domenica 29 dicembre 2013

L'insostenibile pedanteria del postero


-Sai  come doveva essere triste, alla vostra epoca, quando non c'erano internet e smart phones?
Non più di tanto. Ci si metteva più cura nel prendere gli appuntamenti. Si faceva esercizio di puntualità e alla peggio si andava via dopo 30 minuti. Si faceva il possibile per avvertire in presenza di un imprevisto e di solito bastava, dato che nessuno si aspettava di essere aggiornato in presa diretta.
Il resto c'era già. Forse meno tecnologicamente performante, ma c'era.
A conti fatti le tecnologie digitali, il cui impatto è giudicato da molti sopravvalutato, sono servite, per lo più, a rendere più facile l'emigrazione e magari ad aumentare un pochino la disoccupazione.
-Pensa invece a quello che diranno i tuoi di posteri...
Uccidevano gli animali e li mangiavano. Passavano almeno 40 ore a settimana al lavoro e ci mettevano una vita per arrivarci. Producevano montagne di rifiuti di ogni tipo e li sotterravano. Le strade erano tapezzate di mozziconi di sigarette, chewing-gum appiccicati e cacche di cani.
-Ma almeno l'acqua a casa ce l'avevate?
Ce l'avevamo. Siamo nati dopo l'introduzione di quella tecnologia client/server la cui interfaccia utente (vedi foto) e considerata a tutt'oggi una rivoluzione epocale.
E pazienza se qualcuno si è offeso quando gli si diceva 'sei scemo come un cesso'.
Non si puó pensare a nulla di meglio che paragonare qualcuno alla più importate scoperta della storia.

giovedì 26 dicembre 2013

Pensierini e fatterelli natalizi vari



L'altro giorno spaparanzato sul lungomare di Salerno, con un sole quasi estivo ammiravo il Crescent.
Già in televisione fa il suo bell'effetto. Dal vivo ti inebria come un gancio destro di Muhammad Ali. Gli ecomostri qua sono come in un film di Godzilla. Ne distruggi uno e subito ne spunta un altro da un'altra parte. A noi la brussellizzazione ci fa un baffo.

Il traffico impazzito da shopping si dimentica della crisi. Ingorghi per il centro commerciale, ingorghi per l'outlet, ingorghi perfino per la paranza natalizia a negozi chiusi. E, come succede a una donna in cinta che si impunta a notte fonda con la cassata siciliana, anch'io ho sentito un improvviso ed irresistibile desiderio e di shock petrolifero e benzina a 5€.
Non che lo shopping non riservi bei momenti, anzi. C'era un tizio che voleva comprare un piumino per la moglie in un negozio che non accetta restituzioni. Una commessa lo prova per convincerlo. Le risponde che sua moglie è più alta. Lo prova allora un'altra collega più alta.
-Mia moglie è più formosa, commenta quello.
-Non potrebbe magari comprale un'accessorio? Che so, una borsa? le dice una di loro con una gocciolina verdastra su un lato della bocca.
Uscendo gli faccio gli auguri che lui avrà scambiato per natalizi. Non credo sia stato più ritrovato.

Poi c'è la solita bambina che non riesce a decidersi su Babbo Natale (vedi il babbo e la bambina). Sente che c'è qualcosa che non va, che non gliela si conta giusta. Osserva gli adulti, ne controlla i movimenti e prova a coglierli con le mani nel sacco, quello dei regali. Per aiutare chi di dovere a far arrivare i pacchi in sicurezza mi sono visto costretto a rivelare l'efficace tecnica adolescenziare per portar dentro i giornaletti zozzi.
Bastava lasciarli nell'angolo scuro del pianerottolo tra sesto e settimo dove normalmente gli inquilini utilizzano l'ascensore, per poi attendere il momento giusto e recuperali con calma.
Oggi, per giunta, è pure in pensione quel portiere che si mise di traverso in un'occasione quando dopo aver casualmente trovato qualcuna di quelle gloriose pubblicazioni inizió a bussare a tutte le porte per individuarne il proprietario.
Osservare la Signora Segna, gentile vecchina tutta messa e rosario vedersi chiedere se 'Le Ore' era il suo fu uno di quei momenti per cui vale la pena vivere. Io pure dissi che non ne sapevo niente e che non ero certamente il tipo.
-Allora se non sono di nessuno li prendo io, chioso' l'abietto prima di andarsene.  

Grazie a tutto ció l'apertura dei regali si è svolta senza intoppi. In fondo la bimba all'anziano babbo ci è legata e non le va di farlo sparire dalla sua vita. Tanto che all'apertura del decimo pacco è perfino arrivata ad augurarsi che il ciccione di rosso vestito esita.
-Perché se li avete comprati voi del mutuo non ne rispondo, ha affermato.
Io Babbo Natale invece lo trovo piuttosto pedante di questi tempi. La strenna in denaro è un classico. Ma quest'anno è diverso. Si aspetta che venga utilizzata. E soprattutto non vuole che si spenda su cose il cui acquisto era già in programma.
Ora, si prenda uno che ha appena vissuto l'esperienza trascendentale ai limiti del Karma di un sabato per negozi senza spendere un centesimo. Che è l'impersonificazione della trappola della liquidità Keynesiana. Ovvio che costui preferirebbe un fine settimana a Guantanamo che passare il resto delle festività pascolando per saldi tra shopping centers e outlets.

Resta da sperare in una serrata. Purtroppo non ci sono più i forconi di una volta.

domenica 22 dicembre 2013

Antidoti formidabili

Luoghi della sindrome, Brema

Rientrare in patria su un aereo proveniente dalla Germania, stracolmo di migranti sconsolati, è esperienza che non ha prezzo.
Un tizio a 40 centimetri da me inizia a raccontare la sua storia, un caso terribile di sindrome in stato avanzato. Lavora per una organizzazione che ha in portafoglio progetti per i prossimi 40 anni. La Ndrangheta, immagino. Il prezzo da pagare per un cosí elevato livello di Job Security è terribile, e si chiama Brema. La recitazione della lista dei mali di Brema dura ben più del tempo necessario a sorvolare le Alpi.
Inquinamento, traffico soffocante, permanente grigiore da straccio lercio, rari e costosi collegamenti aerei. E com'é smorta. Per trovare un po' di vita devi farti 800 chilometri.
Racconta di un'esistenza fatta di giornate passate a lavorare e a contare i giorni mancanti al prossimo rientro, comunque inutile visto che tempo una settimana e sei di nuovo pallido come un cencio. Brema ti sbianca meglio dell'omino bianco e coccolino concentrato a principi attivi unificati.
Arrivo a destinazione col cuore rigonfio di Angst teutonica. Ho quasi le palpitazioni. La sindrome non da scampo e contagia a presa quasi immediata.
Provvidenziali diventano i formidabili servizi di desindromaggio che l'aereoporto di Capodichino mette a disposizione dell'emigrante di rientro. Eccone qualche esempio:
(a) 15 minuti di sceneggiata autenticamente napoletana improvvisata dai baristi a costo zero. Questa volta in onore di mio padre, mezzo sordo, che non ha reagito quando gli hanno chiesto se i caffè erano i suoi. 
(b) Folkloristico rituale del pagamento alla macchinetta del parcheggio con intorno claque di scugnizzi che dirigono le operazioni e ne fanno la radiocronaca.
(c ) tratto di tangenziale per l'autostrada che, per quanto breve, ti scarica addosso più adrenalina di una Parigi-Dakar col Piaggio.

Dopo trattamenti di questo tipo il sindromato è completamente ristabilito. Passeggia per i dock di Amburgo convinto di essere ad Ipanema e non scorge più grosse differenze tra il Manneken Pis e un bronzo di Riace.   
Mi fermo qua. Credo basti per diventare l'autore del primo blog con un paio di post di sospensione per (auto) discriminazione territoriale.

giovedì 19 dicembre 2013

Per un pugno di euro


Molto natalizia questa atmosfera da golpe cileno.
In giro per il quartiere c'è la Merkel la protezione delle cui vaste terga richiede imponenti spiegamenti di forze. Ci sono filo spinato, blindati ed elicotteri della polizia ovunque.

Non contenti gli eurocrats, unici responsabili di cotanto sfacelo, non riescono ad inventarsi nulla di meglio che esporre, su un lato di uno dei loro ecomostri, una gigantografia irridente. La vittima di turno è la Lettonia di cui i gongolanti carnefici annunciano l'ingresso nell'Euro a partire da gennaio 2014.

È facile fare ironia sul ratio pesci/paduli presi da chi fa uso eccessivo (ed infecondo) di lettoni. Ma la storia di questo complotto è spaventosa e merita di essere raccontata come monito per il futuro.
Ai tempi del muro la Lettonia era la più prospera delle repubbliche Sovietiche.
L'uomo lettone se la passava benone ed andava in giro compiaciuto con grande soddisfazione sua e delle sue partner. Poi arrivò la fine dell'Unione sovietica e l'entrata nella EU. I maschi lettoni divenuti all'improvviso l'ultima ruota del carro cominciarono a cadere in depressione, a sfasciarsi di alcol e droga e a tirare le cuoia molto più celermente di quanto fosse lecito attendersi. Lasciarono in tal modo schiere di aitanti donzelle irreversibilmente spaiate (tutto vero, parola della BBC).

Questo serve a far capire fino a dove i burocrati di Brussels sono capaci di spingersi pur di costringere l'ennesimo paese alla schiavitù dell'Euro. Non solo non esitano un istante (i) ad incrementare il proprio harem di ignare stagiste con la promessa ingannevole di un buon partito, ma arrivano al punto (ii) di occultare alle proprie vittime l'esistenza di scritti illuminati che spiegano come l'Euro stia tramontando.
C'è da giurare che gli eurocrats, avidi come sono, non mancheranno di fare incetta dei nuovi euro di conio lettone per poi rivenderli come cimeli tra qualche lustro.
Per mettere fine a tutto questo mostra il tuo lato solidale in occasione delle prossime festività. Traduci un editoriale della Padania ed invialo ad una vittima dell'euro a tua scelta. 

domenica 15 dicembre 2013

Giornate a tema

I leader del G8 promettono di mettere fine alla tragedia della demenza, The Times prima pagina
Incontro i vicini con la bambina in ascensore. Dico che mi manca già il pianto di un bambino. Mi rispondono dicendo di apprezzare molto il mio sarcasmo.

Avevo pensato di andare a Londra da un amico per celebrare con effetti speciali questo periodo di pace ritrovata ma, come direbbe Kate Windsor, 'I could not be bothered'.
Deve essere questa la vera essenza della vecchiaia. Un'invasiva sensazione di già visto, di già fatto, di ripetutamente ripetuto.
E poi non bisogna andare altrove per vivere momenti straordinari. Lo si puó fare rimanendo dove si è. Ad esempio pensavo di suddividere le due settimane di controllo totale dell'appartamento in una serie di entusiasmanti giornate a tema:
uno (i) scarpe liberation day,
un (ii) borse e borsette liberation day,
un (iii) cosmetici liberation day,
un (iv) junk food liberation day,
un (v) ricette polacche liberation day.

A quel punto il prossimo post-dentro-la-calza avrebbe grosse possibilità di essere l'ultimo episodio della saga.
Mi resterebbe comunque la certezza di essermela spassata un mondo finché è durata.

giovedì 12 dicembre 2013

Solidarietà

Congiunture astrali fanno coincidere pregiudicato all'opposizione e apparizione dei forconi
Non c'è confronto tra le proteste dei tassisti brussellesi a quelle delle corporazioni italiane. É come paragonare parmesan e parmigiano, pizza Margherita e Hawaiana ananas e ketchup. Si rassegnino, la creatività italica non teme confronto.
Se il trasportatore belga blocca le strade per preservarsi il diritto di scroccare due euro in più a qualche allocco, quello italiano è mosso da alti ideali:  

Tutti a casa. Il governo in carica si deve dimettere. L'ala più destra  -  Danilo Calvani leader degli agricoltori della provincia di Latina  -  arriva a immaginare la sostituzione dell'esecutivo Letta con un governo temporaneo dei carabinieri  [Ecco spiegata la solidarietà di polizia e carabinieri. Non la si nega di certo a chi ti vuole a capo del governo] 
..
La caduta del vecchio regime deve essere il prodromo all'uscita dall'euro.
..
Il Comitato spontaneo produttori agricoli (eredi dei Cobas del latte)  -  chiede di uscire dall'Europa per tornare a far sovvenzionare l'agricoltura dal governo italiano
[Stampando banconote e facendole colorare ai bambini, ovviamente].

Io che desidero da sempre Natale ogni mese e tre domeniche per settimana non posso che solidarizzare con i manifestanti. Gli risparmierò così inutili serrate a me indirizzate arrivando già 'comprato' di regali natalizi.

Spettacolo nello spettacolo è, come sempre, Grillo quando esorta gli sbirri a schierarsi dalla parte dei cittadini contro i politici. Quindi se lo incontrassi e iniziassi a gonfiarlo come un canotto lui chiederebbe ai poliziotti di darmi man forte.
Definire allettante l'idea è dire poco.

domenica 8 dicembre 2013

Amici di Vinz. Little Susie


In passato si diceva del servizio militare, che serviva a fortificare il carattere. Oggi per ottenere lo stesso risultato mi basta un tratto in ascensore con Little Susie (psico-vicina del piano di sotto).

Nei trenta secondi di discesa, le spiego che il frastuono infernale-da-impazzire a cui si riferisce era la festa di compleanno del piccolo. Che la mamma giura di averla avvertita anzitempo con una nota (a conti fatti è stato come se il pastore avesse avvertito il lupo dell'arrivo delle pecore).
E che si, è vero che era dalle quattro alle sette ma che in Europa, a differenza della Nuova Zelanda, è pomeriggio. Che le mamme degli amichetti, al primo urlo lancinante proveniente dai bassifondi, si sono congratulate con noi per la piacevolezza della caverna in cui viviamo.
Giunti nell'atrio Little scorge un occasione che non si può lasciare sfuggire.  Inscenare la propria pièce dinanzi a vasto pubblico.

-Il problema è il bimbo che corre nel corridoio, sbraita paonazza.

E il fatto che non calzi scarpe non è una giustificazione. Nei nostri paesi sarà diverso, ma in Belgio, i bambini volteggiano leggiadri come un alito di vento.
Anch'io ci metto il mio e non riesco a resistere alla tentazione di suggerirle di andarsene a vivere in una foresta. Come se anche lì non ci fossero cerbiatti che ruttano e scoiattoli che scorreggiano. Tutti sanno quanto possono essere moleste queste bestiole.

-Voi uscite alle 8.30 e io devo adeguarmi ai vostri orari! conclude devastata dall'ira.

Insomma siamo alle solite, l'arroganza della casta di quelli che lavorano, che col meschino pretesto di finanziare il welfare, si consentono comportamenti ostili verso le vittime del sistema. Persone costrette alla disoccupazione da complotti di varia natura. E questi non contenti, decidono di infierire disturbandone la quiete con comportamenti odiosi. Tipo camminare o respirare a prima mattina.

In breve, Little Susie ci prova a far venire fuori il tatcheriano che c'è in me. Magari fa parte dello staff di Renzi.

giovedì 5 dicembre 2013

Amici di Bruxelles. I postini


Un giorno quando i cieli saranno solcati da sgorbi di metallo che trasportano a destra e a manca paccottiglia made in china chiuderó gli occhi e penseró, col cuore traboccantre di nostalgia, a loro, ai postini.
Mi ricorderó del tempo che fu, di quei momenti di puro folklore che non mi hanno mai fatto mancare in questi cinque anni brussellesi.

Come quella volta (i) quando ci consegnarono un pacco squarciato su un lato da est ad ovest, fischiettando, come se nulla fosse. Viene dalla  Polonia, si giustificarono, e in Polonia notoriamente mangiano carne umana e squarciano i pacchi prima di spedirli.
Indimenticabili (ii) i contorcimenti sincronizzati di un intero ufficio postale per giusticare un altro pacco arrivato aperto. Roba da far cadere in depressione il contorsionista du Cirque du Soleil
E che dire di quando (iii), a gennaio di quest’anno, trovai l'entrata del palazzo tapezzata di buste del consolato contenenti schede elettorali? Semplicemente geniale. Permettere al primo che si alza di votare per tutto il condominio snellisce il processo democratico e favorisce la governabilità.

Certo che ne sentiró la mancanza.  E poi siamo scuri che questi storpi mostriciattoli svolazzanti non emettano la benché minima scia chimica?
Sempre a bersi la versione ufficiale, eh?

domenica 1 dicembre 2013

La settimana che è venuta


Arriva quel francese che non si nega mai il sottile piacere di prendere il prossimo per i fondelli e chiede un minuto di silenzio in solidarietà per il decaduto.
-Ma come? Non siete tristi?
Segue una delle domande più scontate dagli stranieri.
Non so come ho fatto a non ricordamene nell'altro post (la settimana che verrà).

#Come mai tutti gli italiani all'estero odiano Berlusconi?
Hanno da sempre il desiderio di trovare un esemplare di berlusconiano. Per parlargli, per fotografarlo, per esaminarlo. Come fa un etologo con la sua bestia rara. Come fa un escursionista quando gli compare davanti un Panda.
Non ci riescono e pur vivono in posti dove gli italiani se non fai attenzione te li ritrovi pure nell'armadio.
Risponde il mio collega. Il Messi delle risposte alle domande petulanti degli stranieri. Secco, paretiano, fulminante.
-É per quello che si trovano all'estero, gli spiega.
Questo tipo di risposta ha molte probabilità di essere ritenuta appagante. Eccezionalmente, quando l'interlocutore estero è particolarmente molesto, puó far seguito, come effetto collaterale, una ulteriore fastidiosissima domandina.

#Ma allora nessun italiano all'estero è berlusconiano?
Sono il 15% circa. Lo tengono per se. Come un segreto inconfessabile, come una perversione ingnominosa.
Ci si metta nei loro panni. Come ci fai a ragionare con gente disinformata che non riceve la TV italiana? Che non solo non legge Libero o il Giornale, ma nemmeno gli editoriali del Corriere della Sera, o di un qualunque altro house organ terzista.
Ride bene chi ride ultimo. Quando i cavalli cosacchi saranno alla fontanella del Manneken Pis gli passerà la voglia di fare ironia disinformata.

giovedì 28 novembre 2013

Amici di Bruxelles. I tassisti


Se a qualcuno dovesse mancare, oltre alla pizza e al parmigiano, anche l’ebbrezza di un blocco selvaggio perpetrato da una qualche corporazione, Bruxelles è il posto che fa per lui.

L’altro giorno 215 taxi hanno bloccato la petite ceinture per sei ore per protestare contro la riforma voluta dal governo. 150 nuove licenze e il tassametro elettronico che all'arrivo emette una ricevuta con tutti i dettagli della corsa: tariffa, tempo di percorrenza, tragitto con possibile pagamento con carta di debito.
Se il governo prova ad ingabbiare la spontaneità di un guidatore con paranoiche logiche di controllo  da grande fratello, loro ti  paralizzano il traffico per sei ore. Tit-for-tat, come direbbe kate Windsor.

Si parlava della la filosofia dell'automobilista medio al cospetto dei pedoni sulle strisce a Bruxelles. É riassumibile con un facile quiz contenente suggerimenti:
[aiutino #1] Sono più grosso. [aiutino #2] Se ci scontriamo muori tu. [Quesito finale] Indovina chi passa prima?
Qualcuno rispettoso poi lo trovi sempre. Basta che non sia un tassista. Un tassista che ti da la precedenza sulle strisce pedonali è molto di più che un jamais-vu. Equivale al ritrovamento di un quadrifoglio. É il segnale che il destino cerca di dirti qualcosa. Ci si precipita alla prima ricevitoria e ci si gioca ora e data al lotto.

Leggevo delle dichiarazioni del nobel Williams. ‘La robotica militare farà proliferare le guerre’ è il grido d'allarme che lancia. I vertici militari europei invece hanno appena deciso di puntarci massicciamente, con sperimentazioni in fase avanzata.
E dov’è che i militari hanno preso queste decisioni? Ovviamente a Bruxelles. Fa specie sapere di trovarsi al centro di un simile concerntrato di perversione.

Ma allora perché invece non utilizzare questi prodigi tecnologici per migliorare la qualità della vita dei residenti? (i) Droni che fanno il coast-to-coast, in volo con uno spuntone, sulla fiancata di chi non si ferma alle strisce. (ii) Upgrades cibernautici di Spalman che rifanno il maquillage ai proprietari dei cani con quanto di più fresco lasciato dalle loro bestiole sul selciato.
Per non dire di quel (iii) progetto riguardante vetture senza conducente. L’Economist lo da in dirittura d’arrivo. Che si rifinanzi quello.
Già ci sono molti scritti in giro che decantano le ragioni per apprezzare Bruxelles. Dal verde, al cibo, al melting pot, alla centralità geografica.
Pensa che Idillio con metro, bus e taxi che si conducono da soli.

domenica 24 novembre 2013

La settimana che verrà


Si preannuncia divertente la settimana dell'espatriato con la gangstereide nazionale che divampa.
Scontate come la venuta della Befana all'Epifania le domande da pausa caffé.

#come mai sto tizio da voi riesce ad avere ancora tutto questo risalto?
Vanno capiti. É gente che viene da posti noiosi. Dove ci si dimette per una tesi copiata, per il mancato pagamento dei contributi alla colf. Dove le uscite di scena, come i diamanti, sono per sempre. Dove un condannato viene portato via in cellulare e ce ne si dimentica per qualche decennio.
Dipende dalla mancanza di creatività tipica di posti dal clima grigio e dal cibo scadente. É normale che ci si annoi e si diventi guardoni.
Comunque, di fronte a questa domanda di norma l'espatriato si rovina con le sue stesse mani. Ancora oggi, spiega, il 35% della popolazione voterebbe per lui.

#e come mai il 35% ancora lo rivoterebbe?
Più pedanti di un bambino della materna. É inutile perderci tempo o indulgiare in complicate risposte socio-antropologiche.
Bisogna puntare sull'aritmetica come fa un mio collega. Semplice, veloce, facile da capire.
Mettici dentro mafiosi, camorristi e ndranghetisti. Mettici dentro collusi con mafiosi, camorristi e ndranghetisti. Mettici dentro gli amici dei collusi con mafiosi, camorristi e ndranghetisti. Mettici dentro magnaccia, mignotte e mignottari.
Poi ci sono evasori fiscali e abusivisti edilizi, e poi corrotti e corruttori. Poi i membri di caste e corporazioni privilegiate. Poi ci sono gli amici e i familiari di costoro. Credo che ci siamo.

#ma allora in Italia ci sono 10 milioni di disonesti?
Ma non scherziamo. Come si fa a dire una cosa del genere? Sono molti di più. Certo, votano anche per altri partiti, ma lo zoccolo duro è là. Qui si potrebbe ben parlare anche di zoccole dure, ma non si addice al contesto internazionale.

#possibile che, tra gli elettori del pregiudicato, non ci siano onesti?
Certo che ci sono. Si tratta di gente che per sfortuna (ma anche complotti) non è riuscita ad aggiungersi a nessuna delle categorie precedentemente menzionate ma che comunque conta di poterlo fare in futuro.

#quindi? in conclusione?
É colpa dell'Euro (di Pvodi)

giovedì 21 novembre 2013

Sia a Milano, sia ad Arezzo, paghi due e prendi un mezzo

Milazzo, prima di scoprire che con Arezzo suonava meglio
Leggevo dell''Italia che adesso sarebbe un 'leisure country', un posto buono solo per le vacanze.
Sarà pure una semplificazione mediatica. Sarà pure uno di quegli  slogan che non vanno per il sottile e fanno la realtà a fette con l'accetta.  
Ma è comunque una buona notizia. 
Il fatto cioè che ci sia ancora abbastanza gente, e a piede libero, che in vacanza è disposta a pagare prezzo doppio per qualità a metà.
Come ad esempio quel tipo che per tutto settembre mi ha maciullato preziose componenti corporee. E solo perché a Rimini, o a Riccione, gli hanno fatto pagare 100€ a notte in una topaia. Manco gliele avessi suggerite io. A mala pena so dove si trovano.  
Adesso è arrivata l'illuminata proposta di vendere le spiagge. Fresca, fresca, direttamente dalla pancia delle larghe intese. 
Roba che, al confronto, Margaret Thatcher pare Che Guevara.
Del Resto in Gran Bretagna ci sono stato più volte e non mi sono imbattuto in nessuna scogliera privatizzata.
Invece di quelle volta a pranzo con dei fiamminghi penso di aver già raccontato.

[
 Vieni a ballare in "Pulia"  09.08.09

-Un mio amico è stato in vacanza dalle parti di Napoli. Sai che mi ha raccontato?
Avrei preferito non saperlo. Recentemente sono in stato di sovraesposizione informativa.
-Ha dovuto pagare per entrare in spiaggia! 30€ e voleva rimanere solo un'ora!
A quel punto gli altri hanno cominciato ad allargare lievemente l'apertura degli occhi con un impercettibile movimento verso il basso del labbro inferiore che nelle Fiandre è segno di grande incredulità, forte angoscia, smarrimento, sbigottimento, indignazione e sorpresa estrema.
-Ma da noi non si paga per andare sulla spiaggia!
Da nessuna parte si paga per andare sulla spiaggia.
-Sarà la mafia, ha commentato un altro.
Lo so che non ci devo andare a pranzo con i Fiamminghi.
-Non è la mafia, ho aggiunto con l'aria di chi la sa lunga sulle cose e sulla gente, è lo...STATO.
] 

domenica 17 novembre 2013

Oh, Carol


All'ora dello jogging.
Ci sono quelle che della corsa non sanno granché ma devono aver conosciuto qualcuno al pub la sera prima.  Altrimenti lo jogging col piumino non si spiega.
Ci sono quelle, con la lista d'attesa,  che non hanno bisogno di pub.
Ci sono quelle che si vedono occasionalmente ma almeno sanno di quello che si parla.
Ci sono quelle sardoniche, agghindate da città. Passeggiano placide col sorriso sulle labbra (La settimana dopo sono col piumino).
Poi c'è Carol. oh Carol.
Al primo giro passa, nella direzione opposta alla mia, come un missile. Un fruscio abbinato ad un impercettibile spostamento d'aria ne segnale la presenza. Al secondo giro sfreccia di nuovo veloce come una fucilata ma la prospettiva mi da più tempo per riconoscerla.
-Hi, Hi.
É una collega d'ufficio. Piccola, mingherlina, prossima alla pensione. La incontro, di tanto in tanto, al supermercato con i nipotini.
-Allora? Ci vediamo tutti alla 20 chilometri? mi chiede in una riunione. Non può sapere che dietro l'angolo mi aspettava l'ambulanza con la flebo.

Come si dice, finché c'è vita c'è speranza.
 


giovedì 14 novembre 2013

Alla pugna!


Restare-per-combattere, non-tradire-il-proprio-paese, non-abbandonare-la-barca-che-affonda.
Sono mantra diffusissimi quando si parla di emigrazione.
Una giovane ha raccontato a Servizio Pubblico di essere partita ma solo dopo lunghi tormenti interiori.
Una rifessione sorge spontanea. Se qualcuno al termine del tormentone decide comunque di partire deve  gioco forza esserci un numero altrettanto corposo di persone che invece opta per il restare-per-combattere.
Viene allora naturale domandarsi in quali combattimenti sono ingaggiati questi irriducibili eroi. Si puó azzardare qualche ipotesi:
-Contro i draghi [in attesa che qualcuno ne provi definitivamente l'esistenza].
-Contro Draghi (e l'Euro).
-Contro i complotti nel mondo.
-Contro la nonna che ogni domenica gli fa trangugiare litri di ragù con l’imbuto.
-Contro il regime di Pino Chet.
-Contro le sirene il cui canto ammaliatore traforma individui raziocinanti in Bimbominkia.
Certo, quando poi arrivano le elezioni, sono completamente svuotati e finiscono per recarsi al seggio contro voglia come se facessero un favore all’umanità. Ma nessuno vorrà lamentarsene.
Che si pretende di più dopo cotanta ardimentosa lotta?

domenica 10 novembre 2013

Che tempi

Gli anni ruggenti della lira
A Ludo è venuta la fissa dei gatti.
[Avvertenza:  non è un post sui gatti]
Qualche giorno fa, gli ho mostrato un video di Hoy, micio storico all'epoca ancora cucciolo. Da allora la parola chiave 'Miao' significa che devo accendere il PC con la massima urgenza e mostragli il filmato.
E guai a dirgli che l'anziano felino è ormai deceduto. No, la formulazione politicamente corretta è che adesso-è-in-cielo.

Per farla breve nel video girato nel 1994 tra Natale e Capodanno, mentre la buonanima ne combina di tutti i colori, in sottofondo si sente l'audio di un telegiornale dell'epoca. Nei titoli si parla della scadenza imminente della rata sul condono edilizio, della Lega che ancora ferocemente osteggiava il berlusconismo (quattro anni dopo un qualcosa d'improvviso e sconosciuto li folgoró sulla via per Damasco assopendone all'istante gli ardori).
Ad un certo punto spunta Cicciolina in lacrime.
-Una pornostar nel telegiornale della sera in periodo natalizio?
Le spiego che la storia in realtà è molto edificante. La Staller era reduce dal fallimento del matrimonio con un tizio negli USA dal quale aveva avuto un figlio. Un tribunale americano aveva assegnato il bimbo al padre senza per altro garantirle il diritto di visita. Si trattava pur sempre di una pornostar e per giunta straniera. Cosicché la dolce Ilona pensó bene di rapire il bambino, fuggire in Italia e di andarsene in giro per televisioni, a mo di madonna addolorata, per intenerire l'umanità e farsi assegnare il figlio da un qualche tribunale italiano.
-Ah Ludo, sospira lei, per fortuna tua madre non fa la pornostar. E poi tuo padre sarebbe contrario, no?
Che domande. Certo che sarei contrario. Oggigiorno tra siti free, peer-to-peer e downloads gratuiti te lo sogni nel porno un salario da funzionario europeo.
-Trattandosi di un video del '94, si dovrebbe sapere ad oggi come è andata a finire.
Cerchiamo su google. Cicciolina ottenne l'affidamento dal tribunale, ma fu condannata a 8 mesi per il rapimento del bambino.
-Quindi è stata in galera?
-No. Quel periodo di detenzione senz'altro le è stato abbonato per effetto di qualche sconto di pena, indulto o amnistia etc.
Ancora in corso invece è la causa civile per danni morali intentata dal padre.
-Dopo 20 anni? La causa è ancora in corso? Certo che se lo è scelto bene il paese dove farsi ospitare, Cicciolina.
Mi vengono in mente i ruggenti anni 80, la Staller eletta a Montecitorio tra i radicali, la lauta pensione da parlamentare che continua a percepire.
-Non c'è dubbio. Bene, lo ha scelto bene il paese.
Col lanternino.

giovedì 7 novembre 2013

Misfatti eurocratici


Non si puó non fare ancora una volta riferimento al grave problema degli eurocrati che dall'alto dei loro privilegi continuano ad opprimere la sovranità dei popoli.
Costoro pur di compiacere la nota chiappona inbungabile non esitano un istante a pubblicare reports in cui si fa passare la Padania come la peggiore cloaca ambientale del continente. Guardare il .pdf per credere! Alcuni esempi:

-Pagina 55 (Esposizione raccolti agricoli all'ozono):



-Pagina 60 (Diossido di nitrogeno):


-Pagina 73 (Monossido di carbonio):



Pagina 87 (Benzopirene):


Il risultato di questo ennessimo insopportabile euro-complotto è che adesso alcuni fanatici (*)  propongono di boicottare la Pomí.

[* «Da meridionale, vi ringrazio per avermi chiarito le idee sulla prossima azienda da boicottare», scrive Camillo mentre Barbara aggiunge: «Invito tutti, ma proprio tutti, a boicottare la Pomi»]

Ma non si parla sempre di cultura del riutilizzo, di risparmio energetico? Cosa di meglio ci puó essere di pomodori riutilizzabili alla bisogna come catari-rifrangenti? Cosa c'è di più versatile di un brick di passata che ti funziona come torcia elettrica a costo zero in caso di black-out? Hanno forse i Wurstel le stesse caratteristiche?

Quando è troppo è troppo. Usciamo dall'Euro e torniamo alla lira! Adesso! Subito!

domenica 3 novembre 2013

Passerotti non andate via /3

Karl Zeller
Un amico in visita decide di rivedere una conoscente, argentina con ascendenti trevigiani, 'rifugiata' a Bruxelles.
Parlano di un loro collega altoatesino. Si autodefiniva bavarese, nato in Austria. Lo descrivono con sguardo fisso da maniaco. Uno che rifiutava contati interpersonali con chi men che ariano e che faceva commenti sugli ebrei durante le riunioni. Il tutto prima di essere liquidato dall'azienda. Quando sei cosí al massimo puoi pensare di andartene a Valdobbiadene, di certo non a Londra. 
L'argentina racconta di quando costui le chiese quale fosse la provenienza italiana dei suoi visto che era bianca. Per poi concederle il privilegio di conversare con lui solo una volta accertata l'eccellente qualità delle sue origini. Onore che invece si è ben guardato dal conferire al mio amico dalle orgini ben più scadenti dell'altra.

Mi è venuto in mente Alex Schwazer, squalificato per doping alle olimpiadi di Londra quando cercó di giustificarsi, poco prima di venire completamente smerdato, dicendo 'Sono altoatesino, non sono napoletano'.

L'Alto Adige ritorna con molta frequenza in questi giorni. Ha cominciato Priebke affermando che lui alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine non ci teneva affatto visto che le vittime dell'attentato di via Rasella erano prevalentemente altoatesini e quindi italiani.
Ha continuato il rappresentante della Südtiroler Volkspartei che ha optato in giunta per il voto segreto sulla decadenza di Berlusconi. Inprescindibile per una nuova carica-dei-101 e conseguente salvataggio finale del pregiudicato.
Certo Karl Zeller ha garantito però che nel segreto dell'urna avrebbe comunque votato per la decadenza. A quel punto parafrare Alex Schwazer ci sarebbe stato come il cacio sui maccheroni.
Questi della Südtiroler sono tradizionalmente alleati alle elezioni e in parlamento al centro sinistra. Poi però al momento clou, quando c'è uno scrutinio tirato, un voto di fiducia sul filo del rasoio, paf  e votano insieme alla destra. Sempre per la serie #NoiNonSiamoNapoletani.  

Uno potrebbe iniziare a chiedersi qual'è il valore aggiunto del continuare a tenerseli. La risposta è arrivata dalle provinciali di Bolzano con i festeggiamenti Piddini per la spettacolare avanzata dal 4% al 6%. Insomma gli ideali riformisti e progressisti avanzano a grandi falcate nelle valli alpine.
In tempi di vacche magre bisogna saper essere contenti con poco.

giovedì 31 ottobre 2013

Scorrettezze (franco-)tedesche /3


Siamo alle solite. Air France ce sta a provà. A prendersi Alitalia senza sborsare il becco di un quattrino. La solita Europa che, grazie alla tirannia della moneta unica, opprime i popoli e li spoglia delle aziende migliori.

Certo, 5 anni fa i francesi di miliardi erano disposti a sborsarne 2 oltre che ad accollarsi debiti e personale. Poi intervenne la cordata di patrioti per perpetuarne l’italianità. Solo il sentimentalismo ingenuo di una certa sinistra puó indurre a credere che oggigiorno possa esistere ancora qualcosa di gratuito, fosse pure il patriottismo.

Quanto ai biglietti che, a detta di qualcuno, non sarebbero garantinti non preoccupatevi per me. Il mio patriottismo a costo zero mi ha spinto a preferire ancora una volta (vedi scorrettezze tedesche 2) per i viaggi prossimi venturi il grigiore alla fantasia, l'efficienza alla creatività, puntualità scontate ad avventure bohemiennes.

domenica 27 ottobre 2013

Perché a Bruxelles ci si arriva


C'è un paradosso del mercato del lavoro brussellese.
Bruxelles è capitale di un paese il cui PIL procapite è più elevato  di quello di Germania, Francia e Gran Bretagna, che è sede di istituzioni e aziende, ospita più di mezzo milione di posti di lavoro,
e da lavoro sul proprio territorio a più di 600000 persone. 
Il problema è che questi posti sono detenuti da persone che, non appena dispongono di un budget sufficiente, decidono di abbandonare il territorio metropolitano.
250000 pendolari dalle Fiandre, e 150000 dalla Vallonia arrivano a Bruxelles ogni giorno con ogni mezzo. Al tempo stesso nella regione brussellese la disoccupazione è ben oltre il 20% ed il numero di senza lavoro supera abbondantemente le 100000 unità.

Caso unico al mondo a Bruxelles al centro si parla una lingua diversa rispetto alla sua area metropolitana. I benestanti di entrambe le etnie si trasferirscono fuori città appena il salario glielo consente e lasciano il campo a popolazione immigrata, francofona di prima e seconda generazione con tassi di natalità superiori alla media nazionale. Le posizioni più qualificate finiscono per essere occupate da chi non abita a Bruxelles. Lo scenario è descritto in un vecchio post (fuga da Molembeek)

La conseguenza è che manca quel primo gradino che altrove permette ai più giovani di  tentare la fortuna, finanziandosi l'apprendimento della lingua con qualche lavoretto, come ad esempio succede a Londra.  

La presenza di larghe fasce di popolazione francofona, giovane e poco qualificata, presente sul posto rende estremamente difficile trovare lavoro quando non si hanno skills richiesti, quando il CV manca di peso specifico. Discorso cambia e di molto quando si è qualificati, quando si inizia ad avere competenze appetibili sul mercato. In tal caso succede anche che venga perdonata la mancata conoscenza di almeno una lingua nazionale.

giovedì 24 ottobre 2013

Razzismi comparati


Il movente razziale per l'omicidio del giovane italiano in Inghilterra non mi convinceva.  Dell'episodio se ne parlava solo in un articolo di un giornale locale. Nessuna menzione invece su siti nazionali o inglesi.
La ricostruzione non quadrava. In genere le aggressioni razziste si verificano per strada. Qui invece è avvenuta a casa delle vittime. Quindi i criminali sapevano dove abitavano.
La bufala è stata diffusa dal sindaco leghista del paesello d'origine del ragazzo:

Ho saputo da fonti molto qualificate che hanno sfondato la porta della camera dove dormivano i due ragazzi urlando 'Italiani di merda, ci rubate il lavoro' [link]

La notizia ha iniziato a girare per i social network e l' articolo è stato ripreso pedissequamente dagli organi di stampa diventando cosí news del giorno.
In rete si è scatenato il carnevale. Si è parlato del razzismo buono degli italiani, che si manifesta solo quando l'immigrato commette crimini. A differenza di quello cattivo degli inglesi, che massacrano la gente onesta venuta per lavorare. Intanto gli inviati a Londra disquisivano sul problema grave della xenofobia nella società inglese. Mentre i genitori di espatriati iniziavano a temere che i loro pargoli stessero per essere soppressi da lí a poco. L'inviato di Repubblica decide finalmente di muovere le chiappe e di recarsi sul posto:

L'ispettore sbuca in maniche di camicia, chiede "Lei è un giornalista italiano?" Poi quasi lo urla in faccia "Qualche sindaco del vostro paese ha raccontato che questo è un omicidio a sfondo razziale. É falso. Non lo hanno ucciso degli inglesi. Sono stati degli europei"

Per farla breve, (a) il leghista che da dello xenofobo al prossimo desta più scalpore del barboncino parlante e della ballerina a tre gambe e (b) l'annessione dell'Inghilterra agli Usa è il vero scoop del giorno.


domenica 20 ottobre 2013

Il vero spread


É stata la settimana di
Quelli del save-private-priebke, povero soldatino costretto a partecipare contro voglia alla guerra di Hitler e che se non non accettava di fare quello che ha fatto lo uccidevano.

Quelli che non ne possono più del giornalismo-delle-mutande di Santoro e Travaglio, che ci sono altri problemi, che anche Kennedy e Martin Luther King si facevano le donne. Con buona pace di chi avrebbe giurato che la differenza tra il farsi-le-donne, ed il farsi-le-donne-a-spese-tue sarebbe stato facile farla capire anche a un pesce rosso.
 
Quelli che deridono i 14€ mensili di sconto sul cuneo fiscale.
E non importa che anche all'asilo Mariuccia sanno che con il debito pubblico a 133% del PIL bisognerebbe accendere ceri ogni volta che si percepisce un salario o una pensione, altro che attendersi imponenti  riduzioni di tasse o piani d'investimento faraonici. Ma al Mariuccia, si sa, fanno uso abbondante di disegni.

Non solo non serve prendersela. Il fegato è uno solo, è il tuo e i trapianti costano cari. Ma a volte è superfluo anche parlarne. Spiegarsi certe cose spesso è molto più facile di come sembra.

giovedì 17 ottobre 2013

Hippa Hippa hey

Procedura di accesso all'Home Banking ING

Non sono preoccupato che non parli ancora. Deve maneggiare quattro lingue. Ci sono adulti che non ci riescono in un numero equivalente di decenni. Figuriamoci lui in una manciata di mesi. E poi si sa che ai bambini poliglotti è necessario più tempo.
E poi qual'è il problema se guarda un po' di tv. É un canale per bimbetti, senza pubblicità. Manco se fosse Dorcel TV. Lumache e tatarughe, coniglietti e scimmiette, numeri e colori. Ripetuti all'ossessione. Altro che corsi o film irlandesi in lingua originale. É Baby TV che dovrebbero guardare quelli che vogliono veramente impare l'inglese

E poi comunque una parola nuova ha imparato a dirla. E mica una qualsiasi, anzi.  La più difficile di tutte per un individuo della sua età: ha detto un 'si' (in realtà avrebbe detto 'Tak', in polacco, ma non cambia molto). No alla mela e si alla pera, mi pare. 
Una parolina magica di una sillaba e l'inesplorato universo dell'affermativo si è schiuso dinanzi a lui.

In verità c'è un altra cosa che mi preoccupa del bimbo.
L'altro giorno l'ho trovato con le mani nel cassettino della mia scrivania. Aveva il mio portafoglio aperto davanti a se. Nella mano destra la carta bancaria, arancione e sgargiante. In quella sinistra l'apposito Card Reader per l'autenticazione on line, tutto intento ad infilarcela.
Immagino sia una normale fase di crescita, qualcosa che tutti i bimbi di 22 mesi fanno, no? Mi attendo una parola di conforto.


domenica 13 ottobre 2013

Del salario di commissari, parlamentari e AD

Belle addormentate fanno carriera
Mi domadavo quanto prendesse l'ex amministratore delegato di Telecom, per non sapere niente e nulla di quanto accadeva intorno a lui. Risposta quasi 3 milioni l'anno. E vista la qualità della gestione, adesso che è dimissionario, si becca una bella buonuscita di 6 milioni.
É la miglior prova che qualunque attività umana può divenire molto redditizia. Anche dormire.
Si parlava in un articolo della questione dei salari del top management delle aziende svizzere:

Nel 1984 lo scarto tra il salario medio e il salario d'un top manager si situava a 1:6, nel 1998 era già cresciuto a 1:13. Poi, con il diktat dell'ideologia neoliberale, questo scarto è esploso: secondo le ultime stime si situa a 1:93!!! 
É evidente che per metter fine a questa tendenza c'è bisogno di un intervento come quello proposto dall'iniziativa 1:12. 

In città ci si lamenta molto del salario di Barroso, il presidente della Commissione Europea.  30000€ al mese sono giudicati uno sproposito da molti. Una vergogna, si dice, in tempo di crisi e tagli.
Eppure non credo arrivi a guadagnare 12 volte il salario medio dell'organizzazione di cui è presidente. 
Neanche i parlamentari italiani, sui cui salari si sono riversati fiumi di inchiostro montato,  non percepiscono (molto) di più di quanto i sovversivi svizzeri vorrebbero imporre come tetto massimo per i loro manager.
Poi uno è libero di pensare che i mille parlamentari che ci sono non siano il meglio che esiste. Ma lì il salario non c'entra molto, la magagna è nel processo di selezione. Sta in chi sceglie, non in chi è scelto. Visti i modesti risultati è il salario degli elettori che andrebbe ridotto, non quello degli eletti.
(Che poi volendo è esattamente quello che sta succedendo. Il problema è che la 'sanzione' si manifesta con effetto differito e l'elettore perde la percezione della relazione causa-effetto. Similmente a quanto capita con bambini in età da creche quando si ritarda troppo il castigo per un misfatto).
Sarebbe comunque bello sapere se quelli che scrivono libri e articoli sulla casta si siano mai posti domande analoghe sul salario del proprio amministratore delegato. Ma qui torniano al punto di tre post fa.

 

giovedì 10 ottobre 2013

Settimane bianche

Bruxelles, la nuit blanche

Siamo stati gli unici a Bruxelles che hanno partecipato alla notte bianca senza averne l'intenzione. Per decisione di Ludo. Alla notte bianca ha fatto seguito la settimana bianca.
 
Alla nuova creche mi chiedono se anche prima Ludo faceva tutte queste storie quando lo lasciavo.
Certo che non le faceva. Poi peró sono arrivate le vacanze estive e tra nonne e nonni, zie e cugine si è molto bamboccizzato. Al ritorno in tre settimane si è gradualmente riabituato. Ed è a quel punto che l'ho riportato per un'altra settimana In Italia.
Ma niente paura altre tre settimane e con molta calma e tanta pazienza è tornato alla normalità. Al punto da gettarsi in braccio alla puericultrice.
Ed è stato allora che lo abbiamo spostato alla  nuova creche.
(Non ne avavo parlato finora per evitare meritati spernacchiamenti. vedi baby liberation day)

Secondo la mamma è una normale fase di crescita. Pare che un certo nervosismo sia normale quando iniziano ad avere idee chiare da comunicare e non sono ancora in grado di farlo.
Proprio qui doveva arrivare sto caso umano, sembra pensare la mia interlocutrice.

Per rimanere in tema di vecchi post categoria ultime-parole-famose, oggi uscendo ho pure preso la strada della vecchia creche.

domenica 6 ottobre 2013

Haute pression


Lo spettacolo è sugli stati generali dell'Ateismo.
-Ma non si potrebbe andare una buona volta a vedere un balletto, un qualcosa di più artistico?
Più si lamenta prima, più è soddisfatta poi.
La fila è lunghissima. L'addetta chiede da dietro il bancone se qualcuno è diretto alla Petite Salle. Noi alla Petite Salle? Figuriamoci.
Quando è il nostro turno da un occhiata al voucher. Se lo rigira tra le mani.
-Beh, non potete che essere diretti alla Grande Salle, esclama sorridente.
Anche noi confermiamo di pensarlo con chiarissima soddisfazione.
Inizia lo spettacolo. É la storia di uno strano fenomeno di alta pressione a gennaio, dove per effetto di una strana maschera africana improvvisamente comparsa al ministero degli affari esteri, il Belgio inizia ad avere clima del Congo, liquore di canna di zucchero delle Ardenne, zanzara tigre e mosca tze tze. Poi alla fine lo spirito si trasferisce dalla maschera al corpo di una guardia giurata e si ritorna all'andazzo metereologico di sempre.

All'uscita, l'anafora (vedi la scoperta dell'anafora) che era con me gongola con l'aria di chi pensa d'averla scampata bella. Le danze della ballerina congolese, a suo dire, sono meritevoli del prezzo del biglietto. Specie quando il biglietto è stato comprato da qualcun altro.

E gli atei? In Petite Salle. A guardarsi la storia di un prete che non crede in niente di quello che predica e fa.
Rien à foutre, come direbbero alla Sorbonne.
Ora sbagliare sistematicamente spettacolo (vedi, Karl Marx) quando si va a teatro magari ti aiuta, in  Belgio, ad adottare il principio british del do-as-romans-do. E consente di scoprire cose che uno non avrebbe scelto nemmeno negli incubi.
Resta il fatto che sconfiggere sistematicamente la legge della probabilità, anche quella  semplice del testa o croce, non è da tutti.
Chiederei ad Arsene50 di scegliere per le sue promozioni teatri più facili.
Ad esempio alla Samaritaine (vedi Bruxelles underground) è filato tutto liscio. Ci si abbassa, si entra in un cunicolo e il gioco e fatto.
Se no, si potrebbero sempre installare delle frecce. Belle  grosse, colorate.
Disegni? Wow, magari.


giovedì 3 ottobre 2013

Le due Marine


Ha imperversato in questi giorni in rete un video virale dove un'impiegata di una azienda taiwanese, tale Marina Shifrin, vessata da carichi di lavoro pesantissimi decide di licenziarsi postando in un video in cui balla a tempo di rap.
Oggi arriva la replica dell'azienza che si difende in un contro video in cui stavolta sono i suoi dipendenti a danzare.
Dal punto di vista della ragazza la trovata ha sortito l'effetto voluto. Decisamente più efficace che lamentarsi dell'azienda in un post su un qualche blog. Molto meno efficace è invece la replica dell’azienda. Lo spettacolo di individui che ballano e cantano per tessere le lodi di chi li paga puzza tanto di servitù della gleba.

Qualche giorno fa Cacciari in una intervista ha definito Marina Berlusconi inadatta alla successione al padre.
(OT: e non perché Cacciari pensi che queste sono cose da Corea del Nord e non da democrazia avanzata in seno all'unione Europea, o che questo tipo di successione dinastica appartiene ad epoche per fortuna andate. Barbara Berlusconi infatti gli va benissimo).

Marina è troppo imprenditrice, spiega Cacciari, e gli imprenditori sono abituati a comandare. La politica è mediazione e ricerca di equilibri. E conclude con una frase significativa. Non c'è niente di meno democratico di un'impresa moderna.
Non per niente, aggiungo io, lo stato di salute di una democrazia è inversamente proporzionale al numero di partiti-azienda che la popolano.

Mi ha sempre colpito il fatto che venga ritenuto perfettamente normale passare il grosso del proprio tempo vigile in contesti fortemente verticistici e gerarchizzati, con catene di comando autoritarie, dove di fatto il fedaulesimo è ancora in vigore, con ius primae noctis non raramente incluso.
Per contro invece quando si tratta di democrazia politica, si parla di caste, di poteri forti, di lobbies e di complotti. Eppure un individuo può permettersi da cittadino libertà che da impiegato si sogna. Tipo criticare pubblicamente un superiore.


In somma per capire cos'è realmente la mancanza di democrazia, non serve viaggiare indietro nel tempo con la memoria. A volte è sufficiente indossare una camicia e una cravatta e prendere un metro. 

domenica 29 settembre 2013

La Waterloo delle ferrovie belghe


Mi viene in mente il Potenza, treno regionale cult (Napoli -Potenza) chiamato familiarmente dai pendolari col solo nome della destinazione. Quanti ricordi legati a quelle transumanze quotidiane su quella linea. Ci trascorsi il grosso del biennio 2005-2006 (vedi miti italiani).

A quanto pare (inchiesta di Test Achats) il funzionameto del trasporto regionale belga non avrebbe nulla da invidiare a quello del mitico carrozzone degli anni fulgidi.
-500 treni al giorno arrivano in ritardo.
-Il 48% dei treni è in ritardo all'arrivo a Bruxelles centrale tra le 8:00 e le 8:30
-Il 44% dei treni è in ritardo alla partenza da Bruxelles centrale tra le 16:30 e le 17:00
-Il grosso dei ritardi è tra i 9 e i 14 minuti, ma una buona fetta arriva fino a mezz'ora.
-La velocità commerciale dei convogli è generalmente in regressione.
-Le ufficiali, secondo Test Achats (nota associazione di consumatori), sarebbero abbellite del 10% .

Un Ritardo di 60 minuti o più da diritto al rimborso totale a meno di cause di forza maggiore. L'utente può inserire più di una richiesta di rimborso nella stessa domanda. Ma farà bene ad essere perfettamente informato, denuncia la rivista. Basta che uno solo dei ritardi indicati sia per forza maggiore perché l'intera richiesta venga respinta.

Mi raccontavano di un recente annuncio in una stazione dove si attribuivano i ritardi generalizzati a un emboutteillage, un ingorgo di treni.
Come dire, la griglia delle partenze è preparata da entità aliene, mica da noi. Che ci possiamo fare se ogni tanto si divertono ad aggiungerne a sorpresa qualche decina?

E Adesso con l'autunno, come tutti gli zombi che si rispettano, anche le foglie morte ritornano...(vedi tonalità d'autunno)
.




giovedì 26 settembre 2013

La banda larga


 Stando ai verbali della finanza:

Un 'imprenditore' barese fornisce prostitute ad un politico di primissimo piano.
Questo politico per compensarlo fa uso della suo influenza per fargli avere appalti dalla protezione civile e da importante azienda pubblica. Suddetta azienda pubblica per l'effetto combinato  di sfortunati movimenti astrali e complotti legati alla moneta unica inizia a vendere assets e licenziare personale.
A quel punto arrivano investitori stranieri e la riscattano a prezzo di saldo.

Quando si dice andare a puttane.

domenica 22 settembre 2013

Aspettando Godotski /2

(Ripariamo quello che tuo marito ha aggiustato)

-É successa una cosa veramente terribile! Mi dice al telefono in lacrime.
Un brivido mi scende dietro la schiena.
-Gli orecchini sono finiti nel lavandino!
Le dico che mi ha spaventato. Che dovrebbe fare più attenzione la prossima volta. Che possono capitare cose molto ma molto peggiori di questa. Avevo pensato ad una cartella esattoriale.
-Ma sono gli orecchini che mi hai regalato tu!
Io che le regalo degli orecchini. Quanto meno inverosimile.
-Ma si. Quello col brillantino di quando è nato il bimbo.
Vero! costosissimi. Uno di quei traumi finanziari che uno rimuove ben volentieri dalla memoria.
Le dico di non preoccuparsi. Che smontertó il lavandino e procederó senza indugio e senza paura al salvataggio del luccicante orpello.
Mi risponde che il lavandino non devo toccarlo nemmeno con un fiore. Che la gravità della cosa richiede l’intervento di Radek, l’equivalente polacco di Super Mario Bros, con segreteria telefonica attiva.

Problema risolto. Del resto la bici è rotta, del tempo ho già detto. Finalmente so come passeró la dimanche sans voitures. Comunque attraversare le strade in sicurezza e senza pathos non sarebbe stata la stessa cosa.   

giovedì 19 settembre 2013

Parliamo del tempo


Cosa volete che ci sia da dire quando si passa dall’estate all’inverno senza passare per il via? E come in ascensore quando la conversazione langue si finisce sempre per parlare del clima.

(Precisazione d’obbligo: non si tratta di  un post di lamentele sul tempo belga)

A tal riguardo ultimamente è divertente leggere in rete le varie discussioni sul clima locale. Del meteo belga non ci si deve lamentare, sembra essere opinione diffusa, visto che lo si sa già da prima. Insomma il diritto alla lamentazio è accordato solo a chi la scoperta del cielo grigio topo la fa solo vivendo, a chi era convinto di andare a Santo Domingo e invece si ritrova a Uccle. A gli altri no.
Io ne ero già informato e quindi la mia facoltà al lamento è ufficialmente decaduta. Non ne avrei comunque voluto farne uso. Lamentarsi di per se è una perdita di tempo. Figuriamoci su cose su cui non ci si può fare nulla.
Detto questo, a nessuno verrebbe in mente di mettere il clima tra le cose positive di Bruxelles.
Andiamo, i riscaldamenti accesi da ottobre a maggio, come quest’anno, dovranno essere una cosa negativa.
O forse no.
Magari il rischio ridotto di malattie epidermiche da troppo sole, i consistenti risparmi su condizionatori e creme solari, per altro difficili da sgrassare, potrebbero in futuro indurre schiere di facoltosi pensionati a stabilirsi a  Braine-l-Alleud.
Ma allora il clima è una ragione per scartare Bruxelles? Si, certo. O meglio può esserlo. Se qualcuno attribuisce un peso notevole a questo elemento, Bruxelles è da evitare. Ognuno è giudice di terzo grado delle proprie scelte.

E io? L’ho già detto che non ho intenzione di lamentarmi?
Per il posto dove devo lavorare il clima belga mi sta più che bene. Ne ho parlato in diversi post (qui, qui). Se la maggior parte del tuo tempo la passi tappato in un ufficio il clima delle Canarie ti serve a poco. E quando sei in vacanza l'infinità di connessioni low cost ti permettono di andare dove meglio credi. Campania esclusa.
E se fossi invece Location Indipendent, o meglio ancora Financially indipendent? Penso proprio che non vorrei restare a Bruxelles. O meglio, potrei voler trascorrere a Bruxelles una porzione del mio tempo per soddisfare quell’insoppripprimibile desiderio di vita metropolitana. Ma esclusivamente i mesi buoni, quelli da gennaio ad aprile.
Dicevano alla radio che in questi giorni il clima sarà molto variabile, effetto Yo-Yo. Ho impressione che l’elastico si sia scassato nel tratto discendente. Tengo a ribadire che non mi sto lamentando.
Lo giuro sulla testa dei figli di Berlusconi.

domenica 15 settembre 2013

Nuvole settembrine

Domenica di fine estate
Nessuno mette in dubbio la qualità del clima italiano. Basta pero' uno spiffero e ci si chiude in casa per tema di malattie broncopolmonari irreversibili. Oggi ad esempio una nuvola di passaggio ha oscurato il sole per qualche frazione di secondo. Risultato, niente traffico, prezzi bassi e litorale svuotato.
In spiaggia, l'idillio è stato solo momentaneamente rovinato dall'arrivo improvviso di un bulldog senza guinzaglio che ha generato scompiglio tra gli ombrelloni. L'avranno scambiato per una tigre siberiana.
Io decido di rimanere calmo e indifferente mentre tutti intorno fanno rumore. Un po' perché il cane appartiene ad una razza non aggressiva. Un po' per abitudine; ho una cugina che è uguale.
Poi c'è Ludo che ha salutato il venditore senegalese dicendogli, Aurevoir. Solo a lui. A gli altri non lo dice. Magari già associa multirazzialità a Bruxelles e alla sua lingua.

Insomma, con il meteo sembra quasi che i belgi si comportino come se fossero in Italia, e gli italiani (del sud) come se fossero in Belgio.

giovedì 12 settembre 2013

Vecchi amici


Uscirsene col passeggino per le strade del borgo natio è sempre bello. Un elettrizzante percorso nella variegata creatività delle barriere architettoniche. Meglio che un training di Parkour in una qualche banlieu marsigliese.
Ad un certo punto, mi trovo su un marciapiede largo circa tre metri. Il percorso è sbarrato da un Suv gigantesco, grosso quanto una stanza, parcheggiato di traverso.
Perché prendersela? Attendo con pazienza, gomiti sulle manigle, mandibola poggiata sull'avambraccio. Come a dire, continua pure il tuo addestramento col panzer per l'invasione terrestre della Siria, non abbiamo mica fretta noi. 

Il conduttore prima di partire abbassa il finestrino, mi chiama, e mi sorride a 32 denti.
E' Ugo, l'inseparabile compagno di giochi del più verde dei decenni.
Non c'è niente da fare, è  sempre emozionante rivedere persone tanto care.

domenica 8 settembre 2013

Aspettando Godotski


Per una nota cospirazione di produttori le lavatrici scelgono di rompersi sempre in giorni dell’anno comodi. Come ad esempio la prima settimana d’agosto.
Avevamo l’estensione della garanzia. Ma quando si conserva tutto-quello-che-potrebbe-tornare-utile  poi si finisce per non trovare quello-che-torna-realmente-utile. L'estensione è appunto finta nel buco tra condizionale ed indicativo.

Per la riparazione si pensa allora di far ricorso al più gettonato dei tecnici polacchi. Quello in testa alle preferenze della famigerata lista polacca. Certo una tale star non ci si può attendere che venga dall’oggi all’indomani. Quando poi cotanto oracolo decide finalmente di presentarsi il  responso è variabile come il meteo di una non-estate nordica. Non si sa se si può riparare. Si, si puo’ riparare alla modica somma di 90€.  No, non si puo' riparare. Tutto a causa di una strana storia di programmers di lavatrici importati a basso costo dalla Polonia ma senza software.
Ci raccomanda di comprarne una nuova. Ma che non sia Whirlpool. E visto che il guasto può essere dipeso da un sovraccarico sulla linea elettrica ci consiglia di contattare un elettricista.
Anch'egli suggerito da quel concentrato di sapienza che è la lista polacca.

In breve dopo fior di week-ends estivi tappati in casa ad attendere la venuta del Godot polacco di turno, il germe del dubbio inizia a scalfire anche il più incrollabili dei miti familiari, in-polonia-non-è-come-qua-e-c-è-più-serietà.
Visto che non mi manca mai una parola di conforto faccio notare che nella grande tavola del mondo cialtrone non è mai difficile aggiungere un posto a tavola. Prendi l'acronimo PIGS (PPIGS?). Lo pronunci alla sarda ed esce fuori la P che manca .
Io poi quando si parla di PIGS non rinuncio certo ad offrire il mio contributo di creatività, tipo passare al Mediamarkt per farmi dare una copia dell'estensione.
-Ma non ci potevi pensare prima? Ho già ordinato una Bosch (marca consigliata dal guru).
Certo lei neppure ci aveva pensato prima.  Ma è solo perché sai l'andazzo dei servizi qui....
-Tutt'altro. Sono andato là. Merci la madame, aurevoir le monsieur ed in due minuti è venuta fuori la fattura.

Ultimo dubbio. Dovrei dirglielo che delle lavatrici Bosch hanno preso fuoco e sono state richiamate dal produttore?

giovedì 5 settembre 2013

Asilo Goebbels

Centrocampisti dai piedi buoni: Nigel De Jong
Si è liberato un posto per Ludo al nido della commissione, dopo due anni di lista di attesa.
Il sistema europeo funziona diversamente da quello belga. Si va al nido fino ai quattro anni l’ultimo dei quali è di fatto già scuola materna.
Non siamo in nessuna lista d'attesa per nessun asilo belga. Visto che manca solo un anno, e ci assicurano che è già più che tardi, finiremo anche noi per iscrivere il pargolo a quella specie di estesione della Eurobubble che è la scuola europea.
Ci adegueremo cosí al solito brutto vezzo degli eurocrati. Quello di aggrapparsi a qualunque pretesto pur di non fare il minimo sforzo (*) per integrarsi  nel contesto belga.

(*)  segue qualche esempio di piccolo sforzo: imparare l’olandese meglio della regina Beatrice; un paio di giorni di camping in sacco a pelo davanti una scuola nel week-end che precede le iscrizioni, etc.

Siamo passati alla nuova creche per la visita di prassi. Una maxi struttutura con pediatri, personale pedagogico ed attività educative di vario tipo, frequentata da centianaia di bambini razionalmente suddivisi in classi omogenee. Ci mostrano la classe di Ludo. É gestita da impeccabili puericultrici in camice. I bimbi sono seduti molto compostamente. Levissimi, purissimi, biondissimi. Mi faccio dire sottovoce se siamo in una creche o in un esperimento di Joseph Mengele.

Casualmente, il giorno dopo, con mio grande stupore, mi ritrovo il moccioso in calzoncini corti al ginocchio e tutina nera con il collo a V. Si perché per l’iscrizione alla Hitler Jugend credevo che il mio consenso fosse necessario .
Il bimbo era oggettivamente su di giri. Mi viene fatto notare, ad esempio, quanto quel rettangolo di plastica azzurra, giacente giù in strada, sul marciappiede al lato del cespuglio, somigli alla smart card del mio decoder. Ipotesi successivamente confermata da rilevazioni fatte con moderne attrezzature elettroniche (lo zoom della video camera).

Certo il bamboccio aveva buone intenzioni. Fare il proprio meglio per risparmiare a qualcuno un’altra giornata di un campionato inaugurato dall’ennesima fatal Verona è atto di altruismo puro e di umana generosità. Per questa volta passi. Ma alla prossima faccio venire l'uomo De Jong.