domenica 20 dicembre 2009

L'inverno artico


L'aereo decolla da Zaventem con quasi due ore di ritardo e volteggia qualche minuto sul centro della città che le recenti nevicate hanno velato di bianco. Dall'alto Bruxelles ci appare appiattita e compatta prima di sparire dalla visuale dell'aereomobile che ora punta decisamente verso est. Il nord Europa sembra come ibernato dal gelo di questi giorni. Scorre lento in una lunga sequenza in scala di grigio a intensità diversa, come in una esposizione di foto d'arte in bianco e nero.
Il capitano ci avverte, all'atterraggio a Varsavia il termometro lo troveremo a -19.
Mi perdono la valigia. Secondo la versione ufficiale la colpa sarebbe di Bruxelles. La coda allo sportello e la pila dei bagagli non assegnati lasciano pero' più di un sospetto.

Fuori il fratello di Ala, Darius, si becca una multa di 50 sloty per essersi fermato troppo a lungo in zona di transito. Il poliziotto ci mette una vita a compilare il verbale lasciandoci mezz'ora nell'auto gelata. Darius ci dice di dover sbrigare alcune commissioni prima di poter partire per la destinazione finale. Passiamo per casa sua per ritirare la borsa, poi per il centro commerciale dove compro il minimo indispensabile essendo ora senza bagaglio.

Varsavia è una città' strana. La distribuzione urbana è estesa e rarefatta. Gli edifici sono distanziati. Gli interminabili spostamenti seguono stradoni lunghi e scuri, larghi e ghiacciati, trasbordanti di neve mal spalata. Non c'e' anima viva.
La monotonia s'interrompe al centro dove imperversano a ridosso delle gigantesche insegne luminose dei centri commerciali. E' un sabato prenatalizio. Il traffico si intensifica. Le auto restano a lungo in fila nel gelo prima di guadagnare l'entrata ai parcheggi.
La colonizzazione ad opera dei marchi della grande distribuzione internazionale, in un paese stremato da decenni di oppressione e miseria, non ha trovato nessun tipo di resistenza.
La Polonia fu il primo paese d'oltre cortina a passare negli anni novanta, prima ancora della caduta del muro, dal comunismo all'ultra-liberalismo reagan-tatcheriano, da un dogma all'altro, da socialismo reale a capitalismo reale. Di colpo e senza tappe intermedie.

Darius ci comunica di dover ancora consegnare le stampelle allo zio. Povero lo zio, penso, però le stampelle magari gliele poteva portare prima. Dopo l'ennesima interminabile traversata nel nulla lasciamo la città e facciamo rotta verso ovest. La radio dice che la temperatura e' ancora a -19 ma la si percepisce come se fosse a -25 a causa del vento freddo. L'inverno quest'anno viene dall'artico. All'arrivo le mie gambe sono agili e flessibili come due blocchi di granito congelati.

Diceva mia nonna ''mogli e buoi dei paesi tuoi". Non sono d'accordo. E' un proverbio sbagliato quasi quanto il più celebre "il tempo è denaro" la cui applicazione pratica e' causa di molti dei mali dell'umanità. Siamo quasi nel 2010. I muri sono caduti, le frontiere non esistono più. Viviamo in un'era d'integrazione e d'interscambi. No, uno un bue deve essere libero di comprarselo dove gli pare.

5 commenti:

  1. Ala sara' felicissima di leggere questo post in cui e' paragonata ad un bue. :D

    Cia' waglio'. Buone vacanze

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  2. Si in effetti :)...ma riportavo le parole di mia nonna:)

    Mi hanno restituito pure la borsa.

    Buone vacanze anche a te. Tu scendi?
    Io vado a casa subito dopo natale.

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  3. sono gia' a casa. Hai la mia email. Fammi sapere quando sei qui!

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  4. Mogli e buoi dei paesi CHE VUOI :D

    Buone Feste Vinz!

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