giovedì 15 maggio 2014

Seicento di queste buste

 

Il post mi è rimasto tra falange e falangetta.
Quello su quanto è discreta la campagna elettorale in Belgio, che lo devi sapere che ci sono le elezioni se no non te ne accorgi. Poi è iniziata la pioggerellina di munnezza elettorale. Poi la pioggia è diventata diluvio. È stato quando il mucchio nell'atrio ha raggiunto il livello del polpaccio che il germe del dubbio ha iniziato a farsi strada.

Dicevo ad una signora che nel giro di un paio di settimane dovrebbe essere tutto finito.
-Speriamo, ha sospirato speranzosa.
Insisto. É certo, tra due settimane è tutto finito. Nessuno più si prede la briga di far stampare costosi volantini a colori su carta lucida e spedirteli ad elezioni passate. Sono troppo impegnati a recuperare l'investimento.

La conferma è arrivata grazie ad una raccomandata ufficiale. Mentre il postino la cercava ho avuto il tempo necessario per recitare mentalmente grossa parte del lungo rosario di salmi di ringraziamento, ognuno di essi dedicato ad una diversa amministrazione tributaria belga.
Per fortuna(*) era la lettera del consolato che si ricordava di me. 
 (* il termine 'fortuna' qui è da riferirsi alla mancata richiesta del benché minimo pagamento
Qualcun'altra invece ha dovuto ritirarsi la sua di raccomandata elettorale presso l'edicolante musone all'incrocio tra Noyer e Chasseurs Ardennais. Adesso ha fatto carriera ed è diventato ufficio postale.

Mentre attendeva non ha potuto non notare la pila di lettere su carta patinata, in buste bardate di azzurro con gran senso estetico. Ben più belle della sua, in bianco e nero su carta grezza.
-Indovina quante erano? 600.

Bruxelles, Italia.

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