Polonia sulla base dei greci, spagnoli e polacchi trapiantati qui.
Una ragazza una volta mi chiese di spiegarle le ragioni del successo di Berlusconi non essendo ancora riuscita ad incontrare un italiano che non gliene dicesse peste e corna.

Il modo di divertirsi e di stare insieme è spesso stereotipato e piatto. Pub, parties, bevute e poco più. Si comunica in un inglese essenziale e povero. Del resto raramente la conoscenza delle lingue nazionali è tale da permettere di fare le cose che i belgi fanno.

Quanto a noi, le amicizie iniziali, non sono durate molto. Che il fatto di essere arrivati in un posto lo stesso giorno non fosse un collante troppo potente c'era da aspettarselo. Infatti a due anni di distanza non ne ho quasi più traccia.
Forse gli expats forniscono un confortevole rifugio alle asprezze dei primi tempi ma alla lunga non basta, se si spera di vivere la città nella sua universalità, di cui gli expats pur facendone parte ne rappresentano solo un aspetto.

7 commenti:

  1. Guarda Vinz. Post ineccepibile, ma che secondo me puoi estendere agli expats di molte altre citta'.
    Cito Dublino, ma anche Londra secondo me.
    Cioe' questo post esce tranquillamente dall'universo di bruxelles.

    Il discorso cambia invece per posti dove il numero di expats e' ridotto, perche' magari vi e' meno lavoro, e chi si sposta in quel posto lo fa per una scelta sentita, dettata magari da diverse ragioni, affettive, di passione, ecc.

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  2. sono d'accordo su molti punti, anche se il fatto del giovedi' che molti usano per tornare a casa devo ammettere che mi ha sorpreso un po', direi quasi che non e' vero se dovessi parlare per la mia esperienza, ma appunto.. sono esperienze e diverse sfere di amicizie, quindi non ti smentisco, ci mancherebbe, ma nemmeno ti posso confermare:)

    poi aggiungerei alcuni commenti:
    "Il modo di divertirsi e di stare insieme è spesso stereotipato e piatto. Pub, parties, bevute e poco più."
    beh dipende molto dalla fascia di eta', ma in generale aggiungerei anche cinema, bowling, bozar (teatro), concerti (a Bruxelles ci sono in media 3 concerti jazz a settimana, se piace il genere), pero' e' ovvio, anche questo dipende da diverse esperienze e sicuramente quello che hai elencato tu copre la maggioranza dei casi.

    "Del resto raramente la conoscenza delle lingue nazionali è tale da permettere di fare le cose che i belgi fanno"
    mi domando, cosa fanno i belgi di cosi' particolare?:)

    per il resto sono d'accordo con bacco, il post lo si potrebbe estere ad altre citta', come per esempio Dublino (lo dico per esperienza personale).

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  3. @andima,
    Questa del giovedì in effetti è una spiegazione che mi è stata data alla scuola stessa. M'è sembrata plausibile. Che ci sia meno gente è sicuro. Però magari non dipende da quello. Faccio una micro correzione al post.

    Quanto alla frase "Il modo di divertirsi e di stare insieme è spesso stereotipato e piatto" diciamo che la parola 'spesso' include molte ed ampie aree di eccezione. Appunto recepito.

    Quando parlavo di quello che fanno i Belgi era un riferimento più generale. Intendevo, in effetti, tutto quello che i nativi possono fare nel posto d'origine, non solo i Belgi a Brussels. Pensavo ad esempio ad un corso di recitazione, a conferenze, convegni, iscrizione a movimenti, associazioni, clubs. Tutte cose che richiedono una conoscenza per lo meno intermedia della lingua di un posto. Effettivamente non sono stato molto chiaro nel post.

    Grazie per il contributo.

    @Bacco,
    Credo che effettivamente il ragionamento possa estendersi ad altre città.
    Ho evitato di generalizzare troppo giusto per evitare di esprimermi su realtà che non conosco.

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  4. Provo lo stesso dopo quasi un anno ad Edimburgo.

    Le amicizie che ho legato nel primo mese quando frequentavo la scuola sono evaporate. Alcuni li sento tramite mail, altri proprio scomparsi.

    Altri magari cambiano citta', cambiano compagnia, magari escono con nuove amicizie trovate sul lavoro, senza parlare di chi trova l'amore e mette nel dimenticatoio le amicizie di quano erano soli e gli faceva comodo uscire con qualcuno.

    L'amicizia che sento duratura e' con una ragazza spagnola conosciuta al corso di inglese. Non siamo piu' a scuola, non lavoriamo piu' insieme, lei ha trovato un fidanzato, ma continuiamo a sentirci. Ecco, questo e' un esempio di come le difficolta' iniziali siano state un legante duraturo. E' tuttavia un'eccezione.

    Il resto degli expats sono relazioni col timer puntato. Chi rimane qui fino al termine dell'anno scolastico, chi vuole vedere Edinburgh almeno fino al festival di Agosto poi partira', e cosi' via.

    Come dice da sempre Bacco, le amicizie vere le si trovano con i locali, ma anche li' e' dura. Difficolta' culturali, di comunicazione, magari non sono neppure interessati a stringere un rapporto con chi magari vedono, appunto, temporaneo o di pasaggio.
    Difficolta' da non trascurare, ma mi sembra ne valga assolutamente la fatica.

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  5. vinz, se il mio commento e' sembrato tipo voler apportar correzioni, non era quello l'intendo, non volevo affatto che apportassi correzioni, cercavo soltanto di rapportare a quelle che finora qui son state le mie esperienze, ma ovviamente tu sei qui da almeno il doppio di me (se non sbaglio) e ad ogni modo le tue analisi son sempre veritiere.

    Sulle cose che fanno o farebbero dei locali, si' in effetti non avevo pensato a quel tipo di attivita', probabilmente perche' anche se fossi in Italia non le farei:) ma e' anche vero che dipende da passioni, hobby, eta' e anche cultura direi.

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  6. @Alekos,
    Io pure sono convinto che alla lunga non si possa non relazionarsi con chi un determinato posto lo considera il luogo dove si svolge la propria vita.
    Non deve trattarsi necessariamente di nativi, ma per lo meno di persone che non hanno il cuore e la mente altrove.

    @Andima
    Questa è la frase incriminata e in neretto è la correzione:
    semplice, mi è stato riferito da qualcuno a scuola, la maggior parte preferisce tenersi libero il giovedì...

    Il senso non cambia molto ma almeno è visibile che si tratta di un interpetrazione e non di un dato di fatto.

    In generale, i contributi a migliorare sono sempre ben accetti soprattutto nell'interesse di chi legge.

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  7. @Vinz e Alekos

    Verissimo ragazzi.
    PEro' non dimentichiamoci di una cosa detta da vinz stesso tempo fa.
    Non e' facile relazionarsi con i locali. Ovunque.

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