giovedì 5 giugno 2014

Sacro GRA


La sala è quella piccola con le poltrone comode e allungabili a schienale alto. Ne metterei subito una fila al posto di certi strumenti di tortura di produzione polacca che vengono chiamati divani.
Danno Sacro GRA. É il documentario sull'universo sotterraneo che ruota intorno al Grande Raccordo Anulare romano, premiato alla mostra di Venezia.
Le sequenze, all'inizio isolate e sconnesse, finiscono per formare tante micro storie di marginalità metropolitana, dove piccole bruttezze reali si contrappongono a grandi bellezze artificiali.

In sala ci sono due persone al massimo. Ne avrei volute di più. Meglio che vengano informati prima di salire sul Ryanair. Cosí, smettono di aspettarsi Fellini, dimenticandosi dei borseggiatori e delle precauzioni, le più minime, di quando si va in giro.

-Conosco una che si è trasferita ad Ispra, dice con stizza evidentemente non sbollita  A quanto pare senza conoscenze anche fare un'assicurazione diventa un problema.
Ha ancora il dente avvelenato. Essere derubati due volte in tre giorni non mette di buon umore (vedi arrivederci Roma..a mai più).

-E voi allora? Cosa avete pensato una volta arrivati qua?

Mi passano nella mente, col fast forward inserito, i cantieri che come i diamanti sono per sempre, gli amministratori ladri di condominio, le elezioni dove vincono tutti, le corporazioni aggressive e costose, le cacche dei cani e i mozziconi di sigaretta, la commune di Bruxelles.
Le direi volentieri che è quello il problema del Belgio. Che è troppo simile all'Italia, o per lo meno non troppo dissimile. Che è una terra di mezzo, dove l'inettitudine latina si sposa con la rigidità nordica. Che mi sarebbe piaciuto un taglio più netto con certe abitudini.
 
 -Si, certo, è la risposta. Siamo rimasti impressionati dalla differenza.

Verrà il tempo per essere sinceri.

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