martedì 5 gennaio 2010

La fabbrica dell'infelicità


Oggi vorrei segnalare questo video "the story of stuff", dove si spiega perché il consumismo, oltre ad essere devastante per l'ecosistema, condanna all'infelicità coloro che lo praticano.

Annie Leopard, l'autrice, ci parla della material economy che in soli tre decenni ha dilapidato un terzo delle risorse della terra. Il 99% di quanto prodotto finisce in discarica nel giro di 6 mesi.

L'era d'oro del consumismo non è arrivata per caso, ci dice la Leopard. Nel dopo guerra per dare nuovo slancio all'economia si decise di fissare come proposito ultimo della società non garantire cure sanitarie, istruzione, trasporti sicuri, sostenibilità, giustizia..etc. ma la produzione di beni di consumo.
Si introdussero concetti quali obsolescenza programmata e obsolescenza percepita. La prima si riferisce al tempo minimo che un produttore deve far durare un bene senza che venga meno il desiderio del consumatore di acquistarne uno nuovo. La seconda serve per convincerci a gettar via cose perfettamente funzionanti o utilizzabili. Cambia il design in modo da rendere immediatamente visibile l'epoca dell'acquisto. Se indossiamo scarpe o giubbotti di tre anni fa tutti se ne accorgono all'istante.

Pubblicità e media hanno un ruolo essenziale in tutto ciò. Oggi si guarda più pubblicità in un anno di quanta se ne vedesse 50 anni fa nell'intera esistenza. Qual'è lo scopo della pubblicità se non quello di renderci infelici con quanto abbiamo? Ci viene detto che le nostre scarpe sono sbagliate, la nostra pelle è sbagliata, la nostra auto è sbagliata. Che noi siamo sbagliati e che il rimedio è nel fare shopping.
Negli Usa si consuma più che mai ma il livello di felicità è in costante diminuzione dal suo picco degli anni 50 in coincidenza con l'esplosione del consumismo. Abbiamo più cose ma meno tempo per quello che ci rende davvero felici, amici, famiglia, svago. Lavoriamo più che mai. Viviamo nell'epoca in cui si ha meno tempo libero dall'era feudale. E quali sono le attività prevalenti nel tempo libero? Guardare la TV e andare al centro commerciale. Si va a lavorare, magari si ha un secondo impiego, si ritorna a casa e ci si rimette davanti alla tv. E il Loop ricomincia.

Quanto ci dice la Leopard non è una sorpresa. Si sa quanto facile sia manipolare l'animo umano. In passato intere nazioni sono state convinte a gettarsi entusiasticamente in guerre catastrofiche, a ossanare i peggiori demagoghi, ad abbracciare i più bigotti dei credi religiosi.
Basti osservare la situazione italiana attuale. Il segreto del suo successo il nostro premier lo rivelò egli stesso quando consigliò ai suoi propagandisti di considerare l'elettore\consumatore medio alla stregua di un bambino di 11 anni nemmeno troppo intelligente.

Indirizzare comportamenti collettivi è cosa piuttosto agevole per chi ne ha capacità e mezzi.
Si espandono i bisogni a dismisura e si creano nuove esigenze. Ma ci si imbatte continuamente in limiti, che rimangono quelli di sempre. Le dimensioni del fisico, dello stomaco, delle giornate, dello spazio. Si possono comprare 10 paia di scarpe ma i piedi restano 2. Il più grosso dei limiti è però rappresentato dalla finitezza della vita umana. Nelle aziende si fa a gara a restare più a lungo in ufficio per compiacere i capi. Lo si fa per una promozione, per un aumento o semplicemente per sopravvivere. Ma una giornata in un loculo di fronte ad un monitor è un pezzo di capitale dell'esitenza che va via e che non ritorna. E' un libro che non si legge, un amico a cui non si parla, un film che non si guarda, un progetto che si abbandona.

Siamo dinanzi ad un dilemma apparente. Da una parte lo stile di vita dominante fatto di consumi e beni materiali ma anche di mutui, debiti e lunghe ore in ufficio. Dall'altro un approccio eco compatibile, quasi monastico fatto di privazioni. Una sorta di irrealistica traversata nella terra di utopia. Per lo meno così ci è stata raccontata.
Ora però il modello è entrato in crisi seppellito sotto una montagna di rifiuti e di debiti e forse non tutti mali vengono per nuocere.

Ascanio Celestini : un piccolo fornaio (Link a tema suggerito da Jack)

11 commenti:

  1. incrociamo le dita..
    Non mi dispiacerebbe fare qualche passo indietro a fronte di una migliore qualita' di vita:)

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  2. Il modello si riprodurrà.
    non penso che si imparerà mai nulla dalla storia.

    ieri su Rai uno si parlava di Giappone e di "crisi di crescita".
    Non so, anche relazionando il termine "crisi di crescita" all'Italia, se il modello è davvero finito.

    @Bacco fare qualche passo indietro...e come si fa?
    siamo convinti senza saperlo (io in primis forse) che se non ti puoi comprare l'ultimo I-phone non sei felice.

    è un argomento tosto questo...

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  3. il mio commento e' un po' ipocrita. Lo ammetto.
    Pero' l'iphone ancora non c el'ho :)

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  4. @Bacco,
    Ipocrita in che senso? Perchè non è desiderare o avere un salario alto il problema. Anzi. Se si lavora da salariati non si può scegliere quante ore si lavora a settimana. O si lavora per 40 ore o si lavora per 0 ore. Allora dovendo 'vendere' 40 ore è sacrosanto cercare di venderle al più alto prezzo possibile.

    @TopGun,
    Hai ragione quando dici che ci siamo dentro tutti chi più chi meno.
    Forse è vero che il modello sopravviverà, però i problemi sono strutturali. Io qualche forma di ripensamento me la sarei augurata. Effettivamente sulla base di quello che si vede in giro non è alle viste.
    Per fortuna poi ognuno può decidere di viverlo nei limiti del possibile a modo suo.

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  5. Parole sante Vinz.

    Delle teorie che seguo definiscono il mondo del consmismo come una moderna Babilonia. I suoi valori sono effimeri e portano solo all'invidia ed all'infelicita'.

    La vera feicita' e' data dai beni duraturi, ch non si rompono e che non passano di moda, come il rapporo con gli altri ma soprttutto con noi stessi.

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  6. Bel post e bel video. Mi hai fatto venire in mente questo spettacolo
    http://www.youtube.com/watch?v=5n0Cty922TI
    Ciao

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  7. Grande Celestini. L'ho visto dal vivo un paio di mesi fa qua a Brussels.

    Grazie per la segnalazione, lo linko nel post il video.

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  8. Abbiamo meno tempo libero che nel medioevo, bah, francamente. Siamo sempre nel territorio fascinoso dei cospirazionisti, figli della scuola di Francoforte, che fanno dei risultati la spiegazione delle premesse. Pensate invece a come sarebbe triste il Natale senza il consumismo.

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  9. ps: mi riferivo ovviamente alla Leopard, non a te. Tra l'altro è molto vicina a ciò che scriveva il reazionario Jean Cau decenni fa.

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  10. Aglia, mi hai beccato :)
    Non ne ho la più pallida idea di quanto tempo libero ci fosse nel medioevo:)

    Comunque è anche vero quanto dici e cioè che questo tipo di ragionamento puó essere letto in chiave anti-moderna ed anti-tecnologica.
    Per me i problemi del mondo moderno si risolvono invece con più ricerca, più tecnologia, più conoscenza. Non con un impensabile ritorno all'indietro. Per cui si, bisogna fare attenzione.

    Ultima cosa. Un natale povero sarebbe bruttissimo, mamma che tristezza!
    Peró non è nemmeno normale che una bambina di 5 anni, mia nipote, nel bel mezzo dell'apertura di una pila immensa di regali ti dica sfinita 'adesso basta pacchi peró!'

    un saluto,
    Vinz

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  11. il video di celestini mi fa venire in mente la parabola del pescatore...
    che dopo tanto lavoro, torna in riva al mare a pescare perché è quello che gli piaceva fare.

    in effetti gli esseri umani, sono gente strana.

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