sabato 27 giugno 2009

Le resto italien


Segue gratuito ed immotivato annuncio pubblicitario per attività commerciale:
Ristorante italiano "IL PIZZICATO", incrocio tra avenue Bockstael e avenue Sobieski, camminando per 5 minuti lungo quest'ultima compare l'inconfondibile sagoma dell'Atomium. A portata di turista dunque. I prezzi sono nella media, la qualità elevata, c'è gentilezza e buone maniere. Decisamente consigliato anche perché non è facile trovare qui nel luogo comune buoni ristoranti italiani.

Perché tutto ciò? Primo. La non-estate belga sembra essere molto meno non-estate del previsto. e non vorrei aver sbagliato i conti (vedere qui...). Però la cosa mi provoca di sicuro un certo numero di cali di lucidità dovuti all'inattesa calura.
Secondo. Se mi capita qualcosa di buono mi tocca, devo ammettere con grande sofferenza, raccontarla. Ovvio che sia molto più divertente sparare a zero, su compagnie aeree, parenti serpenti, ferrovie, bancoposta....Bancoposta!!! non me li nominate ...aargh! Il problema è che prima o poi devo parlare bene di qualcosa.
Ed in ogni caso il semplice fatto di aver appreso per bocca di un illuminato statista brianzolo che la crisi economica è frutto di un complotto orchestrato da organi di stampa faziosi e da malevole istituzioni internazionali che terrorizzano la gente in quanto probabilmente accecate dall'odio, ha elevato all'istante il mio livello di ottimismo e con esso la propensione al buonismo.

Comunque bando alle ciance. Ecco il fatto. Domenica scorsa, per quanto possa suonare strano, c'era l'onomastico di Ala. Esiste una santa Alice dal paese delle meraviglie? pare di si...comunque abbiamo deciso di andare al ristorante Thai che, essendo il mio giorno fortunato, era chiuso. Allora abbiamo ripiegato sul su menzionato resto italiano. Ad un certo punto tra antipasto e pizza, un cameriere da un bancone retrostante fa inavvertitamente reclinare un bicchiere riempito a metà di vino . Il liquido si riversa sul pavimento ed uno schizzo finisce sul giubbotto di Ala. Questo mortificato inizia a prodigarsi in scuse. Gli facciamo segno che non fa nulla. Dopo un po riviene guarda il giubbotto e si riscusa, Ala ancora una volta gli ripete che veramente non importa e poi rivolgendosi verso di me fa :"Tanto era zozzissimo, lo dovevo già lavare".
Ma come? Ma che schifo! Uno la invita a ristorante e lei si presenta con il giubbotto lercio! Un tempo avrebbe messo il vestito migliore! E poi vedi se non è vero che la convivenza uccide la poesia! Comunque la morale della favola è che il zozzo indumento non valeva di certo l'ammontare del conto.
Nel frattempo il cameriere si era scusato altre sei o sette volte.
Quando gli chiediamo il conto ci fa segno di no, oggi niente conto per voi, decisione del proprietario. Lo andiamo immediatamente a cercare e gli diciamo che mangiare a sbafo è certamente cosa a noi gradita peró in quel caso veramente ci sembrava eccessivo. Lui però rimane irremovibile. Niente conto "E' ora che si dia una svegliata" riferito al cameriere e conclude "Alla prossima".

Una cena immeritatamente scroccata vale bene un post di ringraziamento. Ci mancherebbe altro.

mercoledì 24 giugno 2009

Where is my vote?


Stamattina in una place de Luxembourg sgargiante per la giornata di sole è andata in scena proprio di fronte al parlamento europeo la protesta degli Iraniani, per quanto sta avvenendo nel loro paese.
Ogni giorno a Berlaymont o al parlamento Europeo c'é qualcuno che protesta per una guerra dimenticata, un genocidio in corso, una delle tante crisi regionali di cui i media occidentali si dimenticano con facilità.
Onestamente fa piacere che chi si senta vittima di una persecuzione si rivolga all'Europa per ottenere giustizia. Purtroppo si tratta di un'Europa ideale che non esiste. L'Europa dominante è quella delle tecnocrazie, degli egoismi nazionali, delle ragioni del commercio, dei machiavellismi della real politik.
La questione Iraniana però è sulle prime pagine dei giornali. Sulla teocrazia Iraniana si sa tutto. Si sa delle condizioni delle donne costrette a subire ogni sorta di vessazione, si sa delle esecuzioni di massa in pubblico: gente impiccata, anche minorenni, per futili motivi, per essere gay, per cose anche piccole magari compiute in tenera età. L'uso massiccio della tortura. La Repubblica Islamica Iraniana è l'inferno dei diritti umani.
(AGGIUNTA: Un basiji, "Stupravo le vergini prima del patibolo")

Poi c'è l'attualità di questi giorni. Me li vedo adesso i filo-atlantici, i falchi, i teorici dello scontro di civiltà che dicono: lo avevamo detto che gli Islamici ci sono inferiori, cosa vi aspettavate?
Visto che le vicende dell'oggi le conoscono tutti allora posso provare a proporre un paio di riassunti delle puntate precedenti. Si tratta di due vicende storiche a cui nessuno fa mai riferimento quando si parla di Iran e di Ayatollah.

Riassunto numero 1. Mohammed Mosaddeq, primo ministro iraniano democraticamente eletto e rovesciato nel 1953 da un colpo di di stato ordito da Cia e Inglesi. La sua colpa? Aver nazionalizzato il petrolio Iraniano, sottraendolo alla British Petroleum, al fine di investirne i proventi nello sviluppo del paese.

Riassunto numero 2. Mohammad_Reza_Pahlavi. A Mosaddeq seguì il regime sanguinario e filo-occidentale dello Scia. Recita l'articolo: "i proventi petroliferi venivano in buona parte incamerati dall'entourage di corte e dalla famiglia imperiale; la parte rimanente delle entrate dell'Iran venne investita perlopiu in infrastrutture militari e apparecchiature belliche costosissime [...] La scelta di Khomeini d'altronde appare storicamente l'unica possibile, vista la decapitazione delle elite culturali del Paese portatrici di istanze democratiche sistematicamente attuata sotto il regime dello Shah." Le nefandezze di costui portarono dritti dritti alla rivoluzione islamica del 1979.

Spiace per gli Iraniani di Place de Luxembourg ma temo che qui in occidente troveranno ancora una volta poco più che una solidarietà di facciata.

IRAN: a nation of bloggers

domenica 21 giugno 2009

I PIGS e la sindrome di Lyndon


Dimenticavo. Alla fine la serata italiana, quella di fine corso di francese di cui parlavo nell'altro post, ha avuto luogo prima della mia partenza per le ferie croate. Bisogna sempre nutrire incondizionata fiducia nel genio italico. Finanche il menu è stato deciso online con un sondaggio. Se poi ci si dimentica di stamparne il risultato e per l'ordinazione si deve ricorrere ai più tradizionali carta e penna quello non è che un dettaglio.

Non sono arrivato qua tramite canali italiani, non ho colleghi italiani  e non ho la più pallida idea sull'esistenza o meno di una versione in salsa belga di quella che qualcuno ha definito sindrome di Lyndon. Ossia dello psicodramma che colpirebbe il migrante italiano all'estero condannato a scivolare con lenta implacabiltà dall'attesa delle meraviglie, al disincanto, alla lamentazio, al rifiuto. Una tragedia.
Rispetto alla versione Dublinese della sindrome nel luogo comune manca l'elemento 'attesa delle meraviglie'. In compenso esiste la sindrome "porca miseria, sognavo Londra e Parigi, mi tocca Brussels". Detto questo i PIGS* ('porcellini') del EPFC ne sembrano indenni.

Alla prima, sicula di Siracusa, non c'è nemmeno stato bisogno di domandarle nulla. Era sospesa a mezz'aria in stato d'estasi: le avevano appena trasformato lo stage alla commissione in contratto di tre anni.

Invece per l'ideatore del sondaggio per il menu la domanda è giunta inattesa. Ci ha riflettuto un po prima di rispondere, poi con fare pensoso ha affermato di essere partito inizialmente con l'intenzione di restare tre mesi finendo, senza sapere come, per restarvici 4 anni. Poi ad un certo punto guardando all'indietro si è reso conto che erano stati proprio quelli gli anni migliori della sua vita. Qualcuno si è azzardato a chiedergli del perché e del per come. Invano. Mica poteva rispondere così su due piedi. Certo che la gente ne fa di domande cretine. La cosa richiedeva certamente del tempo e notevoli contorcimenti introspettivi del tutto inadatti ad una serata celebrativa di un così bel corso di francese.

Un'altra, romana, invece era assente in quanto in Italia a fare campagna elettorale per una ciofeca del PD, ma solo perché questa l'aveva di recente presa nel suo staff. Francamente non so ancora come sia finita. Se le è andata bene si è guadagnata 5 anni di permanenza ne luogo comune. Se invece le è andata male può sempre raggiungere il fidanzato residente nella provincia di Varese alla cui prospettiva ha comunque dichiarato di preferire l'asportazione delle orecchie a colpi di scimitarra.

Ad un'altra ancora per farle smettere di lodare la virtù, molto molto nascoste, del luogo comune è stato necessario spararle tra gli occhi con una cerbottana una freccetta di quelle che gli addetti dello zoo utilizzano quando gli scappa la pantera.

Insomma l'analisi va approfondita ma per il momento la sindrome non trova conferma. Ovviamente il campione era limitato trattandosi comunque di una classe di livello intermedio. Chi arriva a Brussels spesso il francese lo inizia a studiare qui e quindi, per essere intermedio, un po di tempo c'è resistito. Bisognerebbe rifare la domanda ai nuovi arrivati.
Mi viene in mente un'altra cena dove di PIGS* c'eravamo solo io ed un'altro. Questo aveva molto a che lamentarsi del luogo comune. Che brutto clima! E che grigiore! Per non parlare del cibo, una autentica zozzeria! Non come in Italia dove c'è sempre il sole e la mamma gli porta a letto alle 11 la tipica colazione composta da sfogliatella e granita. Era un tipo gagliardo e molto convinto del fatto suo al punto da prendere il sorrisino che immediatamente si stampò sui faccini dei presenti come una evidente resa incondizionata alla creatività italica.

*PIGS è quell'acronimo sprezzante inventato dalla finanza anglo-sassone per raggruppare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna

Due settimane in Croazia

Eccomi di ritorno ed ecco l'immancabile post riepilogativo.

1. Split

L'arrivo è a Spalato. Seconda città croata e autentico gioiello della costa Dalmata. É frutto di un miscuglio di stili architettonici e di epoche storiche. Si va dall'epoca tardo romana alla lunga dominazione veneziana. É anche, insieme a Trogir e Dubrovnik, una delle tre città Croate nominate patrimonio dell'Unesco. Una visita la merita. Senz'alcun dubbio.

2. Plovja - Isola di Brac

La seconda tappa è l'isola di Brac a 45 minuti di traghetto. Sbarchiamo a Sopetar, ad ovest. La nostra destinazione è invece Plovja, sul lato opposto. L'isola è grande e poco densamente abitata. Il tragitto in auto è una interminabile attraversamento, tra muretti a secco, olivi, pini e macchia mediterranea. Però ne è valsa la pena: questa è la vista dall'appartamento in una tipica casa in pietra, 4 posti. Due settimane al prezzo di 1000 euro.

3. Plovja - Paesaggio

Brac è molto riparata. É protetta dal mare aperto da una barriera di isole che la separa a sud dal resto dell'Adriatico. Le acque sono calme e poco aggressive, la vegetazione arriva a ridosso degli scogli. Il mare finisce per sembrare una enorme piscina naturale, placida e sterminata. L'unico inconveniente è la temperatura dell'acqua, 19° gradi a giugno: da shock termico.

4. Plovja - Tramonto

Non c'è modo di vedere il mare perdersi all'orizzonte. La prospettiva va sempre ad infrangersi contro uno spezzone di terra ferma. L'ambientazione più che marina sembra lacustre. Qui i ritmi sono placidi, il caos è lontano. La popolazione locale è ridotta all'osso. Pochi giovani, molti anziani dediti alla pesca e a piccole coltivazioni. Qualche turista tedesco, e mamme al mare con i figli piccoli. Non è Cuba, non è Formentera. Insomma non è il posto per chi cerca emozioni forti.

5. Prezzi non certo da saldo

La Croazia non è economica, affatto. Una vacanza costa quanto in Francia e più che in Spagna
La moneta nazionale è la Kuna, ce ne vogliono 7 per 1€. La maggioranza dei salari arriva a 5000 kune mensili, ma ce ne sono anche di 2000 kune. I prezzi delle case sono però espressi in Euro, 160000€ per un buco a Spalato. Pare che i prezzi dei generi alimentari siano molto aumentati, insieme a tutto il resto. C'è un paese si salva da questo delirio?

6. Trogir

La Croazia continentale è ben diversa da quella isolana. Gli spazi si comprimono, le strade sono pessime e congestionate. Lo stile di guida è senza regole, aggressivo ed intollerante. La costa tra Split e Trogir è un unico scempio urbanistico fatto di villette, capannoni e catapecchie. Il personale degli esercizi commerciali è musone e sgarbato. Quello che si salva sono i centri storici delle città d'arte che i Veneziani gli hanno costruito nel corso dei secoli. Tra questi c'è quello di Trogir, altro gioiello partrimonio dell'Unesco, pieno di monumenti e vita notturna.
Purtroppo non ne conserveremo un buon ricordo. Ci siamo passati in partenza. La macchina piena di bagagli è stata prima presa di mira da un malato di mente, poi da una banda di ladruncoli intenta a svaligiare le barche dei turisti, ed infine da un cavernicolo in motorino che ci ha ricoperto di insulti in Croato per la gravissima colpa di avergli fatto perdere 20 secondi nel tentativo impossibile di trovare un parcheggio. Solo la mia abilità, tutta meridionale, a fiutare in tempo il pericolo ha evitato guai peggiori. Pollice verso.

7. Partenza

A proposito di sicurezza. Avendo il volo all'alba abbiamo dovuto trascorrere la notte in aereoporto finendo per diventarne i padroni incontrastati per svariate ore. C'era una sola guardia che è svanita in men che non si dica. Un aereo della Croatian Airlines, già in pista dalla sera prima, giaceva incustodito separato dalla strada soltanto da una rete da pollaio. Un dubbio: non è che tutta la retorica sul pericolo terroristico non fosse altro che una menata per terrorizzare i gonzi e giustificare guerre inutili?


ps: il nostro padrone di casa ha ancora posto a luglio. Per chi fosse interessato: ivan_ostojic@hotmail.com. Questo per ringraziarlo dell'ospitalità estrema con cui ci ha accolto.

giovedì 4 giugno 2009

Il bello della non-estate

giornata di sole

Quando spunta il sole nel luogo comune succedono cose molto strane. Le strade si riempiono e i caffè si popolano. C'è chi coglie l'attimo, prende un permesso e lascia l'ufficio. Compare la banda jazz. Gli uomini si travestono da donne e le donne da uomini e ballano. I turisti applaudono, ridono e fanno foto. Ma solo quando c'è il sole.

Ode alla non-estate. Domani ce ne andiamo per due settimane in Croazia. Lasciamo il Belgio alla sua meteopatia e voliamo verso il mediterraneo. Al ritorno non so che tipo di clima ci aspetti. Mi dicono che la non-estate dell'anno scorso sia stata un'eccezione, che i giorni di calura ci sono anche qui. La verità è che quella che alle genti meridionali sembra la peggiore delle iatture in realtà regala un gran bel vantaggio: poter lavorare a luglio e agosto. Lavorare bene, voglio dire, col fresco, dormendo la notte.
In Italia invece esiste la presunzione di vacanza. I cinema chiudono, le ferrovie attivano l'orario estivo, la metro passa ogni mezz'ora con due vagoni, tutto sui ferma. Ma negli ultimi tempi della mia permanenza presso una azienda, non solo fisicamente, molto contigua al carcere di Poggioreale era passato senza difficoltà il concetto per il quale di settimane di vacanze se ne concedevano solo due, generalmente quelle centrali ad agosto. Le peggiori, orrende e costose. Ma nella realtà la canicola dura tre mesi o più.

La non-estate invece permette di prendere le vacanze quando si vuole. Perché lavorare nei mesi presunti caldi non è un problema, tutt'altro. Non c'è traffico, la metro è vuota, capi, colleghi ed utenti levano le tende. Resterò qui a preparare con calma l'autunno, utilizzando i tempi morti per aggiornare qualche skill arrugginito, e sfruttando i week-end per visitare il molto, moltissimo raggiungibile con spostamenti di un ora e mezza. Quanto al blog...a tra due settimane.