sabato 24 ottobre 2009

Il reperto


A Bruxelles ci sono arrivato dalla Spagna. C'ero rimasto undici mesi. Si dice che un soggiorno all'estero inferiore all'anno va considerato turismo. Il periodo spagnolo però due eredità me le ha comunque lasciate. Una più virtuale, e qualche volta ne parlerò, l'altra molto più materiale ed ingombrante. Prende le forme di un ciclomotore Aprilia dietro il quale c'è una lunga storia.

Ad Alicante Ala ci metteva mediamente un'ora, per lo più in attesa dell'arrivo dell'autobus, per raggiungere l'ufficio sebbene in linea d'aria abitasse a soli 500 metri da esso.
Era separato da casa da una landa sterrata e disabitata, tagliata in due da un canale non attraversabile. La strada di collegamento era invece un'arteria a doppia corsia interdetta ai pedoni.
Niente di meglio che comprare uno scooter di seconda mano se non fosse che per un minuscolo, irrilevante dettaglio. Per registrare l'acquisto serviva il patentino, che lei non aveva. Per ottenere il patentino doveva iscriversi ad un corso. Per iscriversi al corso doveva ottenere un certo NIS che è qualcosa di mezzo tra codice fiscale e numero di previdenza sociale.
Finì così per entrare in una specie di loop burocratico kafkiano. L'ufficio preposto di questi codici ne rilasciava solo una ventina al giorno. Per quanto presto andasse la mattina non faceva mai in tempo. Ci provò una due, tre volte e alla fine rinunciò. Il motorino finì dimenticato in un garage. Il palazzone dell'ufficio rimaneva , beffardamente dinanzi al balcone di casa della sventurata costretta ad attendere il bus per ore sotto il solleone spagnolo. Fino a tre settimane dalla partenza per Bruxelles quando ci si ricordò dello scooter.
-Lo vendiamo, dissi.
Trovammo un compratore che però non si presentò.
-Allora ce lo portiamo a Bruxelles, rilanciò Ala.
-A Bruxelles?? Ma sai quanto ci viene a costare???
-Nulla, ci disse l'impiegata dei traslochi, motorino o non motorino il trasporto in camion costa lo stesso.
Farsi i fatti propri no?
-Allora lo portiamo! Fece lei.
Poi scoprì che per i funzionari comunitari c'era un altro ufficio con la coda molto più corta. Ottenne il numero e si iscrisse al corso. Superò l'esame a dieci giorni dalla partenza. Ottenne il patentino uno due giorni prima e quasi all'ultimo istante lo immatricolò e lo consegnò alla ditta per il trasporto.

A Bruxelles l'incubo kafkiano riprese. Il motorino, che non aveva ancora percorso dieci metri, andava reimmatricolato ed assicurato in Belgio. Trovammo qualcuno che lo assicurò senza cambio di targa.
Una sera decisi di farne uso per recarmi da un amico. Non ho mai guidato motorini in vita mia. I miei si erano sempre rifiutati di comprarmene uno negli anni dell'adolescenza. Il conseguimento dell'autonomia economica giunse quando ormai avevo già sviluppato una sorta di terrore sacro per tutto ciò che non fosse a quattro ruote. Per arrivare al centro da dove abito si deve attraversare Molenbeek, quartiere islamico, teatro spesso di insurrezioni e scontri con la polizia.
Benché il motore mi si spense ad ogni semaforo l'attraversamento dei ghetti brussellesi fu la parte meno pericolosa della serata.
Cosa avrebbe fatto, ad esempio, la polizia in presenza di un motorino appartenente ad una polacca, guidato da un italiano, con targa spagnola ed assicurazione belga? E non solo. A ridosso del quartiere europeo mi ritrovai catapultato sulla corsia centrale di rue Belliard, stradone a senso unico che di corsie ne ha cinque. Le vetture mi sorpassavano a destra e sinistra a tutta velocità. Avevo il casco stretto di Ala e gli specchietti mal avvitati a penzoloni. Faceva un freddo boia nonostante fosse il 27 luglio. Riuscii non so come a uscire da rue Belliard giusto 100 metri prima dell'omonimo tunnel. Mancai però la traversa dove abitava il mio amico e dovetti fare un nuovo giro della morte su rue Belliard. All'arrivo avevo un colorito del volto da fare invidia all'incredibile Hulk.
Il mio amico, centauro provetto, mi rimise a punto il veicolo per il ritorno che fu senza intoppi. Lo parcheggiai davanti casa dove è rimasto senza che nessuno lo toccasse più per mesi. Ha subito un tentativo di furto. E' rimasto in balia dei vandali del quartiere che gli hanno fregato gli specchietti e lo hanno rovesciato al suolo più volte. Ala, che per inciso non ha la più pallida idea di come si guidi un motorino e ne è terrorizzata più di me, nel frattempo si è convertita a sogni di altro spessore.
Alla fine abbiamo avuto la brillantissima idea di spostarlo dinanzi ad una chiesa senz'altro dedicata a qualche santo protettore dei ciclomotori. Se poi il miracolo si è prodotto per l'intercessione del santo o per la presenza dei tre, quattro alberi su cui si danno convegno tutti i corvi di della zona, questo non lo so. Sta di fatto che da allora i vandali lo evitano come la peste.
Il veicolo è ormai un pezzo dell'arredo urbano. Un mese fa c'è stato nel quartiere il mercatino dell'usato con i venditori disposti intorno allo scooter interamente scacazziato di bianco dai corvi.

Temo che il fotoromanzo sia destinato a continuare.

7 commenti:

  1. wow. Magari.

    Lo propongo alla proprietaria:)

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  2. @alekos

    e come te lo porti ad edimbra'!!!!

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  3. me lo porta il Vinz sotto il tunnel della Manica...

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  4. della serie,
    il primo motorino appartenente ad una polacca, guidato da un italiano, con targa spagnola ed assicurazione belga che si va a schiantare contro le scogliere di Dover.
    Non c'è che dire, da guinness dei primati.

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  5. Ah ah, bella la storia, ne conosco di simili. Vogliamo la libera circolazione dei veicoli!

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