domenica 13 dicembre 2009

Post numero 50




Non ci fu una ragione precisa dietro la decisione di aprire il blog. Era un po' che seguivo silente i blog di altri italiani all'estero. L'avventura spagnola cominciava a mostrare tutti i suoi limiti. Consideravo l'Irlanda come possibile meta futura. Poi sulla ruota del destino venne fuori Bruxelles. Continuai, comunque, la lettura finché, forse per emulazione, forse per darmi una ragione per scrivere, forse per provare ad uscire dal guscio, decisi di inaugurare il mio.

Dopo 50 post non sono ancora sicuro di aver appieno compreso la vera essenza dello strumento. Scrivere in rete ha regole e segreti che ancora mi sfuggono. Non riesco a tenere corti i post, non riesco a concentrarmi su pochi argomenti contigui, non uso video che in rete funzionano meglio dei testi.

Non sono nemmeno capace di descrivere con precisione di cosa si tratti. Si dice che un blog sia un diario pubblico. Ma la definizione non rende. Certo è pubblico, quello è sicuro. Come in un diario può esserci la dimensione personale. Ma non è obbligatoria. Ci sono moltissimi ottimi blog che non dicono nulla sulla sfera personale dell'autore. Ma non è diario nemmeno dove la sfera personale esiste. Un diario è costituito dalla descrizione minuziosa degli eventi vissuti da chi scrive, tra questi pensieri ed emozioni, spesso slegati gli uni dagli altri e messi in fila dallo scorrere del tempo. Riprodurli pedissequamente in rete non ha molto senso:

Oggi ho visto una donna islamica con quattro figli. Berlusconi ha dato dell'abbronzato ad Obama. Ho provato a comprare una sciarpa viola e mi hanno riso in faccia. Un mio collega voleva andare in Puglia ma ha rinunciato perché costava troppo.
Non commestibile online. Ecco, un blog forse serve a dare un contesto ai fatti di un individuo. Il blog sta alla storia come un diario alla cronaca e magari il segreto di buon blog é costruirlo su un diario personale segreto.

Non dico mai a nessuno di avere un blog. Amici, colleghi, parenti non ne sono informati. Ne è a conoscenza chi ci è arrivato da solo. Non so ben spiegare questa ritrosia dovuta forse all'atteggiamento scettico dei tanti che lo considerano una sorta di stravaganza avulsa dalla realtà.
-Ah si? hai scritto questo? Dai dammi il link, poi lo leggerò

Ma scrivere in rete è qualcosa in più di un banale passatempo. Si scrive per se stessi in primo luogo, per tenere traccia della storia delle proprie idee. Ma il processo non è neutro. La trasposizione stessa, di riflessioni ed emozioni confuse ed annebbiate, in sequenze di lettere e parole è processo impervio pieno di sorprese con risultati imprevedibili. A maggior ragione poi quando il testo è destinato alla graticola della rete. Ed ecco che il pensiero nel suo stadio iniziale di impulso emotivo si raffina, si rielabora, si rafforza. Spesso il post che viene fuori è tutto diverso dall'idea iniziale che lo ha generato.

Leggendo i cavesi e gli altri irlandiani mi è sembrato a volte di condividere la loro esperienza. Certo vivere le cose di persona è un'altra cosa ma nell'impossibilità d'essere dovunque si va in Irlanda, in Svezia, in America tramite i racconti altrui. Ed è forse questa la vera essenza dei blog, quelli degli altri intendo. Ti allungano la vita. Nello spazio e non nel tempo, ovviamente. Allora scrivere il proprio è forse il modo per ricambiare il favore.

5 commenti:

  1. auguri per i 50 post!:)
    mi son ritrovato in qualche riga, anche io spesso passo dal personale alla cronaca, dal racconto alla riflessione, senza seguire un vero e proprio tema, ma in fondo e' cosi': il tema e' il blog dell'autore, gli stimoli che lo spingono a scrivere; e trovo i blog un ottimo strumento di scambio di pensieri.

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  2. grazie per la citazione.
    Onoratissimo.
    E tanti auguri.

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  3. anch'io ho iniziato il blog senza un motivo apparente, senza fargli mai pubblicita'. negli ultimi tempi scrivo solo sotto effetto della rabbia. mah. penso che ci ridero' su fra qualche anno, rileggendolo.

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  4. @Andima,
    Sono d'accordissimo. Scambio di idee e condivisione della conoscenza sono gli elementi che fanno la forza dei blogs. Senza di essi, forse, non ci sarebbe occasione per riflettere a fondo su molte cose.

    @Bacco,
    Citazione doverosa. Grazie per gli auguri.

    @g.i.p.o.
    Ti seguo con costanza. E' percepibile l'indignazione e la rabbia nei tuoi articoli, ma si tratta di una rabbia lucida e ragionata.

    Speriamo di riderci tra qualche anno sulle cose di cui spesso discutiamo. Vorrebbe dire che sono solo un brutto ricordo.

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  5. Ho appena pubblicato anche io un post sulla scrittura. La cosa bella dei blog e' che non serve essere scrittori per essere letti da persone anche lontane.

    Tutti i bloggers hanno forse la vena della scrittura, e fino a quando qualcuno ha voglia di scrivere e qualcun altro ha la voglia di leggere, allora va bene.

    Io il mio lo ho pubblicizzato ai miei amici, ottimo modo per rimanere in contatto.

    Poi cio' che uno ci scrive dipende da tante cose. Nel mio caso avrei voluto tenerlo come un diario, ma mi accorsi presto che non funzionava. Ora pubblico piu' riflessioni legati ad eventi che non eventi stessi.

    Mi piace pensare che noi diamo alla luce un blog, poi lui stesso vive di vita propria in base al suo pubblico ed ai commenti che ci lascia, ma soprattutto in base a noi stessi, maggiori critici quando rileggiamo cio' che postiamo.

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