mercoledì 18 agosto 2010

Il razzismo degli ultimi arrivati


gare du midi - mercato

Lavare le finestre del nuovo appartamento era l'ultima cosa che ci restava da fare. Troppe e troppo sporche per aver voglia di sprecarci su mezzo weekend. Ricorriamo così ai servigi di una signora polacca sulla sessantina. Ad un certo punto in un francese alquanto approssimativo mi fa.

-Sono veramente sporche queste finestre. Ci dovevano abitare dei marocchini prima.
In realtà il nostro predecessore era irlandese.
Non è una novità qui a Bruxelles. I commenti più pesanti sugli altri immigrati vengono proprio da coloro da cui ci aspetterebbe ben altra comprensione.

Tempo fa iniziammo a cercare casa ad Anderlecht. Qualcuno ci aveva detto di trovarcisi bene. Decidemmo allora di  chiedere ulteriori informazioni sul quartiere in una pasticceria italiana.
Non sia mai, ci disse la titolare. La situazione va di peggio in peggio, ogni giorno al metro St. Guidon , per una ragione o per l'altra deve intervenire la polizia. Ormai i marocchini ci stanno cacciando. Era negli anni 70 quando siamo arrivati noi che qui si stava bene.
Non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea che negli anni 70 qualcuno potesse aver lasciato il quartiere a causa loro. Il punto di vista è senza sfumature. Gli italiani venivano per lavorare e produrre. I marocchini per sporcare e delinquere. Dicono marocchini, ma intendono maghrebini e più in generale musulmani.

Una giornalista del TG belga fa una gaffe imperdonabile definendo il primo ministro incaricato, Di Rupo, riflessivo malgrado le origini italiane e subito qualcuno risponde che è la comunità maghrebina che degrada, quella italiana lavora e produce.
Ormai questa concezione revisionata e romantica dell'emigrazione nostrana guadagna sempre più popolarità tra gli italiani. Quella era l'emigrazione dei poveri ma belli, costretti a partire per necessità, ma pronti a fare la fortuna dei paesi ospitanti. Il terreno per il razzismo contro gli altri, senz'altro sporchi e cattivi, è così spianato.
Sarebbe ora però che questi revisionisti dell'ultimo ryanair si andassero a documentare meglio su quello che è stata l'emigrazione italiana. Con il suo seguito di macro e micro criminalità, violenza povertà, degrado e sporcizia. Basta leggersi un qualunque testo sull'emigrazione italiana o andare a vedere quello che si diceva dei nostri.
Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.....(continua)
Perché quegli italiani erano cattivi? No. Perché questo è il volto sgradevole e poco iconografico della povertà. Perché questa è spesso la storia di chi deve lasciare il proprio paese per fame.

Sorprende la gaffe del tg essendo i belgi molto attenti su queste questioni. Misurano le parole, si attengono al politicamente corretto. Sui media, e devo dire anche in privato. Si guardano bene dall'usare il linguaggio di molti dei nuovi arrivati.
E invece la stagista ungherese, il contrattuale rumeno, la donna delle pulizie polacca, il tecnico dei cavi italiani, quelli no. Quelli entrano a gamba tesa. Non tutti sia chiaro, ma di sicuro in troppi perché il fenomeno possa essere trascurato. Il loro repertorio è insistito e variegato.

-I musulmani se ne dovrebbero andare. Non hanno diritto di stare in Europa che è cristiana.
Loro con la valigia ancora da disfare che intimano lo sfratto a chi magari qui c'è nato.
-Quando c'è mercato la zona della stazione midi non si può considerare Europa ma Africa.
mi piacerebbe tanto vedere i mercati ortofrutticoli nei loro paesi.
Non si fanno prigionieri.
-Il politically correct è l'ipocrisia dei nordeuropei. Noi invece siamo franchi e non abbiamo paura a dire quello che pensiamo.

-Questi belgi hanno un paese socialista e non lo sanno. Con i loro welfare state non fanno altro che far proliferare la feccia ed il parassitismo.
Ti ripropinano poi la favoletta d'Eurabia. Ti sommergono di stereotipi sugli arabi e sugli africani.

Qui non ci sarebbe nemmeno bisogno di documentarsi. Sarebbe sufficiente aprire gli occhi. Osservare quanti sono gli autisti, i commessi, i lavoratori edili, gli addetti alle pulizie, ma anche insegnati di francese, colleghi d'azienda, capi delle risorse umane di origine maghrebina. E che dire di tutti quei negozietti di prossimità aperti quasi sempre, domeniche e festività incluse, e che ti permettono di trovare qualunque cosa ti possa servire in qualunque momento? Da chi sono gestiti quelli? Non significa questo arricchire la nazione ospitante? Possibile che ci si accorga solo degli hooligan di Bockstael?
Ma non c'è speranza, come nel caso dell'emigrazione italiana, della realtà come al solito si prende quello che più si adatta alla tesi che si vuole sostenere.

8 commenti:

  1. come sai, anche qui in Italia si cavalca l'onda del razzismo anti arabo.

    Io porto un esempio che coinvolge genti di un altro paese però.
    I Cinesi.

    "I cinesi puzzano, bleeeah chi si comprerebbe mai niente da loro".
    Poi invece visti i prezzi bassi per filati non cattivi, la puzza passa...però l'affermazione non viene rimangiata.

    Io penso che questa "cattiveria" sociale, sia da ricondurre all'unità essere umano.
    l'uomo è così.
    anni di storia non insegnano niente, andare a scuola ed istruirsi non vuol dire che si riesce ad instillare un po di buon senso.

    cosa ci riserverà il futuro?

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  2. Manca la capacità di calarsi nei panni dell'altro, specie quando l'altro non è poi così dissimile da te.
    Io credo nell'osservazione personale. Non tutto quello che si sa può derivare da fonti esterne.
    A patto che non ci si limiti all'ovvio, al cliché, a quanto salta all'occhio. Se no è controproducente.

    E poi Bruxelles è una città interessante proprio perchè è differenziata. Fosse appiattita sui belgi e le loro sempre meno sopportabili beghe ci sarebbe da spararsi.

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  3. A me ha detto culo, ho amici che vivono un pò ovunque e grazie ai quali tanti cliché eventuali si sono disintegrati.

    Ho una cara amica che vive e lavora in Cina, fidanzata con un Cinese.
    Il primo che si meraviglia di come vivono i Cinesi in Italia ed a Napoli è lui.
    "ma dove sono tutti? dove vivono? che locali frequentano? che fanno quando non lavorano?"

    e se un ragazzo di 25 anni Cinese ti chiede questo (sebbene lui sia poi nato in Germania) allora capisci che i Cinesi li guardavi con un filtro distorto e cerchi un modo per correggerlo.

    questo vale per i Cinesi,gli Svedesi, i Francesi,i Tedeschi, gli Irlandesi..... e calarsi nei panni dell'altro è un esercizio che richiede l'umiltà.
    una cosa che ci manca e non sappiamo dove andare a prendere.

    perché un cittadino Napoletano che si sente, fa poco uso della doccia, che sale sul bus e comincia a dire che l'ambulante che ha il suo piccolo banchetto di merci piegato per andare sul suo pezzo di marciapiede a lavorare,puzza, evidentemente non è utile.

    e oggi vedo spesso queste scene.
    si vede che se la puzza è di un Napoletano, lui ha più diritto di infestare l'altrui spazio vitale.

    tra parentesi, io non ho mai avvertito tutto questo fetore portato dagli ambulanti sui bus, anzi.
    ho problemi di olfatto forse.

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  4. ho detto utile invece che umile :P

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  5. Ricordi il mio post sui Cavesi Vinz? Birthday Girl?. Parlavo di una tipa Moldava che sta con uno di Napoli che tu conosci bene. Trasferitisi in irlanda facevano gli stessi discorsi razzisti (sia lui che lei) che tu riporti.
    Il razzismo degli ultimi arrivati.
    Ne parlai tempo fa. Alla mia maniera. Quando avevo ancora voglia di scrivere.

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  6. Gentile Vinz,
    Ti contatto tramite commento perché non ho trovato nessun altro modo per farlo.
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  7. Ciao Silvia,

    Grazie per il commento. Effettivamente mi hai incuriosito.
    Ti rispondo in privato quanto prima.

    a presto,
    Vinz

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