sabato 7 novembre 2009

Date a Cesare quel che è di Cesare


L'altro giorno Marco Travaglio* ha preso posizione a favore della presenza del Crocefisso nelle aule scolastiche, presenza minacciata da una sentenza della corte europea di Strasburgo.
Travaglio argomenta:
Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Trovo queste considerazioni assolutamente condivisibili. Nelle predicazione di Gesù Cristo trovano posto i punti di vista più radicali che si possano immaginare, anche nel contesto attuale. Il rifiuto incondizionato della violenza e del militarismo, del materialismo consumistico, della pena di morte, del razzismo, della xenofobia, fin'anche dell'evasione fiscale. Nelle sue parole non c'è traccia della sessuofobia ossessiva imposta da chi è venuto dopo.

Purtroppo la storia del Cristianesimo non è finita con Cristo. C'è stato un seguito pieno di cose nobili, ma anche di incredibili nefandezze compiute nel nome del crocifisso che ha finito per diventare il simbolo di una parte. Una parte alla quale si può decidere di aderire o di non aderire. Ecco perché il suo posto non è sul muro di una scuola. Perché ad una religione aderiscono gli individui, non le istituzioni.

Provo a spiegare meglio il mio punto di vista cambiando contesto.
In Francia e Belgio è molto accesa la discussione sulla laicità dello stato. Qui la bandiera della laicità viene sventolata dalle destre in funzione anti islamica. Ci si appella ad essa per vietare il velo nelle scuole.
Era capitato di parlarne in classe durante il corso di francese. Il professore approvava il divieto assoluto dell'uso del velo islamico. Qualcuno gli ha chiesto se per coerenza non debba essere vietato anche il crocefisso. Certamente si, ha risposto lui, convinto di dare una risposta ovvia. E badate bene, qui si discute di uso personale dei simboli religiosi.

Bene. Io questo ultimo punto di vista non lo condivido. Sia per quanto riguarda il velo islamico, se questo diventa la condizione che la famiglia pone alle ragazze per poter uscire di casa. E' meglio che a scuola ci vadano comunque. Sia per quanto riguarda il crocefisso. Se uno studente desidera indossarlo o esporlo sul proprio banco deve poterne avere la facoltà. Non sarei nemmeno contrario se a farlo fosse un professore. Perché la scelta resterebbe comunque individuale.

E' l'atto di appenderlo sul muro di una classe che non va bene. la scelta diventa collettiva. La maggioranza si arroga il diritto di scegliere per la minoranza. La collettività adotta una fede rendendo confessionale quello stato che di essa ne è l'espressione.
Si presume quindi che ogni cittadino aderisca alla confessione pubblica. Chi non lo fa diviene eccezione, ergo un problema. E' evidente l'elemento vessatorio verso quelle che si presume essere minoranze, i cui appartenenti vengono spinti a sentirsi dei disadattati.
E' inutile dire che la qualità di una democrazia la si valuta dal modo in cui vengono trattate le minoranze. Le maggioranze vincono sempre anche nei regimi.

Ma torniamo a Gesù. Il "porgi l'altra guancia" non è mai stato realmente rispettato da coloro che dichiarano di esserne seguaci. Tanto meno oggi quando imponenti armate cristiane occupano Iraq ed Afghanistan.
C'è invece un'altro principio di fondamentale importanza. "Date a Dio quel che è di Dio, date a Cesare quel che è di Cesare". Leggendolo bene ci si accorge che è stato Gesù medesimo a stabilire la separazione tra stato e chiesa. Gesù, nato sotto l'impero romano con un imponente potere politico e militare già costituito fu il primo a teorizzare lo stato laico.
L'implementazione di questo precetto è stata alla base di molti dei successi dell'occidente. L'Islam, che per secoli è stato una civiltà molto più avanzata di quella Europea, ha perso il proprio vantaggio per il fatto di non disporre di un principio equivalente.

Ecco perché non va appeso il crocefisso in aula. E' stato Gesù a dircelo.

*Vorrei comunque, a prescindere dal tema dell'articolo, esprimere apprezzamento a Marco Travaglio per il lavoro che fa quotidianamente raccontando le cose incredibili che avvengono di questi tempi nel nostro paese. E ce ne vuole di coraggio nell'Italia di oggi.

4 commenti:

  1. Punto a favore.
    Questo post e' una diversa opinione rispetto alla mia, ma pienamente condivisibile.

    Visto che rievochi il Gesu' uomo. Se pensi a 2000 anni fa cosa e' stato capace di pensare. Un ragazzo veramente straordinario.
    E se pensi che la chiesa, che si dichiara unica portatrice del suo messaggio, continua ad essere sorda alle sue parole. Beh, queste due cose fanno riflettere veramente.

    Solo una considerazione. Non trasformiamo la discussione sul crocifisso come una discussione sulla chiesa cattolica. A favore o contro.
    Diventerebbe riduttivo.
    Ovviamente non e' il caso del tuo post.

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  2. Vinz non e' la prima volta che scriviamo quasi in contemporanea cose simili, mi inizio a preoccupare!:)

    condivido a pieno il pensiero della scelta collettiva, soprattutto in un luogo di didattica, certi simboli vanno esclusi, perche' alla fine e' impossibile separare del tutto le associazioni religiosi da quelle metaforiche del simbolo del crocifisso, c'e' poco da fare.

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  3. ho risposto in maniera piu' articolata sul blog di andima....

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  4. Faccio una cosa. Metto un link al thread sul blog di Andima.
    Cosí non duplichiamo i commenti.

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